The Dark Pictures: Little Hope – Recensione

PC PS4 Xbox One

L’effetto farfalla è ben implementato, con un considerevole quantitativo di diramazioni che aprono, o chiudono per sempre, interi scenari

Piuttosto blanda (per non dire inesistente) la componente esplorativa, con oggetti che forniscono indizi facilmente individuabili anche grazie a un bagliore che risplende ancora di più nell’oscurità delle ambientazioni. Manca davvero solo una gigantesca scritta al neon “sono qui” sopra ogni collezionabile, e poi saremmo al massimo della visibilità. Da promuovere le scelte operate per le fasi action, con un indicatore su schermo che avvisa dell’imminente inizio di un Quick Time Event. La scusa “mi ha colto di sorpresa, non me lo aspettavo” non sarà più utilizzabile, e potrete lamentarvi solo con voi stessi in caso di fallimento di un QTE.

IN QUANTI SOPRAVVIVERANNO?

In Man of Medan avevo capito tutto. Un po’ per intuito, un po’ per fortuna, avevo compreso un particolare che mi aveva permesso di destreggiarmi agilmente tra gli orrori della gigantesca nave fantasma. Risultato: tutti salvi al primo colpo. Con Little Hope la situazione è stata differente. Malgrado ai titoli di coda la conta dei morti fosse limitata a una sola unità (la povera Taylor), devo ammettere che la sequenza finale mi ha abbastanza sorpreso.

the dark pictures little hope recensione

“Prima regola in un horror: mai dividersi. E se un personaggio invece insiste per farlo, come agire?

Il colpo di scena che spariglia le carte proprio all’ultima mano è piuttosto interessante, e difficilmente lascerà indifferenti

Il colpo di scena che spariglia le carte proprio all’ultima mano è, opinione del tutto personale, piuttosto interessante, ma immagino che alcuni giocatori potrebbero giudicare con meno benevolenza la soluzione scelta da Supermassive Games. A conti fatti ci troviamo di fronte a una conclusione che difficilmente lascerà indifferenti, e che a seconda dell’accoglienza potrà portare a vivere una seconda volta l’avventura oppure ad abbandonare definitivamente i cinque protagonisti tra la nebbia. Io non ho avuto esitazioni e, mentre guardavo i titoli di coda scorrere sullo schermo, sapevo che tornare almeno un’altra volta a Little Hope era necessario per trovare una risposta ad alcune domande che ronzavano nella mia mente. Ho chiarito tutto? Non proprio, ma nel complesso mi sono divertito, ed è questo quello che conta. Ho trascorso una nottata piacevole, per quanto questo aggettivo possa sembrare fuori luogo per un’esperienza horror, avvolto nel silenzio e nell’oscurità, con luci spente, cuffie ben calate in testa e sguardo fisso sul televisore.

the dark pictures little hope recensione

Rispondere con la testa, con il cuore o stare zitti? Non è sempre facile capire quale sia la scelta migliore.

Poco meno di sei ore, che diventano facilmente il doppio/triplo per i più curiosi. E per chi ama giocare in compagnia. Sì, perché l’avventura di Andrew, Angela, Daniel, Taylor e John può essere vissuta sia online in coop che in locale con un massimo di cinque amici. Ognuno interpreta un personaggio, e con le proprie decisioni può influenzare la propria sopravvivenza e quella dell’intero gruppo. L’ideale per un paio di serate in compagnia, in cui tutto può succedere. Magari qualcuno penserà solo alla propria salvezza, qualcuno cercherà di mediare, qualcuno agirà di impulso e qualcuno metterà a repentaglio la propria vita per salvarne un’altra. Di sicuro ci saranno suggerimenti, richieste di aiuto e anche qualche discussione.

NEBBIA E OSCURITÀ

Oltre a proporre una struttura più rifinita in diversi elementi di gioco rispetto a Man of Medan, Little Hope può contare anche su una realizzazione tecnica che mostra alcuni passi in avanti rispetto al suo predecessore. Convincono abbastanza le animazioni, con qualche movimento robotico (e qualche rischio di incastrarsi) che però non infastidisce più di tanto. Apprezzabili i primi piani, meritano una promozione sia la recitazione che il doppiaggio. Non sono da candidatura all’Oscar, ma neanche da Razzie. Discretamente curate le ambientazioni, con una marcata preponderanza di toni scuri e un effetto nebbia che avvolge tutte le sequenze in esterno che contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e carica di tensione, ulteriormente arricchita da una colonna sonora decisamente azzeccata.

In Breve: The Dark Pictures: Little Hope è, sia per quanto riguarda la componente tecnica che quella ludica, un passo in avanti rispetto a Man of Medan. Le modifiche non stravolgono l’esperienza di gioco, ma la rendono complessivamente più piacevole. La trama è ben congegnata con numerose diramazioni che conducono a un colpo di scena che, e qui entra in campo il parere soggettivo di chiunque vivrà l’avventura di Andrew, Angela, Daniel, Taylor e John, può essere considerato sia azzeccato che deludente. Personalmente ho apprezzato l’idea di fondo e la soluzione adottata per il finale e, dopo aver trascorso qualche ora tra la nebbia, sono curioso di vedere cosa ci proporrà il Curatore per il terzo capitolo della serie.

Piattaforma di Prova: PlayStation 4
Com’è, Come Gira: Non ho incontrato particolari problemi con un incedere fluido, nessun bug di rilievo e una ventola che non è mai entrata in modalità “motore d’aereo”.

Torna alla prima pagina…

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Trama interessante e con numerose diramazioni / Struttura di gioco rifinita rispetto a Man of Medan / Colonna sonora azzeccata.

Contro

  • Il finale potrebbe non piacere a tutti / Ancora qualche incertezza nelle interazioni tra i personaggi.
8.3

Più che buono

Password dimenticata