ricominciare coi mmorpg black desert online editoriale (1)

Black Desert Online

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Black Desert Online: Diario di Viaggio #2 - Speciale

Sono un grandissimo bugiardo: da anni, ormai, mi riprometto di smetterla con i MMORPG. Invece, nonostante le promesse che mi faccio puntualmente, eccomi nuovamente qui, “infognato” come non mai. I motivi per cui cerco di allontanarmi dal genere sono sempre i soliti, tra cui svetta il sempreverde “serve troppo tempo per starci dietro”, ma la cruda realtà è che io adoro i giochi di ruolo online. Vuoi per il glorioso passato su Ultima Online, che mi ha aperto un vero e proprio mondo, vuoi per le meravigliose esperienze passate con compagni di clan (gilda, fazione o quello che vi pare), resta il fatto che sono sempre alla ricerca – un po’ nostalgica – di quelle vecchie sensazioni.

Cosa incredibile, dopo tutti questi anni continuo a trovarle, e ancora resto con la bocca spalancata davanti allo schermo a scoprire sempre qualcosa di nuovo. Il fatto è semplice: mi diverto alla follia, e finisco puntualmente per sacrificare tempo e fatiche per ritagliarmi un piccolo spazio in qualche mondo virtuale. Ora, dopo non so quante ore di gioco, posso finalmente dirlo: Black Desert Online è un’ottima droga.

L’ARTE DELLA DISPERAZIONE

Dall’ultima volta che abbiamo fatto due chiacchiere, ho passato più di una decina di ore sul titolo di Pearl Abyss, immerso nei boschi di Serendia ma, in barba al buonsenso, ho fatto a malapena un paio di livelli.

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Black Desert Online mi ha riportato ai tempi del capolavoro di Lord British

Non perché Black Desert Online richieda centinaia di quest per macinare esperienza, sia ben chiaro, ma semplicemente perché sono venuto a conoscenza di quelle componenti di gioco che stanno rendendo la mia esperienza decisamente speciale: le abilità lavorative, il commercio e l’esplorazione. Come già accennato in chiusura del primo capitolo, temevo che il MMORPG in questione fosse interamente focalizzato su un frenetico – e comunque divertente – “mena mena” di forte stampo action: le meccaniche sono accattivanti, ma non vi nego che rischiavo di cestinare prematuramente questo gioco a causa della ripetitività. Fare piroette falciando demonietti è spettacolare, all’inizio, poi diventa una tragedia. Ebbene, proprio quando stavo per gettare la spugna, grazie a un paio di tutorial scoperti in rete, sono stato colto da illuminazione divina.

IMPERO DEL PESCE

Una volta diventato amico dell’invasivo HUD e dopo aver imparato a interpretare la mappa, mi si è aperto innanzi agli occhi un gioco tutto nuovo. Lo ripeto: sono stato fin troppo abituato allo stile di gioco dei vari “Theme Park” come World of Warcraft o Wildstar, giusto per citarne un paio, in cui il mondo NON è affatto liberamente esplorabile.

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temevo che Black Desert Online fosse focalizzato su un frenetico “mena mena”

L’impressione, in effetti, è proprio quella, ma in realtà ci vengono propinate una serie di zone in sequenza in cui macinare livelli su livelli, fino ad arrivare al tanto agognato level cap. Black Desert Online mi ha nuovamente riportato ai tempi del capolavoro di Lord British, in cui non è affatto saggio infilarsi in zone selvagge e pericolose se impreparati (nel nostro caso se siamo di basso livello e mal equipaggiati), e al contempo abbiamo centinaia di motivi per ripercorrere i nostri passi e visitare più e più volte le varie città del regno, compresi i piccoli paesini che ci hanno visto muovere i primi passi.

È proprio questo spirito esplorativo che mi ha catturato negli ultimi giorni, e continuo tuttora a scoprire piccoli segreti e punti d’interesse in zone che credevo d’aver già visitato in maniera approfondita. Lo stesso sistema di quest, solitamente legato al livello del nostro personaggio, nel gioco di Pearl Abyss funziona in maniera leggermente diversa: le ricompense per infilarsi in qualche avventura, che non consiste per forza di cose in un massacro rivolto a qualche tipologia di creatura, riguardano l’acquisizione di Contribution Points, fondamentali per mettere in piedi le proprie attività economiche e sociali. Disseminati sul territorio vi sono difatti dei Node Point, punti di interesse gestiti da piccoli signorotti o buffe creature a seconda delle circostanze, che ci permettono, grazie ai suddetti punti, di creare una rete di commercio e stazioni di lavoro. Possiamo, così, dopo aver assoldato in un centro abitato qualche lavoratore, inviare i nostri uomini in giro per il regno a sudare al posto nostro. C’è solo una cosa da ricordare: più un Node Point si trova lontano da una città, più collegamenti dovremo effettuare per permettere alla nostra forza lavoro di raggiungere la propria meta, investendo un discreto numero di Contribution Points che, c’è da aspettarselo, non bastano mai per soddisfare le nostre manie di grandezza.

INVESTIRE SUL MATTONE

Sperperare i punti duramente guadagnati per imbastire una ricca rete commerciale non è affatto sufficiente per sbarcare il lunario: ogni lavoratore alle nostre dipendenze, difatti, necessita di un posto letto. Come risolvere l’ardua questione? Acquistando appartamenti, casupole e letamai in giro per le città, al costo di qualche moneta d’argento e, ovviamente, di una manciata di Contribution Points. Ogni struttura può essere sfruttata in maniera diversa a seconda di ciò che necessitiamo: possiamo così dare alloggio a lavoratori, acquistare magazzini per aumentare i mai sufficienti slot liberi in banca, investire su stalle e piccoli cantieri navali e, udite udite, creare officine in cui processare quelle stesse materie prime che altri lavoratori vanno a raccogliere in giro per il regno.

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i Node Point permettono di creare una rete di commercio e stazioni di lavoro

Per poter esportare rame, ad esempio, bisogna costruire delle piccole casse nell’apposito laboratorio utilizzando minerali grezzi e un ingrediente estraibile da un lavoratore, sempre attraverso una struttura da noi costruibile, grazie a pietre che, però, sono noi possiamo rinvenire. Così, armato di piccone e pazienza, mentre picchiavo blocchi di granito, i miei uomini avevano messo in piedi una vera e propria catena di montaggio che aveva come fine l’esportazione del rame da Velia, piccola cittadina ricca di risorse, a qualche sperduto paese in mezzo al deserto disposto a pagare fior di quattrini. Questo, ovviamente, è solo l’inizio: i materiali da raccogliere, lavorare e costruire sono tantissimi, e non nego che si rischia in breve tempo di finire sommersi – soprattutto per quanto concerne la cucina – di ingredienti che saturano immediatamente il poco spazio a nostra disposizione. Certo, basterebbe riprendere le quest “principali” che, oltre a farmi crescere di livello, sbloccano, di tanto in tanto, importantissimi slot nell’inventario, ma per ora non me la sento di abbandonare la mia neonata carriera di cuoco.

Non mancherà l’occasione di creare anche la nostra abitazione, ovviamente istanziata per motivi logistici (ma comunque visitabile da amici e compagni di gilda), in cui dedicarsi ad attività culinarie, alchemiche e chi più ne ha più ne metta. Più tempo passo su Black Desert Online, più mi rendo conto che non ho visto ancora nulla: sto continuando a girare per le stesse aeree quando, a una mezz’oretta di galoppata in sella al mio fidato Ciuchino (su cui nemmeno riesco a estrarre la spada), mi aspettano enormi deserti da esplorare, oceani in cui perdersi, isole ricche di risorse e tante, tantissime avventure. In compenso ho imparato a cucinare lo stufato di lupo!

Ci risentiamo tra qualche giorno, quando magari avrò finalmente deciso di risfoderare la spada e prendere a calci un bocca qualche centinaio di briganti!

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