Virtual Reality Machine #9

alien isolationSenza nulla togliere agli altri titoli di questa VR Machine #9, ci sono esperienze in realtà virtuale che possono risultare addirittura imperdibili per alcuni, al di là del fatto che la VR odierna, per quanto immatura in alcuni aspetti, sembra essere destinata a miglior fortuna rispetto alla stereoscopia casalinga. È vero, tuttavia, che gli investimenti delle grosse compagnie risultano ancora inconsistenti (soprattutto per i giochi di primo piano), sono fin troppi gli esperimenti in Accesso Anticipato e ci sarebbero mille altri appunti da fare a questa prima generazione di illusioni digitali, incredibilmente potente eppure così sottovalutata (legittimamente, peraltro, sono i gusti dei giocatori a determinare il mercato).

D’altra parte, i visori sembrano davvero quelli dei romanzi cyberpunk degli anni ’80 e ’90, fanno qualcosa di molto simile e possono diventare, all’improvviso, la porta per un indimenticabile inganno sensoriale. È stato così per Resident Evil, per l’abbacinante Elite Dangerous e va allo stesso modo per Alien Isolation, di nuovo disponibile in realtà virtuale dopo l’acerbo supporto (poi rimosso) sul DK2 di Oculus, grazie a una mod amatoriale al limite della perfezione.

ALIEN ISOLATION – MOTHERVR MOD

Piattaforme: Oculus Rift, HTC Vive
Controller: Gamepad Xbox 360/One, mouse e tastiera
Confort: variabile
Prezzo: mod gratuitaalien isolationVal subito la pena di specificare la semplicità d’installazione: l’unica operazione richiesta, spiegata nella pagina di download della mod, è di apporre due file nella cartella d’installazione del gioco di Creative Assembly; da quel momento saranno giocabili in VR la modalità storia originale e tutte le eventuali aggiunte dei contenti scaricabili. Del gioco non saprei che altro aggiungere: si tratta di un’implacabile esperienza d’orrore in prima persona, premiata con il gold award sulle pagine di TGM e tesa senza tentennamenti a una nuova generazione di survival horror, a metà strada fra il “panico” dei giochi di Frictional Games o Red Barrels e una più sfaccettata simulazione in prima persona.

alien isolationLa differenza è che stavolta ci sentiremo nel corpo di Amanda Ripley, sempre con le fattezze complete visionabili in soggettiva e la costante possibilità di venir acchiappati da sintetici e xenomorfo: inutile aggiungere che anche i più piccoli dettagli di Alien Isolation, come la bocca retrattile che si tuffa precisamente al centro della fronte, diventano qualcosa di incomparabilmente sadico in VR. Al momento la mod supporta il gamepad e l’accoppiata mouse e tastiera, con la promessa di supportare Oculus Touch e Vive Controller in un secondo momento.

Anche in quel caso, però, non potranno essere toccate le animazioni, invero fluide, sempre in movimento e capaci di evitare, così, l’effetto “braccio ingessato in posizione da fuoco”. La consultazione della mappa rimane uno degli elementi chiave per l’esplorazione, ed è demandata a un effetto tipico e sempre efficace nelle produzioni in realtà virtuale, con la visuale che si allontana come se osservassimo uno schermo sospeso. La resa grafica è potentissima, ancor più se, come il sottoscritto, avete provato Alien Isolation in VR all’epoca del secondo DK di Oculus, a risoluzione ben minore.

ZOMDAY

Piattaforme: HTC Vive, Oculus Rift
Controller: Vive Controller, Oculus Touch
Confort: variabile
Prezzo: €9,99alien isolationLa quantità di sparatutto con gli zombie in VR è quasi imbarazzante, e solo pochissimi valgono la pena di essere giocati, tra decine e decine di giochi spesso in accesso anticipato. Tempo fa vi abbiamo parlato di Arizona Sunshine, della tesa atmosfera di The Brookhaven Experiment o dell’interessante impostazione di VRZ: Torment, ma ZomDay si ritaglia un posto tutto suo: si tratta, sintetizzando la massimo, di un adattamento piuttosto stretto delle dinamiche di Killing Floor, con tutte le caratteristiche del gioco di Tripwire (o quasi, mancano i perk prestazionali) e una presentazione grafica davvero niente male.

alien isolationIl tutorial in un ambiente semplificato spiega tutti i meccanismi di ricarica con i controller cinetici – decisamente arcade, bisogna solo portare le armi all’altezza della cintura – insieme a due opzioni per i movimenti che in questo caso “convivono”, nel senso che è possibile muoversi liberamente con la levetta o trackpad di sinistra (a seconda che siate su Oculus o Vive) e usare il teletrasporto con i corrispettivi di destra, da cui è anche possibile ruotare la visuale con piccoli scatti a 45 gradi (tutti trucchetti per lenire il motion sickness, in caso sopravvenisse). Gran parte del resto è, appunto, Killing Floor: una serie di orde sempre più nutrite e varie fino al boss finale, con apposite stazioni in cui comprare armi e miglioramenti di ogni tipo.

Non mancano le piccole differenze, però, come la possibilità di fruire dei punti vendita in qualsiasi momento, o la retribuzione continua con uno stile ancora più disimpegnato, vicino nel tono e nei bonus anche alle modalità zombie dei vari Call of Duty. Semi-invincibilità, doppi danni, bullet time dopo un po’ di colpi andati a segno (qui si ritorna a Killing Floor) e via così, con i moltiplicatori di punteggio che gemmano orgogliosamente dalle combo. Buono l’impatto grafico per le mostruosità e gli effetti correlati sulle loro carni, come i fori di proiettile per ogni singolo colpo; meno valida la resa visiva delle ambientazioni, anche per mantenere l’ottimo frame rate, ma sempre sul solco di una produzione ben realizzata.

THESEUS VR

A cura di Nicolò Paschetto
Piattaforma: PSVR
Controller: DualShock 4
Confort: buono
Prezzo: €19,99alien isolationAmmaccato ma non abbattuto, affaticato ma non rassegnato, Theseus si presenta all’inizio del gioco non certo in gran forma. Il suo spirito indomito, in effetti, sarà fondamentale per affrontare il labirinto: ci si sente un corpo estraneo all’interno di un ambiente dotato di vita propria, con creature che lo popolano e non sempre ci attaccano, come a evidenziare la nostra natura di ospite sgradito ma non necessariamente degno di attenzione. Quando invece dobbiamo affrontare i mostri, Theseus (il gioco, non l’eroe!) mostra la propria debolezza: nel complesso i combattimenti si rivelano ripetitivi e privi di mordente.  È quindi una fortuna che non siano frequentissimi e che, anzi, il punto di forza dell’avventura risieda nell’esplorazione.

alien isolationIl labirinto alterna corridoi stretti e oscuri a spazi più ampi e luminosi, che si sviluppano sia in orizzontale che in verticale, talvolta con geometrie quasi impossibili: non mancano i momenti in cui ci guardiamo attorno per goderci lo spettacolo architettonico del gioco di Forge Reply, team italiano evidentemente dotato di notevole talento estetico. Ad aumentare l’effetto scenografico ci pensano alcune scelte progettuali, particolarmente feconde in VR: innanzitutto non esiste alcuna interfaccia a schermo, in modo da lasciare spazio al labirinto in tutto il suo splendore; il punto di vista, inoltre, non è in prima persona ma passa da sopra la nostra spalla, con cambi di inquadratura in determinate postazioni. Le variazioni hanno il doppio vantaggio di sottolineare i momenti di tensione e offrirci scorci visivi di notevole impatto.

Il mondo di gioco ha una struttura a livelli abbastanza lineare, con un hub centrale al quale torniamo periodicamente dopo essere stati abbattuti dal Minotauro, passando da una sorta di “limbo”. Quest’ultimo è uno spazio onirico che crea un tipo di labirinto opposto, dagli spazi infiniti invece che delimitati, dalla natura ciclica invece che lineare, e intrappola il nostro eroe costringendolo a un eterno tornare: neanche la morte consente di fuggire. Bella l’idea, direi eccellente, ma così com’è non aggiunge quasi nulla al cuore del gameplay. I momenti più pericolosi sono quelli in cui fronteggiamo il colossale Minotauro, bestia invincibile da cui è solo possibile scappare, con meccaniche stealth fin troppo semplici e ripetitive. Solo l’aiuto di Arianna, che ci guida con il suo filo fin dal principio, ci permetterà di trovare un modo per danneggiare il mostro. Abbastanza contenuta la durata, circa sei ore, includendo il secondo giro alla ricerca del finale alternativo.

TINY TRAX

A cura di Nicolò Paschetto
Piattaforma: PSVR
Controller: DualShock 4
Comfort: ottimo
Prezzo: €15,99alien isolationNon c’è niente da dire: si vede che i ragazzi di FuturLab sono abituati a giochi dove la velocità la fa da padrone, e Tiny Trax lo dimostra appieno. Il titolo è uno “slot race” in cui macchinine telecomandate si sfidano su piste con corsie fisse; in questo modo viene meno l’abilità di guida classica, mentre tutto viene basato su altre meccaniche: spostarsi sulla corsia più interna di ogni curva e affrontarla con il giusto grado di “derapata”, così da caricare il turbo, fondamentale per arrivare in testa alla bandiera a scacchi.

alien isolationLa formula di gioco è quindi ridotta al minimo e la sua essenzialità rende Tiny Trax estremamente tecnico; sono necessarie concentrazione e continuità per tutta la gara, il che non è semplice nei momenti di testa a testa più accesi con altri avversari umani nel multigiocatore. I percorsi in cui competere sono 12 e si sviluppano su tre ambientazioni, tutte molto colorate e cartoonose; ogni circuito è ricco di dettagli che donano personalità alle gare, riducendo il senso di ripetitività quando cercherete di abbattere il vostro record personale per la settordicesima volta. Le modalità disponibili sono solo due: gare singole e coppe che raggruppano i percorsi della stessa ambientazione; vedremo tutti i circuiti in un’ora circa, ma c’è molto spazio per fare pratica e migliorarsi in vista delle sfide online.

D’altra parte, anche il multigiocatore competitivo risente un poco della scarsità di opzioni, con possibilità limitate alla creazione di una partita o la ricerca di una pubblica; non ci sono tornei o campionati, solo classifiche che registrano i tempi migliori. In definitiva, la base del gioco è solida e intrigante, ma rischia di stancare i non appassionati del genere per scarsa varietà; nel complesso Tiny Trax è comunque un buon prodotto, su cui tornare di tanto in tanto per qualche partita spensierata, meglio se in compagnia.

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