Dopo aver provato le Turtle Beach Stealth 700 (qui la nostra recensione), veniamo alle Turtle Beach Recon Camo, cuffie con microfono di fascia medio/bassa e privo di quelle feature tecnologiche che, al contrario, qualificano le sorelle maggiori come uno tra gli acquisti possibili per i giocatori più sofisticati.
Ho testato le Recon Camo in modalità del tutto simili a quelle utilizzate per le Stealth 700, quindi con Call of Duty WWII, Destiny 2 e Inside, sempre su PS4, mentre con lo smartphone mi sono divertito ad ascoltare brani ricchi di bassi presi dall’ultimo album di Caparezza – Prisoner 709 del 2017 – e tonalità più argentine come quelle di Anime Salve, un disco di Fabrizio de André del 1996. Non è mancato un test video – Star Trek Beyond in DVD – e una chiamata via Skype. Non potendo valutare l’effetto surround o la riduzione attiva del rumore, l’unica cosa su cui le mie orecchie si sono concentrate è stata quella della qualità audio nel suo complesso. Il risultato è che sono rimasto piacevolmente colpito.
Stiamo parlando di un paio di cuffie da 60 euro, con padiglioni e imbottitura dell’archetto in tessuto sintetico: niente similpelle, quindi, ma un motivo mimetico che strizza l’occhio a tutti i giocatori di FPS a matrice militare. La plastica della struttura è di qualità non eccelsa, mentre il cavo di 1,2 metri le inquadra come ottime per essere attaccate al pad o al portatile, ma inadatte per un uso più canonico come quello in accoppiata col televisore. Il packaging è ridotto all’osso: non c’è alcunché in aggiunta alle cuffie e al microfono, rigido ma flessibile, da collegare al padiglione sinistro. Volume e mute regolabili sul piccolo controller lungo il cavo chiudono la lista delle “cose da dire” sulla fattura delle Racon Camo. E se non fosse per gli altoparlanti da 50mm, potremmo anche chiuderla qui.
UN SUONO PULITO
Caso vuole, però, che gli altoparlanti da 50mm ci siano, e per essere un paio di cuffie da gioco di fascia medio/bassa, questo headset suona in maniera molto pulita. Al pari delle Recon 150 o delle XO Three (che costano 20 euro di meno solo per l’assenza del motivo mimetico), l’equilibrio delle Recon Camo è piuttosto valido. Certo, io non sono un tecnico audio/video e sicuramente certe sfumature le perdo, ma in tutte le prove effettuate non sono mai rimasto insoddisfatto, tanto da preferirle alle mie Creative SoundBlaster TACTIC3D Alpha, decisamente più “sporche” come output. Tra i pregi tocca segnalare un ascolto nitido, con bassi ben definiti e alti più che sufficienti, e un isolamento dai rumori esterni garantito da un archetto che preme con forza i padiglioni sulla testa, tanto da lasciare addosso la sensazione di essere un tutt’uno con esso. Il microfono non presenta peculiarità tali da meritare un’analisi, se non che la possibilità di rimuoverlo completamente permette di usare le cuffie anche in metropolitana, senza sembrare degli scappati di casa. Il nocciolo della questione, qui, è il prezzo: 20 euro in più per godere del rivestimento mimetico, assente nei modelli analoghi citati qualche riga sopra, sono giustificabili? Io non posso rispondere per tutti, e vero è che da guardare sono delle belle cuffie… ma per le mie tasche quei soldi sono tanti, quindi opterei per le Recon 150 (PS4) o le XO Three (One), dovessi scegliere delle Turtle Beach da autoregalarmi a Natale in quella fascia.
RIASSUNTINO BREVE
Le Turtle Beach Recon Camo sono delle cuffie di fascia medio/bassa che, come unica peculiarità, hanno gli altoparlanti da 50mm. Riproducono un suono pulito, con bassi decisi e una volumetria piuttosto convincente. Sono dotate di un microfono rigido ma flessibile, che si può rimuovere completamente, e di un cavo da 1,2 metri con controlli di volume e mute integrati: corto per essere attaccato alla TV o al tower sotto la scrivania, ma perfetto per una connessione via pad, smartphone o laptop. Costano tanto: 60 euro. Con 20 euro di meno si possono acquistare due headset gemelli, ossia le Recon 150 e le XO Three, che sono solo più brutte da vedere. Quanto la differenza di prezzo valga la candela, ognuno deve deciderlo in autonomia.