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Overwatch

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Overwatch - Anteprima

Sono passati molti anni dall’ultima vera nuova IP realizzata negli studi di Blizzard Entertainment, da quando sul finire del secolo scorso la software house californiana pubblicò lo strategico in tempo reale StarCraft. Da quel 1998 ne è passata di acqua sotto i ponti, abbiamo assistito alla release di due episodi della serie Diablo, del terzo capitolo di Warcraft, di quel rivoluzionario World of Warcraft, di StarCraft II, e di innumerevoli espansioni dedicate a tutti questi titoli appena citati. Da qualche tempo, poi, Blizzard si è lanciata a capofitto nell’universo dei giochi free to play, con Hearthstone: Heroes of Warcraft prima, e Heroes of the Storm poi. Tuttavia, se si esclude il mai nato progetto Titan, di nuove IP in questi diciassette anni non se n’è vista nemmeno l’ombra: tutti i prodotti lanciati sul mercato gravitano, chi più e chi meno, nell’orbita di quella trinità formata da Diablo, StarCraft e Warcraft che abbiamo avuto modo di apprezzare nel corso dei decenni.

Finalmente l’attesa per un titolo inedito, sia nella forma che nella sostanza, è terminata. Overwatch si discosta dal terzetto che ha fatto la fortuna della casa di Irvine per andare a creare un nuovo universo narrativo, un’ambientazione futuristica che vede la Terra rinascere dalle ceneri di un conflitto contro un’intelligenza artificiale che minacciava di porre fine all’umanità. Risolutiva per la fine della crisi fu la task force internazionale che dà il nome al gioco, un’organizzazione costituita da eroi provenienti da ogni angolo del pianeta. Il gruppo Overwatch venne sciolto alla fine della guerra, ma questo non ha impedito ai suoi componenti di continuare a combattere: il tutto viene trasposto in ambito ludico sotto forma di uno sparatutto in soggettiva multiplayer in cui i giocatori, divisi in due squadre da sei, possono impersonare uno dei tanti eroi a disposizione.
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Una volta messo piede sui server che stanno ospitando la fase di closed beta, ciò che salta subito all’occhio è la schermata di selezione dell’avatar del giocatore, con gli eroi divisi in quattro classi di specializzazione: attacco, difesa, tank e supporto. Sembra di trovarsi di fronte a un MOBA, e i parallelismi con League of Legends, Dota 2 o Heroes of the Storm non si fermano qui: basta una rapida occhiata alle schede dei personaggi per scoprire che sono tutti dotati di tre o quattro abilità distintive, compresa una potentissima ultimate che si carica infliggendo o subendo danni e che, se utilizzata con criterio, è in grado di imprimere una svolta netta alle sorti dello scontro. Impossibile non citare, poi, la cura per il character design a cui Blizzard ci ha da sempre abituato, design che non si ferma al solo profilo prettamente estetico, ma che sfocia in geniali applicazioni di gameplay, come quello che è diventato a mani basse il mio personaggio preferito: Lúcio, un brasiliano un po’ DJ e un po’ skater che armato di pistola sonica veste i panni di un bardo futuristico, potenziando gli alleati che lo circondano con due tipologie di tracce musicali, una che velocizza i movimenti dei compagni di squadra e un’altra che li cura periodicamente.

Sembra di trovarsi di fronte a un MOBA, e i parallelismi con League of Legends, Dota 2 o Heroes of the Storm non si fermano qui

Nel bel mezzo di un match, però, non è un MOBA che balza alla mente, bensì un altro FPS a squadre: Team Fortress 2. Il feeling generale è molto simile a quello dello sparatuttto sviluppato da Valve, seppur con i dovuti distinguo: Team Fortress 2 mette sul piatto solamente nove classi di personaggi, Overwatch ne propone più del doppio riuscendo a garantire un ventaglio di opzioni decisamente più ampio. Un’altra differenza degna di nota è rappresentata da una maggiore enfasi da parte dello shooter di Blizzard sulla verticalità delle mappe: gli scontri si svolgono spesso su più livelli, un particolare non di poco conto, soprattutto se si considera che alcuni eroi possono sfruttare più di altri le tre dimensioni, come Pharah, che porta un jetpack sulle spalle, o Widowmaker che con il suo rampino può arrampicarsi sugli edifici e arrivare in posti altrimenti irraggiungibili. Da Team Fortress 2, inoltre, Overwatch prende in prestito una modalità di gioco: la “Corsa dei carrelli”, che qui assume il nome di “Trasporto”, in cui la squadra attaccante deve riuscire a scortare un obiettivo mobile nella base avversaria lungo un tracciato prestabilito. Purtroppo sul fronte delle modalità non viene offerto molto da questa beta: oltre a quella appena citata ne è presente soltanto una più classica in cui le due squadre si alternano nella conquista e nella difesa di obiettivi posizionati all’interno delle mappe. C’è anche l’opportunità di partecipare a delle schermaglie all’ultimo frag, possibilità che purtroppo è limitata soltanto all’allenamento in singolo con i bot.
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I problemi di bilanciamento tipici dei giochi Blizzard, invece, non mancano. È vero, stiamo parlando di una beta, e lo scopo di queste fasi di testing è proprio quello di evidenziare le diverse criticità che affliggono un gioco, detto questo, non si può non trascurare il fatto che a oggi alcuni personaggi hanno una marcia in più, come Reinhardt, un tank che può coprire buona parte dello schermo con il suo resistentissimo scudo e proteggere l’avanzata degli alleati, o Roadhog, un colosso dotato di fin troppa salute che può anche rigenerare quasi istantaneamente con una delle sue abilità, per non parlare della micidiale torretta schierabile dal meccanico Torbjörn.

C’è ancora molto lavoro di limatura da fare ma i ragazzi di Blizzard hanno sempre saputo ascoltare i suggerimenti della community

Insomma, c’è ancora molto lavoro di limatura da fare ma i ragazzi di Blizzard hanno sempre saputo ascoltare i suggerimenti della community quindi è solo questione di tempo prima che venga trovato il giusto equilibrio tra gli eroi in gioco. Durante la beta non ho potuto fare a meno di notare l’assenza di un collante che sia in grado di tenere in piedi l’intera baracca: non essendo stato implementato un sistema di progressione del profilo del giocatore, al momento tutti i match sono un po’ fini a loro stessi. Non si sa ancora in che modo Blizzard abbia deciso di muoversi in questo senso, tuttavia è già possibile scorgere almeno una meccanica che con buona probabilità andrà a costituire l’ossatura di questa compagine. Al termine di ogni partita vengono sintetizzate alcune delle statistiche principali che hanno caratterizzato lo scontro, come i danni causati da un determinato giocatore, o il punteggio più elevato ottenuto nelle fasi di conquista degli obiettivi: a questo punto gli utenti hanno la possibilità di votare quella che secondo loro è stata l’azione che più di tutte è riuscita a dare un’impronta al match. Allo stato attuale questa scelta non porta nessun beneficio al vincitore, ma non è difficile immaginare una progressione del profilo o un sistema di ricompense incentrati anche su questi encomi concessi dai giocatori.

Tirando le somme, Overwatch sembra essere un prodotto con cui Blizzard ha intenzione di rivolgersi a tutti coloro i quali sono alla ricerca di un titolo multiplayer immediato ma al contempo capace di offrire un’esperienza varia e profonda. L’aver implementato elementi dal mondo dei MOBA, poi, potrebbe riuscire a trovare il favore di quei giocatori che da sempre hanno visto con interesse questa tipologia di giochi, senza però essersi mai avvicinati seriamente, magari perché scoraggiati da una complessità elevata e una conseguente curva di apprendimento decisamente ripida. C’è ancora un bel po’ di lavoro da fare, soprattutto sul fronte del bilanciamento, al momento unico vero nota dolente del gioco, ma Overwatch ha tutte le carte in regola per riuscire a imporsi sulla scena degli shooter competitivi.

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