Potremmo riassumere quella dell’E3 2016 Electronic Arts come la conferenza dei trailer (mai troppo lunghi, tra l’altro) e della frammentazione organizzata (male). Di base avevamo – e abbiamo ancora, naturalmente – alcuni dei titoli più attesi e promettenti della prossima stagione videoludica, ma non c’è stato mai spazio per mostrare stralci significativi di gameplay, e nemmeno per entrare a parole nel vero cuore delle produzioni. Certo non ha giocato a favore il fatto che i nomi delle vere star fossero già stati ampiamente annunciati, ed è proprio per questo che ci saremmo aspettati su Battlefield 1, Mass Effect Andromeda, Titanfall 2, FIFA 17 e Madden NFL 17 qualcosa di più di una presentazione visivamente ammiccante ma sbrigativa, con un occhio sull’orologio e uno sul palcoscenico londinese, con Peter Moore di EA Sports, giusto per muovere un po’ le acque e coinvolgere l’altrettanto gremita platea del Vecchio Continente.
L’INIZIO SOTTOTONO
Francamente, ho persino difficoltà a ricordare la scaletta degli annunci, proprio perché l’impressione rimasta nella memoria è simile a una lista di nomi ripetuta più volte, e alla fine non si discosta troppo dalla cronaca dell’evento. Mi vengono in aiuto gli appunti, naturalmente, con un cenno quasi immediato a Mass Effect Andromeda, e tuttavia il mio pensiero originale sulla “prima volta” di questo attesissimo sequel, dopo quasi un lustro dall’ultimo saluto di Shepard, non poteva essere più diverso. Nei minuti successivi, quando finalmente è stato mostrato il trailer, le indiscutibili qualità grafiche del filmato hanno illustrato in linea di massima il background del gioco, con l’umanità alla ricerca di un nuovo habitat nelle profondità della galassia, all’interno della cosmogonia di specie e avanzatissime tecnologie aliene già conosciuta, almeno in parte, nella serie originale. Purtroppo, però, non un’immagine è stata spesa sul bilanciamento tra shooter ed elementi di ruolo, e nemmeno sulla profondità e reale grandezza delle ambientazioni planetarie che, con varie caratteristiche di fauna, morfologia del territorio o civiltà, saranno sicuramente al centro di Mass Effect Andromeda – tra le altre cose modellato non più sull’Unreal Engine di Epic, bensì sul Frostbite di DICE.
Ovviamente, una delle protagoniste dello show è stata proprio la software house svedese, che con Battlefield 1 si accinge a sfidare Call of Duty sulla base di notevoli e relativamente inedite qualità (almeno, sotto il piano del setting). Anche in questo caso sono state proposte sequenze certo spettacolari, ma che non hanno aggiunto troppo sotto il profilo del gameplay: in particolare, un video ha mostrato stralci inediti dello storymode, questa volta senza troppi riferimenti alle trincee e, anzi, con un generico focus sui diversi protagonisti del gioco – tra cui, subito in evidenza, il soldato britannico Edwards – all’interno di scontri armati in cittadine europee, alla guida di un primordiale carro armato della Grande Guerra e, ancora una volta, su un biplano con mitragliatrice sincronizzata (all’elica, come gran parte dei velivoli bellici dell’epoca). C’è da dire che, nelle ore successive, il quadro del gameplay è stato arricchito con un video sul ruolo del cecchino in multiplayer, tra i dettagli su cui avremo modo di parlarvi in sede di anteprima; durante lo show, invece, non si è andati molto oltre i particolari più generici e tuttavia intriganti, come la presenza dei dirigibili fra i mezzi giocabili (“i più grandi velivoli mai apparsi in un FPS multiplayer”, nelle parole del presentatore), oppure come il ritorno a partite fra 64 utenti, con cui DICE rompe gli indugi rispetto al disastro di connettività di Battlefield 4, e torna alla caratteristica estensione dei suoi titoli multigiocatore.
Celebrità come Jamie Foxx e Zac Efron sono stati utilizzati per lanciare la sessione di gameplay seguita alla conference, ma anche questo ha fatto parte dei brevi e non troppo significativi siparietti dello show, come quello che ha riguardato i 10 giocatori di Madden NFL 17, chiamati sul palco e a malapena interpellati. L’approccio estremamente generico ha coinvolto anche l’attesissimo Titanfall 2, introdotto da Vince Zampella (comè noto tra i due fondatori di Infinity Ward, oggi alla guida di Respawn Entertainment) sulla base di due trailer distinti, il primo riguardante il multiplayer – senza troppe sorprese o novità, a parte le prime immagini sui nuovi 6 Titan, un’arma a raggi inedita e un’abilità in grado di deflettere lo stesso flusso distruttivo – e il secondo sulla più rilevante introduzione del capitolo, con i primi e piccolissimi cenni narrativi alla campagna in single player.
Pure in questo caso, però, non si è andati molto oltre una breve descrizione d’immagine, cosa che peraltro ha riguardato anche il veloce e frammentario riferimento ai diversi titoli di Star Wars su cui Electronic Arts è impegnata, fra quelli già sulla scena – The Old Republic, Galaxy Heroes, Battlefront – e il nuovo action open world sotto le mani di Visceral Games. La parentesi Star Wars è stata presentata dal nuovo e prestigioso acquisto di EA, Jade Raymond: proprio la presenza della bella Jade, già curatrice della serie Assassin’s Creed, si è unita ai pochissimi secondi di gameplay per consegnarci l’impressione generale sul gioco Visceral, ancora privo di titolo ma apparentemente vicino allo stile della serie Ubisoft. Davvero troppo poco, però, per farci un’idea compiuta su gameplay e proposta narrativa, così come alquanto sbrigativi sono risultati i riferimenti ai diversi studi – tra cui la citata Respawn Entertainment, la new entry Motiv e naturalmente Bioware – impegnati su Star Wars sotto l’egida di EA.
non c’è stato mai spazio per mostrare stralci significativi di gameplay, e nemmeno per entrare a parole nel vero cuore delle produzioni
Fin troppo costruito, invece, l’annuncio dell’adventure Fe nell’ambito del nuovo programma EA Originals: lo sviluppatore salito sul palco sembrava quasi “istruito” per replicare le emozioni dello scorso anno su Unravel, senza tuttavia possedere nemmeno un briciolo della disarmante (e genuina) fragilità di Martin Sahlin. Il gioco, tuttavia, sembra alquanto diverso nello stile e nel gameplay, e mi ha anzi ricordato una sorta di Oni and The Blind Forest con visuale in terza persona, per quanto il tema centrale – il rapporto con le entità “naturali” di un sognante e fittizio ecosistema – mi sia sembrato sufficientemente distante e personale, pur se non troppo distintivo. Per il resto, abbiamo accolto favorevolmente l’introduzione di EA Originals, programma preposto al supporto e al lancio di piccole ma significative realtà di sviluppo, con un approccio comunque non nuovo e, anzi, già appannaggio di diverse e celebri realtà produttive.
SPORT IS THE WAY
La mediocrità comunicativa della conferenza di Electronic Arts ha investito anche la porzione dell’evento dedicata ai giochi sportivi, dove hanno fatto capolino Madden NFL 17 e FIFA 17. Il problema, anche in questo caso, è sempre da ricercarsi nella struttura della presentazione, che ha preferito indugiare su aspetti accessori al gameplay. Per carità, l’apertura di Madden NFL nei confronti degli eSport è interessante, con i tornei strutturati per categoria e la chance di coinvolgere quasi la totalità di giocatori nel mondo della competizione che può suonare molto allettante, sopratutto in campo dei giochi sportivi. Sibillinamente, Peter Moore si è lasciato sfuggire anche che il sistema diviso in quattro categorie di competizioni – che differiscono tra di loro per livello di gioco e, ovviamente, premi in palio – potrebbe essere adottata anche da altri titoli non meglio specificati.
Sul palco della capitale britannica Aaron McHardy, invece di mostrare una partita, dunque, ha preferito soffermarsi su The Journey
Ovviamente, tutto quello che ho scritto fin qui (anzi, che abbiamo scritto, i paragrafi sui FIFA 2017 e Madden NFL 17 erano curati da Davide Mancini) non toglie nulla all’importanza e all’attesa per i vari titoli. Devo anche dire che un paio di momenti, quelli dedicati a Mass Effect Andromeda e allo storymode di Titanfall 2, hanno risvegliato in memorie – entrambe dalla cultura degli anime che ha dominato la mia fanciullezza – rispettivamente dalle suggestioni di Gundam e dell’altrettanto straordinario Star Blazer. Ciò detto, non posso che rilevare l’enorme occasione sprecata da EA in termini di comunicazione. Un approccio che ovviamente non ha sminuito la potenzialità dei titoli in questione, ma ne ha maldestramente banalizzato il fascino. Un gigantesco peccato: gli dei del marketing stanno piangendo in silenzio.