Generazione 56K – Prima Stagione – Recensione

A distanza di circa quattro anni dall’infelice esordio al cinema dei The Jackal con AFMV, il gruppo di videomaker ci riprova, questa volta in collaborazione con Cattleya e Netflix per un prodotto seriale che rievoca la nostalgia degli anni ’90: Generazione 56k.

Ma ancor più della nostalgia degli anni ’90 e delle canzoni degli 883, Generazione 56K celebra la lentezza, veicolando come da titolo le prime “scatolette” modem da 56K, apparato a proposito del quale chiunque abbia vissuto quel periodo ha aneddoti e simili da raccontare: minuti interminabili di connessione, la barra di progressione che continua a illuderci che presto potremo navigare e le raccomandazioni dei nostri genitori che “se ti connetti dopo le 20:00 si paga di meno”.

Insomma, se ripensiamo a come si navigava su internet vent’anni fa, viene da mettersi le mani nei capelli: concretamente stiamo parlando di un altro mondo, un mondo senza motori di ricerca, dove per fare una telefonata per strada bisogna trovare una cabina telefonica, e assicurarsi di avere qualche spicciolo in tasca o una scheda telefonica, dove a scuola si spacciano i floppy, che contavano appena 1,4 MB di spazio ma che all’epoca erano abbastanza per portare a casa dell’amico i primi giochini in Flash o qualche immagine recuperata da WinMX in risoluzione bassissima.

generazione 56k recensione

Insomma, se il focus tecnologico è ben inquadrato, attorno bisogna costruirci la storia, e questa è una delle più abusate, ma anche semplici nella narrazione: due ragazzi si incontrano in un pub e passano la serata assieme. Lei si ricorda di lui, ma lui no. Da piccoli andavano a scuola assieme e lei era infatuata di quel bambino biondo. Nel rincorrersi al giorno d’oggi, per rievocare un sentimento sopito dagli anni e dalla vita adulta, la narrazione alterna i due piani temporali, il più delle volte per far coincidere situazione e snodi particolari che se isolati non avrebbero un terreno d’appoggio adeguato per essere coerenti.

una serie che celebra la nostalgia quanto la lentezza con cui si affrontavano le giornate alla fine degli anni ’90

Nel fare un grande applauso allo storico regista dei The Jackal, Francesco Ebbasta, capace di regalare un ritmo e delle cornici tecniche di grande prestigio, nel suo complesso Generazione 56K non è una produzione seriale esente da difetti che risaltano in particolare dove il contesto funziona bene, perché in mezzo a cristallina pace un improvviso inciampo rimbomba tanto più fragorosamente. Il problema principale è l’equilibrio e lo spazio che condividono i due tempi narrativi: se le sezioni ambientate nel 1998 sono quelle più fresche, divertenti e tenere – proprio per la graziosa interpretazioni delle controparti giovani degli attori protagonisti – quando poi il focus si sposta ai giorni nostri, i protagonisti adulti non sono altro che il prodotto della loro infanzia. Magari voi direte che è giustamente così, ma la sensazione è che tutti i personaggi siano in un punto di arrivo e non nel pieno di una ritrovata maturazione, eppure parliamo di ragazzi di 30 anni, tra chi cerca una relazione stabile, chi di avere dei figli e chi appunto cerca di ritrovare il suo passato per ricostruire qualcosa di forte per vivere oggi.

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Tante sono le metafore narrative su cui appoggiarsi, come il fatto che Daniel, il protagonista, ora è un programmatore di App per smartphone e plasma la sua creatività con gli eventi quotidiani, come anche Matilda, restauratrice, lavora in una bottega ma sogna l’aria ispiratrice delle strade di Parigi e il vicino matrimonio con lo storico fidanzato la mette in crisi. Amori, amicizia, famiglia e scelte che cambiano il corso della nostra esistenza. Generazione 56K è questo e nulla più, ed è sinceramente un peccato perché nelle otto puntate che compongono questa stagione si è intravisto del buon materiale, anche se relegato tutto alla parentesi del passato.

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Un’ulteriore stagione per aggiustare il tiro penso possa inquadrare al meglio il racconto e amalgamare meglio l’aspetto nostalgico con la necessità di ogni singolo di modellare il proprio futuro, presto o tardi che sia.

VOTO 6.5

generazione 56k recensioneGenere: sentimentale, commedia, drama
Publisher: Netflix
Regia: Francesco Ebbasta
Colonna Sonora: vari
Interpreti: Angelo Spagnoletti, Cristina Cappelli, Gianluca Fru, Fabio Balsamo, Claudia Tranchese
Durata: 8 episodi

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