Ieri vi abbiamo proposto un piccolo viaggio sui videogiochi dedicati a Batman (lo trovate qui). Oggi è il turno di Superman e anche di quei titoli che hanno visto combattere assieme (l’uno affianco all’altro, o uno contro l’altro) l’Uomo Pipistrello e il supereroe in calzamaglia per eccellenza. Buona lettura.
E SUPERMAN?
Beh, elencare i giochi basati sul figlio di Krypton è un compito assai più semplice e veloce, poiché se ne contano davvero pochi. È forse “colpa” dello stesso Clark Kent e dei suoi poteri che sfiorano il divino, difficilmente inquadrabili in un contesto ludico. Cosa vuoi mettere contro Superman, del resto? Orde di criminali con tirapugni in kryptonite? C’è da considerare anche la popolarità del personaggio, col passare del tempo adombrata dal concetto stesso di “supereroi con superproblemi”, un’intuizione che ha decretato la fortuna di Marvel. Si sa, la vulnerabilità e il fattore umano creano empatia, con buona pace del figlio delle stelle, colui che venne per primo, quello che è stato la base per noi, per tutti noi. Ok, se avete colto la citazione nell’ultima frase siete nerdacci senza speranza, e vi meritate un accorato high-five virtuale e la massima stima. Però dovete sapere che l’Uomo d’Acciaio era un personaggio popolarissimo quando ero piccolo, prestando il suo volto da boy scout cosmico a mille prodotti, dalle merendine ai trenini elettrici Lima (sì, all’epoca erano il regalo di Natale più ambito assieme alle piste Polistil e Arcofalc, i videogiochi li seguivamo in pochi disadattati) dove difendeva la futuristica “Supercittà dei Supertreni”. Merito senza dubbio del successo cinematografico riscosso nel 1978 da un Christopher Reeve bello come il sole nei panni di Superman e da un carismatico Gene Hackman in quelli della sua nemesi, Lex Luthor. Magari qualche volta avrete anche sentito la colonna sonora, è discretamente famosa (asd, ndKikko).
L’anno successivo Atari parte in pompa magna con un gioco per il suo VCS scritto da John Dunn sulla base del codice di Adventure di Warren Robinett (dai, quello del primo easter egg), sfornando un titolo piuttosto complesso. Superman deve riparare un ponte fatto saltare in aria da Luthor recuperandone i pezzi, prelevare uno ad uno gli scagnozzi del criminale per sbatterli in galera, trasformarsi in Clark Kent e finalmente presentarsi al Daily Planet. Dura la giornata tipo di Superman, specie per i videogiocatori dell’epoca, abituati ad arcade molto più immediati. Fu uno dei primi giochi della storia a vantare la funzione di pausa e ricevette un’ottima accoglienza dalle riviste dell’epoca. Atari e DC Comics avevano questo rapporto reciproco che sfociò nel “brutto brutto in modo assurdo” Superman 3 (1983), più precisamente nella sequenza dove Ross Webster (Robert Vaughn) bersaglia Superman in un canyon sullo schermo di un videogioco. L’azione sul monitor (assolutamente spaccamascella per gli standard di allora) è realizzata dall’azienda di Sunnyvale, tanto che Electronic Games parte in quarta definendola” la grafica dei videogiochi del futuro”, dedicando alla sequenza un corposo speciale sulle sue pagine; tuttavia il crash dei videogiochi che avrebbe colpito l’industria di lì a poco cancellò la pubblicazione dell’adattamento in programma. Esiste un prototipo mai commercializzato per Atari 5200 e 800XL (scritto da Dave Comstock e Paul Donaldson) ma davvero non vi siete persi nulla se non l’avete provato finora.
Il disastro del terzo episodio avrebbe fatto retrocedere la fama dell’alter ego di Clark Kent per qualche anno, rimandato l’appuntamento a Superman: The Game nel 1985 su Commodore 64, pubblicato in Europa da Beyond Software e scritto da Fernando Herrera. Lo svolgimento è piuttosto interessante grazie alla possibilità di giocare in due, mettendo Superman contro Darkseid in una serie di minigiochi assai differenti l’uno dall’altro. Una scelta che ricorda concettualmente classici come Beach Head 2, non condividendone però la squisita presentazione audiovisiva, qui piuttosto spartana. Meglio il buon vecchio Superman di Taito, quando l’Uomo d’Acciaio fa il suo trionfale ingresso nelle sale giochi. È il 1988 e la colonna sonora di John Williams viene suonata da dio per tutto il gioco dal glorioso chip YM2610 sulla scheda Taito X, lo stesso hardware di Daisenpu/Twin Hawk, lo sparatutto bellico contro bersagli unicamente terrestri. Superman è affiancato da un suo color swap rosso, probabilmente ispirato a una storia immaginaria apparsa nel Luglio 1963 in cui il figlio di Krypton si sdoppia come effetto collaterale di una macchina costruita per incrementarne l’intelletto; tuttavia nella ROM del gioco è stato trovato lo sprite inutilizzato di un personaggio femminile, presumibilmente destinato al secondo giocatore. Ognuno dei quattro livelli è ambientato in una differente città (a Washington D.C. è possibile addirittura lanciare una fiammante Ferrari Testarossa contro i nemici), a loro volta suddivise in tre stage, con due picchiaduro a scorrimento orizzontale e verticale seguiti da una sezione sparatutto, dove incenerire meteoriti e elicotteri con lo sguardo termico. Ne ho un buon ricordo, anche perché era facile da completare con un solo gettone!
Con Superman di Taito l’Uomo d’Acciaio fa il suo trionfale ingresso nelle sale giochi. È il 1988 e la colonna sonora di John Williams viene suonata da dio per tutto il gioco dal glorioso chip YM2610 sulla scheda Taito X
Lo stesso anno Kemco pubblica Superman su NES in un’avventura arcade sulle tracce dei Generale Zod e dei suoi scagnozzi, ma la grafica super deformed, e il rischio di trasformarsi nell’inerme (o quasi) Clark Kent qualora la riserva dei super poteri scendesse sotto il livello di guardia, fallisce nel replicare la potenza del personaggio. Pensate che il NES meriti di più, visto l’alto livello dei giochi con protagonista Batman? Avete ragione: nel 1992 sarebbe dovuto uscire Sunman, un titolo sviluppato da EIM per conto di Sunsoft con un protagonista sospettosamente simile a un certo supereroe rosso e blu. La ROM pubblicata online ricorda parecchio il Batman di Sunsoft, con livelli sparatutto assai simili a quelli visti nel coin-op Taito, ma un’intervista al leggendario Kenji Eno (The D, Enemy Zero e una carriera musicale da lasciare a bocca aperta) ha rivelato che il gioco era originariamente basato sulla licenza di Superman, come testimonia un’ulteriore versione del gioco – un prototipo, al contrario del completo Sunman – che vanta tra l’altro un ottimo adattamento della colonna sonora di John Williams.
È poi la volta di Superman: The Man of Steel (1989) di Tynesoft, mix tra diversi generi dove non ne funziona francamente nemmeno uno. C’è un clone di Space Harrier, uno sparatutto a scorrimento verticale dove proteggere uno shuttle da un campo di meteoriti e un blando picchiaduro, ma il punto di forza resta la presentazione, con ogni livello introdotto dalla pagina di un fumetto, un po’ come avveniva nel contemporaneo Spider-Man and Captain America in Doctor Doom’s Revenge. Se volete giocarlo, recuperate la versione Amiga, perché i tempi di caricamento su Commodore 64 sono qualcosa di mortale.
Poi finalmente Sunsoft riesce a mettere le mani sui diritti e pubblica un arcade a scorrimento orizzontale per Mega Drive (1992) che presenta il corredo di livelli appiedati e in volo sperimentati in Sunman, una roba che su NES sarebbe stato un buon gioco, ma il risultato su un sedici bit è appena sufficiente. Lo schema sarà poi replicato l’anno successivo in un adattamento curato da Craftgold per Master System e Game Gear, nello stesso periodo in cui Superman muore in un evento epocale nella storia dei comics americani. Anche chi non segue il mondo delle nuvole parlanti sa cosa succede, con telegiornali, edicole e fumetterie invasi da notizie e voci di corridoio assortite. Veniamo a sapere dunque che il pelatissimo Lex Luthor è ora impegnato nel cosplay di Rosso Malpelo, per entrare nella Lega della Giustizia devi avere il mullet per contratto e l’ossuto aspetto del tremendo Doomsday è sulla bocca di tutti, compresi i fan Marvel più estremisti. Sunsoft, oramai presissima, tira fuori due videogiochi mediocri che in realtà sono tre. Mi spiego: nel 1994 The Death and Return of Superman è un clone di Final Fight monotono, senza la possibilità di giocare in due e che permette di usare a seconda del livello uno dei “cloni” (la storia è un filo più complicata ma non è questo il posto per scendere nei dettagli) di Supes. Esce per SNES e Mega Drive ma non riesce a stupire perché, semplicemente, c’è di meglio in giro, come ad esempio la trilogia di Bare Knuckle. L’anno successivo arriva invece Justice League Task Force, obbligatorio picchiaduro a incontri dove Batman riesce a prendere a pugni Darkseid perché sì. Come nel caso di TMNT Tournament Fighters di Konami, le versioni SNES e Mega Drive sono differenti, entrambe sviluppate da Sunsoft assieme a Blizzard Entertainment per la prima piattaforma e Condor/Blizzard North per la seconda. Forti di una certa coerenza, sono tutte e due legnosissime e si permettono di imbrattare i sacri scaffali che lo stesso anno ospiteranno colleghi un attimo più popolari, come l’attesissima conversione di Killer Instinct.
Diciamo che i giochi dignitosi con Superman finiscono qui, perché dopo entriamo nel magico regno di Superman: The New Adventures (1999) su Nintendo 64 e del suo esimo collega per Game Boy (1997), entrambi basati sulla serie animata. Conoscete la loro fama (forse vi sfugge il gioco per Game Boy con Superman governato da un’inerzia schizofrenica, ma fa nulla) e avrete visto decine di recensioni sboccate dove vengono demoliti, ma francamente c’era poco da aspettarsi dalla francese Titus, il flagello dei sedici bit, con all’attivo robaccia tremenda come Crazy Cars, Fire and Forget o Knight Force, una casa che faceva concorrenza in quanto a infamia solo alla famigerata Go!, parzialmente riscattata da un paio di giochi discreti come Crazy Cars 3 o The Blues Brothers. Quella Titus che pubblicò Monster Max (ultimo capolavoro isometrico della coppia Ritman/Drummond) con un anno di ritardo rispetto alle recensioni, quando il gioco non se lo ricordava più nessuno. Nulla di cui stupirsi, insomma, e nessuna entry degna di essere riportata nella nostra rassegna; c’è stato un tie-in di Superman Returns nel 2006 ma non se lo ricorda nessuno, abbandonato nel dimenticatoio dei dozzinali giochi d’azione in terza persona assieme al collega Batman Begins.
UNITI FINALMENTE
Volete qualche gioco in cui i due supereroi combattono assieme, tanto per presentarsi belli carichi al debutto cinematografico di Dawn of Justice? A parte il già citato Justice League Task Force, vale la pena ricordare Justice League Heroes (2006), dignitoso gioco di ruolo arcade a cura di Snowblind Studios, creato ricalcando il template dei cloni di Diablo in salsa Marvel iniziati con X-Men Legends di Raven e continuati fino a Marvel Ultimate Alliance 2 di Vicarious. Se non temete gli accessi letargici degli UMD vi consiglio la versione PSP, oggettivamente la migliore. Buoni e spassosi sono LEGO Batman 2 (2012) e il mai pubblicato in Italia LEGO Dimensions (2015), raccomandati comunque solo se la formula made in Traveller’s Tale non vi ha ancora saziati. Occhio che il secondo è la risposta di LEGO ai vari Skylanders e Disney Infinity, quindi se nella confezione troverete Batman e abbastanza mattoncini per creare la Batmobile in tre differenti configurazioni, per usare Superman dovrete tirar fuori soldi extra e comprare l’apposito fun pack, che comprende anche un hover pod kryptoniano per scorrazzare nel folle multiuniverso del gioco, magari assieme a Marty di Ritorno al Futuro, Scooby Doo, Doctor Who o Homer Simpson.
Sempre consigliato il vecchio Injustice: Gods among Us (2013) di NetherRealm Studios, picchiaduro a incontri che si prende la briga di scoprire cosa succederebbe se Superman decidesse di dominare la terra, reputando la razza umana immatura e indegna del libero arbitrio. In fondo, la visione del figlio di Krypton che mette da parte i panni del boy scout siderale è un’ipotesi già abbondantemente esplorata sia nella storyline ufficiale che nel reame del what if, con il Supes versione Grande Fratello di Red Son o il severo (e un filo bastardo) maestro di etica metaumana in What’s So Funny ‘Bout Truth, Justice and the American Way?, tanto per fare un paio di esempi. Va a finire tutto molto male, se volete uno spoiler.
Così in un colpo solo vi giocate un picchiaduro più che buono e state alla larga dal tragico Mortal Kombat vs DC Universe, creato da Midway Games nel 2008. Le mosse finali sono pesantemente edulcorate, ché vedere Baraka decapitare Captain Marvel pareva in effetti brutto, mentre parecchie combo infinite vengono scoperte praticamente al primo giorno, facendo guadagnare al gioco la fama di picchiaduro rotto. In realtà ci sarebbe anche DC Universe Online, ma direi di lasciarlo stare: è invecchiato maluccio dal suo debutto nel 2011 e i due super amici non vengono controllati direttamente, restando dietro le quinte come mentori dei giocatori.