L’effetto farfalla è ben implementato, con un considerevole quantitativo di diramazioni che aprono, o chiudono per sempre, interi scenari
IN QUANTI SOPRAVVIVERANNO?
In Man of Medan avevo capito tutto. Un po’ per intuito, un po’ per fortuna, avevo compreso un particolare che mi aveva permesso di destreggiarmi agilmente tra gli orrori della gigantesca nave fantasma. Risultato: tutti salvi al primo colpo. Con Little Hope la situazione è stata differente. Malgrado ai titoli di coda la conta dei morti fosse limitata a una sola unità (la povera Taylor), devo ammettere che la sequenza finale mi ha abbastanza sorpreso.

“Prima regola in un horror: mai dividersi. E se un personaggio invece insiste per farlo, come agire?
Il colpo di scena che spariglia le carte proprio all’ultima mano è piuttosto interessante, e difficilmente lascerà indifferenti

Rispondere con la testa, con il cuore o stare zitti? Non è sempre facile capire quale sia la scelta migliore.
Poco meno di sei ore, che diventano facilmente il doppio/triplo per i più curiosi. E per chi ama giocare in compagnia. Sì, perché l’avventura di Andrew, Angela, Daniel, Taylor e John può essere vissuta sia online in coop che in locale con un massimo di cinque amici. Ognuno interpreta un personaggio, e con le proprie decisioni può influenzare la propria sopravvivenza e quella dell’intero gruppo. L’ideale per un paio di serate in compagnia, in cui tutto può succedere. Magari qualcuno penserà solo alla propria salvezza, qualcuno cercherà di mediare, qualcuno agirà di impulso e qualcuno metterà a repentaglio la propria vita per salvarne un’altra. Di sicuro ci saranno suggerimenti, richieste di aiuto e anche qualche discussione.
NEBBIA E OSCURITÀ
Oltre a proporre una struttura più rifinita in diversi elementi di gioco rispetto a Man of Medan, Little Hope può contare anche su una realizzazione tecnica che mostra alcuni passi in avanti rispetto al suo predecessore. Convincono abbastanza le animazioni, con qualche movimento robotico (e qualche rischio di incastrarsi) che però non infastidisce più di tanto. Apprezzabili i primi piani, meritano una promozione sia la recitazione che il doppiaggio. Non sono da candidatura all’Oscar, ma neanche da Razzie. Discretamente curate le ambientazioni, con una marcata preponderanza di toni scuri e un effetto nebbia che avvolge tutte le sequenze in esterno che contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e carica di tensione, ulteriormente arricchita da una colonna sonora decisamente azzeccata.
In Breve: The Dark Pictures: Little Hope è, sia per quanto riguarda la componente tecnica che quella ludica, un passo in avanti rispetto a Man of Medan. Le modifiche non stravolgono l’esperienza di gioco, ma la rendono complessivamente più piacevole. La trama è ben congegnata con numerose diramazioni che conducono a un colpo di scena che, e qui entra in campo il parere soggettivo di chiunque vivrà l’avventura di Andrew, Angela, Daniel, Taylor e John, può essere considerato sia azzeccato che deludente. Personalmente ho apprezzato l’idea di fondo e la soluzione adottata per il finale e, dopo aver trascorso qualche ora tra la nebbia, sono curioso di vedere cosa ci proporrà il Curatore per il terzo capitolo della serie.
Piattaforma di Prova: PlayStation 4
Com’è, Come Gira: Non ho incontrato particolari problemi con un incedere fluido, nessun bug di rilievo e una ventola che non è mai entrata in modalità “motore d’aereo”.
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