Batman e Superman nella storia dei videogiochi - File #1 - Speciale

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A breve esce al cinema Batman vs Superman. Quale occasione migliore per un piccolo excursus sui videogiochi che hanno avuto come protagonisti il vigilante e il supereroe più famosi della storia? Oggi vi presentiamo una carrellata dedicata all’Uomo Pipistrello, mentre domani (qui) sarà il turno dell’eroe in calzamaglia, con un piccolo mordi e fuggi su quei titoli che li hanno visti protagonisti entrambi. Indossate il cappuccio nero e partite con noi in questo lungo viaggio nel passato.

AGLI ALBORI DEL CAVALIERE OSCURO

La giovinezza finisce quando scopri che Batman su Game Boy usa una pistola. C’è poco da nascondere nel titolo Sunsoft, perché quel minuto sprite sembra davvero avere in mano un’arma da fuoco, in perfetto contrasto con quello che ci aveva insegnato la serie TV con Adam West per anni. Dopotutto, che ne poteva sapere la mia generazione del “vero” Batman e della sua predisposizione a far cantare il piombo negli anni Trenta, quando eravamo stati abituati alle avventure del panciuto giustiziere televisivo, ogni giorno dopo pranzo? In tal senso, la cosiddetta Batmania scoppiata in occasione dell’adattamento cinematografico firmato da Tim Burton nel 1988 fu una rivelazione per molti di noi, improvvisamente faccia a faccia con un Cavaliere Oscuro tosto, violento e tormentato. In quegli anni il marchio dell’uomo pipistrello faceva gola a molti nell’industria del videogioco, a partire da Konami e SEGA che avevano fiutato il potenziale del film e volevano accaparrarsi una fetta della torta. La casa di Castlevania arrivò addirittura ad acquistare i diritti della colonna sonora di Prince mentre coccolava Time Warner, ma avrebbe dovuto attendere ancora diversi anni per mettere le mani sull’universo di Gotham e dintorni. Time Warner infatti, messa in guardia dalle proposte dei giganti giapponesi, intuì che un gioco basato sul film sarebbe stato un blockbuster e decise quindi di svilupparselo da sola, affidando il compito ad Atari, casa che aveva acquistato nel 1976 da Nolan Bushnell quando era ancora Warner Communications. Del resto, a un certo punto della tua vita, dovrai pur farci qualcosa con un ex colosso dei videogiochi, pagato attorno ai trenta milioni di dollari!

batman superman videogiochi specialePeccato che il coin-op di Batman (1990) si rivelò un titolo mediocre, una sorta di Rolling Thunder legnoso e privo del carisma del capolavoro Namco, che alternava sezioni platform a livelli alla guida della Batmobile dove abbattere veicoli con un mirino lento come un bradipo. Per qualche ragione lo sprite principale incedeva stringendo il mantello sul petto in qualunque situazione, come se avesse da nascondere pettorali e tartaruga fuori forma quanto il titolo in cui suo malgrado si trovava, ricordato forse solo per le schermate digitalizzate e i campionamenti vocali prelevati dalla pellicola. Gioco che, per la cronaca, girava sul celebre e sfruttatissimo hardware basato sul processore 68000 di Atari, quello di Skull & Crossbones, Toobin’ o Badlands.

PIPISTRELLI CON GLI OCCHI A MANDORLA

Per quanto riguarda console e home computer la cosa andò in modo differente, con la licenza concessa rispettivamente a Sunsoft e Ocean. Riguardo la prima abbiamo già nominato l’adattamento per Game Boy (1989), gagliardo mix tra gioco di piattaforme e sparatutto, dove Batman impallina tutti con una vasta gamma di proiettili e gadget, come uno scudo formato da pipistrelli rotanti! I livelli sono pieni di blocchi da abbattere per creare piattaforme o, semplicemente, andare a caccia di potenziamenti, e verso la fine il gioco si permette di deviare dalla consuetudine in uno stage a bordo del Batwing nei cieli di Gotham, alle prese con elicotteri, contraerea e palloni aerostatici; niente male davvero per un prodotto uscito praticamente al lancio della console.

batman superman videogiochi specialeLa vera star è tuttavia la versione NES (1989), oggettivamente considerata tra i giochi più difficili per la console Nintendo, anche solo per il combattimento finale lì sul campanile di Gotham, con un bastardissimo Joker capace di evocare addirittura tempeste di fulmini, proprio come nel film (più o meno, dai). Il punto di forza rimane il level design, cucito attorno alle capacità atletiche dell’Uomo Pipistello: Batman è capace di saltare da un muro all’altro dandosi lo slancio, sfociando in prove di destrezza degne di un ninja nelle mani dei videogiocatori più esperti. Io lo finivo con una sola vita (ultima volta tre anni fa, più o meno), perché i continui decessi ad opera della versione anabolizzata di Jack Napier mi avevano tristemente costretto a imparare tutto a memoria. Come extra, va segnalata la presenza di boss interessanti tra cui figurano cattivi provenienti dall’universo DC Comics (e assenti nel film) come Firebug, tanto che, ancora oggi, c’è chi pensa che il gioco sia stato originariamente scritto come adattamento generico dell’universo di Batman, e solo successivamente adattato agli scenari della pellicola. Del resto ci sono ancora miseri irrisolti attorno alla licenza dell’Uomo Pipistrello in Giappone, come una fantomatica versione per PC Engine apparsa su Famitsu e successivamente sulle riviste occidentali (sì, anche su TGM) che mostra Batman alle prese con piattaforme e livelli selezionabili nella bat-caverna.

Ci sono ancora miseri irrisolti attorno alla licenza dell’Uomo Pipistrello in Giappone, come una fantomatica versione per PC Engine apparsa su Famitsu e successivamente sulle riviste occidentali

Decisamente più interessante di quello che i possessori della console NEC dovettero sorbirsi nel 1989, con Batman costretto in un gioco di labirinti e cattivi da stordire e far volar via (se avete presente City Connection di Jaleco, la meccanica è la stessa), alla ricerca di prodotti chimici o quadri da ripulire nel museo Flugelheim; con il rischio di venire stirato mentre attraversa la strada, per giunta! Sunsoft si prodigò anche in una versione Mega Drive, sulla carta adattamento a sedici bit del bel gioco per NES, tuttavia orfano della particolare meccanica di salto e del level design ispirato. Il risultato è un titolo più generico e meno godibile, forte di un paio di graficamente pregevoli livelli sparatutto alla guida della Batmobile e del Batwing, e tuttavia dozzinale in tutto il resto, compreso l’effetto pioggia del primo livello, tra i più imbarazzanti della storia dei videogiochi (sì, peggio di quello nell’ultimo stage di Final Fight 2). Per lo meno Joker alla fine non spara più fulmini, limitandosi al reppuken di Geese Howard. Seriamente, finite il gioco e mi darete ragione.

FUMETTI OCCIDENTALI

Ocean nel vecchio continente è più diretta, creando lo stesso gioco (Batman the Movie, 1989) per tutte le piattaforme, dal Commodore 64 all’Amiga. Si tratta di un multi evento con cinque livelli ben distinti, che vanno dal gioco di piattaforme a sezioni di guida, non disdegnando un puzzle game in cui scovare la combinazione di cosmetici che genera il letale smilex. È un’idea debuttata bene o male l’anno precedente con il tie-in di Platoon, quando il vulcanico Gary Bracey si era trovato di fronte alla necessità di scovare un modus operandi alternativo per non ripetere i disastrosi risultati causati dagli scellerati adattamenti di licenze quali Highlander e Street Hawk. Batman the Movie funziona bene, con le labirintiche sezioni platform da affrontare dondolando con un rampino tra un appiglio e l’altro, una meccanica che nell’estate del 1988 aveva convinto tutti con l’eccellente Bionic Commando di Software Creations. Le versioni a sedici bit (sì, anche per MS-DOS) sono oggettivamente migliori, principalmente perché i livelli di guida abbandonano la visuale laterale a favore di una in terza persona rapida e galvanizzante, tanto che nella posta delle riviste di allora il pubblico chiese a gran voce qualche trucco per saltare il primo livello e mettersi subito al volante. Questo fu sufficiente ad alimentare aspettative stellari per la conversione di Chase HQ, ovviamente destinate a venire soffocate nelle lacrime, ma questa è un’altra storia.

Restando in tema, Ocean firmò anche i due precedenti giochi di Batman. Il primo è la celebre avventura isometrica realizzata da Jon Ritman e Bernie Drummond sul motore che appena un anno dopo avrebbe regalato al mondo sua maestà Head over HeelsBatman – The Videogame (1986) fu un grandissimo successo: venne esaltato da tutte le riviste del settore ed è ancora supportato da un gran numero di appassionati, come testimonia il remake per PC scaricabile dal sito Retrospec. Batman deve trovare le sette parti che compongono la Batcraft, qualsiasi cosa sia, e salvare Robin; originariamente questo doveva essere un secondo personaggio giocabile con abilità differenti, ma il motore era ancora acerbo e Ritman non fu in grado di gestire due personaggi contemporaneamente. Ah, come nota a margine, lo stesso Ritman creò il gioco (e divenne partner di Bernie, allora batterista in una band di amici comuni) perché spinto da David Ward a scrivere la risposta “made in Ocean” all’inarrivabile Knight Lore di Ultimate Play the Game.

Batman the Movie era un multi evento con cinque livelli distinti, dal gioco di piattaforme a sezioni di guida, non disdegnando un puzzle game

Il titolo successivo è Batman – The Caped Crusader (1988), un’avventura dinamica a scorrimento orizzontale con le varie schermate che si sovrappongono l’una all’altra per creare un look simile alle vignette di un fumetto. Il gioco è composto da due avventure distinte da scegliere all’inizio, una contro il Pinguino (A bird in the hand, un titolo capace di scatenare eleganti battute nella compagnia del Dan Hero dodicenne) e l’altro alle prese con l’immancabile Joker (Fate worse than death) in un luna park pronto a saltare in aria. Gli enigmi sono abbastanza semplici, con lampadine da usare per illuminare aree buie a porte da scassinare con grimaldelli, ma l’azione è resa monotona da un’interfaccia macchinosa e da nemici spugna, capaci di incassare un quantitativo industriale di pugni e calci prima di dileguarsi. Il template venne riproposto nel 1989 in Thunderbirds di Grandslam, gioco basato sulla celebre (in Inghilterra, per lo meno) serie di Gerry Anderson.

GLI ANNI DEL PINGUINO

L’arrivo di Batman Returns al cinema porta il solito carico di giochi su licenza, con risultati altalenanti. Gametek sputa fuori una versione Amiga (Batman Returns, 1993) discretamente terrificante, programmata dai Denton Designs oramai con l’acqua alla gola, in un picchiaduro con contorno di piattaforme caratterizzata da sprite lillipuziani e rilevamento di collisione becera, tanto che la versione per Commodore 64 viene abbandonata nonostante buona parte degli asset siano ormai al loro posto. Si capisce subito che sugli home computer sarà assai difficile replicare il precedente successo, ma il pezzo più problematico di un mosaico già in partenza sgangherato è la versione MS-DOS (Spirit of Discovery, 1992), un’avventura dinamica dove Batman ha una decina di giorni per scoprire le macchinazioni del Pinguino e salvare Gotham. Si inizia nella bat-caverna, scegliendo le attrezzature da portare in missione e racimolando indizi sulle locazioni da visitare; dai primi attimi il gioco sembra consegnare la giusta atmosfera, ma la tragedia è dietro l’angolo. Buona parte degli attrezzi va usata alla stessa maniera (solitamente lanciandoli mestamente contro i nemici) senza reali differenze, mentre il combattimento avviene automaticamente, con il giocatore che si limita a impostare l’utilizzo di questo o quell’altro gadget e, nel frattempo, la ferocia dei colpi del Cavaliere Oscuro. Scelta infelice quest’ultima, dato che l’attacco furioso è l’unica opzione valida di fronte ad avversari che, altrimenti, ci riempirebbero di botte come una bat-zampogna, e una singola sconfitta significa game over. Solo una domanda può essere fatta ai nemici sconfitti e ci si accorge presto dell’oscura anima votata al trial and error che governa le meccaniche, azzerando qualsiasi speranza di rigiocabilità.

batman superman videogiochi specialeSu console, invece, Konami è finalmente entrata in possesso della licenza dopo il predominio di Sunsoft, che comunque si congeda pubblicando un discreto Batman: Return of the Joker (1991) su NES, gioco di piattaforme che ricorda un po’ Mega Man. I grossi sprite e la fluidità rimarcano la padronanza dell’hardware a otto bit da parte di Sunsoft, mentre la mediocre riedizione su Mega Drive dell’anno successivo (Revenge of the Joker) conferma che il sedici bit SEGA a Sunsoft doveva proprio stare sulle scatole. Konami, dicevamo, tira fuori una coppia di picchiaduro a scorrimento niente male per Super Famicom e NES nel 1993. La versione a sedici bit capita a fagiolo nel 1992, quando la concorrenza sul bolide Nintendo è rappresentata solo dalla castratissima conversione di Final Fight. Lo sprite di Batman si presenta massiccio e capace di cattiverie di un certo livello, come la possibilità di mandare al tappeto due nemici alla volta coinvolgendoli in una reciproca testata, o di scagliare il malcapitato di turno contro elementi distruttibili del fondale come nulla fosse. L’arsenale comprende anche una parata e l’uso di strumenti che vanno dal classico batarang a smart bomb con cui ripulire lo schermo, mentre un livello ci ricorda i bei tempi di Batman the Movie mettendoci alla guida della Batmobile in terza persona. Davvero buono, così come la versione per NES: un gioco tecnicamente rimarchevole, nonostante fosse un po’ troppo facile per colpa dell’abnorme vitalità messa a disposizione e la presenza della scivolata, una tecnica colpevolmente sgrava da spammare senza pietà per avere la meglio su tutti i nemici.

Titoli come Bucky O’Hare testimoniano la familiarità acquisita da Konami con il NES, e Batman Returns non è da meno, specialmente per quanto riguarda l’uso della palette nei bellissimi fondali. Sulle altre piattaforme diciamo che Batman Returns ha dato vita a spin-off complessivamente più che sufficienti, con capatine a otto bit su Master System e Game Gear che propongono le meccaniche oscillatorie viste manco a farlo apposta nel vecchio spin-off di Ocean, ma vale la pena riportare un gustoso anedotto riguardante nuovamente Atari. Su Lynx il titolo esce in concomitanza con il debutto del secondo modello della console, e Atari lo promuove come prodotto simbolo della macchina. Un sontuoso spot cinematografico di ben quindici minuti viene proiettato prima dell’inizio del film e Daryl Still, allora marketing manager di Atari UK, si sente improvvisamente un VIP la sera della prima, con un posto prenotato vicino a celebrità quali Bob Geldof e Catherine Zeta-Jones. La grafica del gioco appare però pixellosa come non mai sul maxischermo del cinema, e il risultato rischia improvvisamente di essere controproducente. Povero Lynx, non se lo meritava questo imprevisto, considerando che nel 1992 vendeva ancora benone in Europa e che Batman Returns non era affatto male. Duro come il molibdeno, certo, ma tecnicamente pregevole.

Batman Returns ha dato vita a spin-off complessivamente più che sufficienti, con capatine a otto bit su Master System e Game Gear che propongono le meccaniche oscillatorie viste manco a farlo apposta nel vecchio spin-off di Ocean

Su Mega Drive il gioco è invece un platform dozzinale dal look particolarmente spento (Gotham di notte assieme alla palette della console SEGA è un mix che ti raccomando…) ma su Mega CD viene espanso da sequenze di guida favolose, con effetti di scaling degni dei migliori coin-op dell’epoca. Quanto favolose? Nel 1993 non c’era nulla di simile sui sistemi domestici (basti pensare che si può scegliere nelle opzioni se giocare esclusivamente al volante), mentre musica e effetti sonori compiono un considerevole salto di qualità rispetto all’originale su cartuccia. Avrete notato che la Batmobile è un tema ricorrente nei giochi qui trattati, quindi sì… ci sono stati titoli completamente incentrati sui veicoli dell’Uomo Pipistrello come il discreto Batman and Robin (1995) su Mega CD, vittima purtroppo di controlli un filo imprecisi e di vetture civili rompiscatole che, francamente, avremmo ridotto come un colabrodo senza troppi complimenti. Un titolo da recuperare comunque per i fan del cartone animato, considerato che contiene sedici minuti di animazione realizzati in esclusiva, con la partecipazioni dei doppiatori originali tra cui il veterano Mark Hamill.

Potremmo menzionare il grottesco Gotham City Racer per PSX, scritto da Sinister Games e pubblicato da una Ubisoft con il controllo qualità probabilmente in ferie nel 2001, ma preferiamo invece concludere con il gagliardo Batman (che fantasia ragazzi…) di Specular Interactive, coin-op orfano di conversioni basato sui combattimenti veicolari contro gli scagnozzi di Joker, Mr. Freeze e Bane, uscito nel 2013. L’azione è furiosa e la scelta comprende una decina di veicoli che vanno dalla Batmobile della serie TV al tumbler dei film di Nolan.

Batman: Arkham Knight 02Vedo che si è fatta una certa, e se continuiamo a parlare dei giochi di Batman non la finiamo più. Perché davvero, a parte The Adventures of Batman and Robin (1994) per Super Famicom è la fiera della mediocrità. Quello era davvero un bel gioco, con tanti cattivi da picchiare in un platform ispirato alla serie animata con animazioni da capogiro, una difficoltà ben calibrata e tanti gadget da utilizzare, penalizzato parzialmente da una certa lentezza di fondo, ché il processore del sedici bit Nintendo è quel che è, pòrello. Però davvero, il duello col Joker sulle montagne russe rimane una delle figate più memorabili nella storia del software a sedici bit. Sicuramente meglio dell’episodio su Mega Drive, dove il dinamico duo viene catapultato nel mezzo di un clone di Contra con batarang al posto delle canoniche armi da fuoco, completo di difficoltà proibitiva che ti fa sentire un dio anche solo completando il primo livello (solo che poi scopri che ce ne sono altri tre, e finisci irrimediabilmente in terapia). Peccato, perché tecnicamente è un vero e proprio fuoriclasse.

Il succo è che ogni generazione ha avuto il suo gioco di Batman, o quasi, e passo dopo passo siamo arrivati a perle come il recente Arkham Knight, percorrendo una strada lastricata da giochi belli, brutti o addirittura osceni come Batman Forever di Acclaim che, nel 1995, univa il motore di Mortal Kombat al tremendo film di Joel Schumacher; oppure come il Dark Tomorrow di Kemco, un titolo che mette addosso un’allegria irrefrenabile, nonostante un eroe tosto come Batman suggerirebbe altrimenti. Del resto siamo umani e capita di scoppiare in una fragorosa risata davanti alla media delle recensioni dell’epoca, con un massiccio 0.75 affibbiato da Game Informer nel 2003. Il 105% di TohShinDen elargito da Game Power sembra improvvisamente un voto del tutto plausibile, vero?

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