While We Wait Here – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Bad Vices Games torna alla ribalta con While We Wait Here, un thriller psicologico discostato completamente dai temi horror di Ravenous Devils, il gestionale orrorifico pubblicato nel 2022.

Sviluppatore: / Publisher: Bad Vices Games / Bad Vices Games Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC Data d’uscita: Già disponibile

Se il mondo potesse dire che sta morendo, cosa asserirebbe? Che è contento? Che va bene così? Non ne ho idea. Di sicuro, a urlare e a piangere sarebbero i suoi abitanti, gli esseri umani, assorbiti da quale telefono comprare, da che fare il sabato sera, cosa mettersi e cosa mangiare. Completamente disintegrati da una società che non vede l’ora di mostrare quanto sia effettivamente pesante doversi creare un futuro per stare al passo con gli altri. È sottolineato sin dall’inizio dall’avventura, d’altronde: amabilmente diretto nel dire le cose, Bad Vices Games è uno studio composto da due persone che di horror ne sanno a palate. In comune con loro ho la spasmodica attesa di Nosferatu di Robert Eggers, uno dei miei autori preferiti, certo che riportare in auge quella pellicola possa effettivamente ridare ulteriore meraviglia a un cattivo, il conte Orlok, che in tanti abbiamo dimenticato.

Tuttavia, While We Wait Here ben poco c’entra con Eggers e Nosferatu. Una parte di me vorrebbe vedere il team supportato da qualcuno che possa dare loro ancora più soldi per sviluppare le idee presenti in quelle loro testoline. Esse sono presenti, sono tante, alcune di esse sono ottime. Tornando alla nuova produzione, però, l’ambientazione è ben diversa da quella della Londra vittoriana, costantemente in crisi d’identità, dagli omicidi che l’hanno sconvolta e da un barbiere, magari quello di Fleet Street, desideroso di vedere massacrate le persone al suono di qualche bella canzone drammatica e sfrafottente.

CALIFORNIAAAAAA… NO, NON PROPRIO

Comunque, non siamo a Londra. Siamo negli Stati Uniti, in un posto della West Coast, in un diner. Non come clienti, bensì come gestori. Sapete, no, quanto è lunga la Route 66? È piena zeppa di personaggi di dubbio gusto, di allevatori, di motociclisti, di ubriaconi e molto altro. Poi, però, ci sono due giovani sposini che stanno gestendo l’attività di famiglia mentre là fuori qualcosa sta annientando il mondo e no, non è la TARI e non è neppure Equitalia. Si tratta della fine del mondo, dell’apocalissi e della distruzione di ogni cosa. Che romantico vedere il pianeta detonare ascoltando “Second Nature” di Bon Iver; dà quel tocco di malinconia e di essere vicini davvero al Creatore sotto qualsiasi punto di vista. A parte questo, meglio non divagare: meglio concentrarsi sui nostri giovani protagonisti, a non far bruciare i pancake e a servire il Bourbon giusto.

Cliff, hai qualcosa sull’occhio.

Cliff e Nora, i nostri gestori del diner, si sono appunto sposati da poco. Nora ha conosciuto Cliff in un turno di lavoro qualsiasi, quando ancora la tavola calda ospitava ben più dei classici clienti provenienti un po’ da altri luoghi degli Stati Uniti, intenzionati a scoprire cosa possa offrire la West Coast. La produzione dona, in tal senso, un senso aspro e brutale dell’America, calando i giocatori in una società travolta e stanca. Lo si nota sin dal primo momento, quando si comprende che il mondo là fuori è un inferno, invece che il purgatorio. In tal senso, While We Wait Here è una produzione intellettuale. Senza fare spoiler, il team ha spostato la cinepresa su cosa accade all’interno del diner, parlando anche di coloro che sono considerati, a tutti gli effetti, come gli ultimi della storia.

Se il mondo potesse dire che sta morendo, cosa asserirebbe? Che è contento? Che va bene così? Non ne ho idea

La trama non è affatto banale: racconta uno spaccato esistenziale di due persone che non vogliono le stesse cose. Il gioco mette in mostra il loro desiderio reale, quello dell’evasione l’uno dall’altra, e dà un insegnamento interessante: lasciare che le cose si curino, cercando di aggiustarle. Cosa ho apprezzato molto, e che avrei voluto vedere maggiormente se l’opera fosse durata qualcosina in più, è come si sono evolute le trame con gli altri comprimari. Chiacchierare diventa, dunque, una forma interessante per carpire al meglio cosa provano e sentono i protagonisti. Rispetto a Ravenous Devils, While We Wait Here è totalmente incentrato sulla storia. Ma no, sia chiaro: non è solamente questo.

CUCINARE IN WHILE WE WAIT HERE

Abbandonate le forbici con cui assassinare un cliente e lasciata da parte la torta piena zeppa di resti umani, Bad Vices Games torna a una realtà molto più comune e meno orrorifica. Il gameplay è focalizzato sulla preparazione di pietanze di vario genere nel pieno stile statunitense. Sono presenti i già citati puncake, gli hamburger, i cheeseburger con patatine fritte, i milkshake, nonché il caffè riscaldato e tanto altro. Se leggendo alcune delle pietanze che è possibile preparare vi è venuta fame, posso capirlo: immaginate scriverne. In Ravenous Devils le preparazioni si svolgevano a tempo, perciò si doveva essere super organizzati per arrivare a uccidere i clienti, disfarsi dei corpi e poi concentrarsi su altro. Ebbene, l’idea alla base ora è molto più chill e meno ansiogena. Ammetto, comunque, che avrei trovato azzeccata la presenza di un trial and error per incentivare ancora di più la preparazione dei piatti e per cercare, in tal senso, di realizzarli nel meno tempo possibile.

Il diner era davvero splendido, un tempo.

La produzione spiega come realizzarli attraverso un menù fisico da consultare ogni volta che si desidera, con ingredienti talvolta sparsi nel frigorifero e nel freezer nel magazzino adiacente alla toilet. L’inventiva, dunque, non manca affatto e ce n’è in abbondanza. La struttura di gioco, seppure limata in questo nuovo progetto, ha comunque un buon ritmo. Quando arriveranno tanti ordini contemporaneamente, sarà sicuramente dura stare dietro a tutto.

In un modo o nell’altro, i finali sono sia agrodolci che bellini, cosa non affatto scontata in un’avventura story-driven

È comunque il bello della produzione, che sia sul senso estetico che grafico ha un suo fascino. Cosa manca, dunque, alla produzione? Lo ammetto: un minutaggio maggiore. Avrei davvero voluto durasse qualche ora in più soprattutto per riuscire a incastrare al meglio ogni vicenda, soprattutto per arricchire la trama. È un videogioco che, considerando il costo, può comunque tenere compagnia per due orette, ma anche tre se si decide di dedicarsi a ogni arco narrativo offerto. In un modo o nell’altro, i finali sono sia agrodolci che bellini, cosa non affatto scontata in un’avventura story-driven.

In Breve: While We Wait Here racconta una storia piacevolissima. Nonostante l’assenza di un trial and error che avrei trovato molto azzeccato all’interno del titolo, anche le parti dedicate alla preparazione di piatti sono ben integrate. Il pro assoluto va al doppiaggio e alle atmosfere. Ho sempre sognato di preparare puncake mentre là fuori il mondo si sta disintegrando.

Piattaforma di Gioco: PC
Configurazione di Prova: i5-12400F, 16 GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, come gira: Sulla mia configurazione ottimamente. Nessun bug da segnalare.

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Pro

  • Finali agrodolci e d'impatto / Un bel quadro della società statunitense / Costa poco, molto poco / Cucinare è piacevole...

Contro

  • ... peccato che duri molto poco / L'assenza di un elemento trail and error è pesantuccio
7.5

Buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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