BATTLEGROUNDS LA BUTTA IN CACIARA, SOSTITUENDO LO PSEUDO-REALISMO DELLA LINEA 2K CON DEI PUPAZZONI CARICATURALI CHE SEGUONO MOSSE ACROBATICHE A DIVERSI METRI DI ALTEZZA SOPRA IL RING

I wrestler non ancora sbloccati sono rappresentati all’interno della confezione, come fossero action figure.
Torniamo alla modalità Campagna cui accennavo prima. Le basi sono anche interessanti, con una trama raccontata da fumetti simil-manga in cui Paul Heyman e Stone Cold Steve Austin fondano un nuovo brand della WWE, tra prese in giro al proprietario della WWE e strizzate d’occhio ai fan. Peccato che la progressione sia affidata a una serie di personaggi creati ex novo che puzzano di modello generico al primo sguardo e si barcamenano in una sequenza di match senza pathos né epica, tutti un po’ uguali tra loro, in cui è difficile trovare stimoli per spingere il proprio pupillo vero i vertici della federazione.

Solo alcuni wrestler come Undertaker godono in una minima personalizzazione, gli altri sono caratterizzati in blocco.
Un po’ più interessante è invece la modalità King of the Battlegrounds, una sorta di Royal Rumble online in cui i nuovi sfidanti spawnano dentro il ring subito dopo l’eliminazione di un partecipante e l’obiettivo è sopravvivere quanto più a lungo possibile tra le corde; per il resto ci si trova di fronte alle classiche esibizioni con poche tipologie di match selezionabili, oltre ad un torneo che è solo un collage di combattimenti uno in fila all’altro.
TUTTO MUSCOLI E NIENTE CERVELLO
Dopo l’inevitabile subentro della noia, quel che resta di WWE Battlegrounds è una manciata di buone idee che non hanno trovato sviluppo. Il cambio di registro verso un approccio più arcade e leggero si è rivelato perfetto, peccato non si sia deciso di portare l’idea più in profondità.
DOPO L’INEVITABILE ARRIVO DELLA NOIA, QUEL CHE RESTA DI WWE BATTLEGROUNDS È UNA MANCIATA DI BUONE IDEE CHE NON HANNO TROVATO SVILUPPO
In breve: Un’ottima idea e tanta, tanta, tanta ripetitività. Il cambio di stile e ambientazione poteva portare una benefica boccata d’aria fresca al wrestling WWE prodotto da 2K, invece il gioco realizzato da Saber si è perso a causa di un’eccessiva banalizzazione degli stili di lotta accompagnata da un sistema di microtransazioni parecchio invasivo. Per sbloccare tutto bisogna giocare tanto, ma la voglia passa dopo le prime 2-3 ore di gioco, quando al divertimento subentra la sensazione di aver già visto tutto ciò che c’era da vedere. Peccato, perché il potenziale ci sarebbe stato: sempre colpa dell’avidità.
Piattaforma di Prova: PlayStation 4
Com’è, Come Gira: Come sempre con PS4, aggiornamento ventole: nessun jet ha preso il volo nel mio salotto durante la prova. Qualche caricamento di troppo (da interrompere prendo X, mannaggia a Saber), ma a parte questo fila via liscio, sfoggiando anche una grafica più che discreta.
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