La morte come scoperta – Editoriale

Se c’è una novità che negli ultimi anni ha fatto capolino nell’industria come nelle meccaniche del videogioco, è quella di rivalutare la brutta e sconsolata schermata di Game Over che sanciva una pernacchia sonora a chiunque si trovava dall’altra parte dello schermo: utente, sei uno schiappa, hai perso.

you are dead

Un po’ con l’imposizione ed evoluzione della saga di Dark Souls e di altri videogiochi affini allo stesso genere, un po’ con una ritrovata passione per i roguelite, esplosa quasi forzatamente durante il primo lockdown, momento perfetto per recuperare film, letture e videogiochi lasciati in sospeso, affermare che oggi il valore di quel Game Over sia profondamente mutato non è certo qualcosa di controverso. Mi sono accorto del valore di questo cambiamento proprio in questi giorni in cui si prepara ad arrivare Deathloop, dove il valore stesso della morte è di forte impatto, quasi necessaria per progredire nella trama e cercare di uscire dal loop infernale, ma di questo gioco in particolare ci sarà modo e tempo per parlarne.

Tornando indietro negli anni, con dei pixel schizzati con forza sullo schermo a formare la scritta You Died si completava la triste esperienza del cadetto Leon S. Kennedy nella rigogliosa e mostruosa cittadina di Raccoon City a cui faceva seguito la triste realtà di non essere bravo, o forse più semplicemente all’epoca della prima volta che ci giocai il vero problema era non avere ancora ben chiari i tank control. In altri lidi, ci pensava il buon Colonnello Campbell a urlare il nome di Snake quando lo stesso si trovava ferito a morte, accasciato al suolo, colpito dai freddi e chirurgici colpi di Sniper Wolf. Erano altri tempi dove la sconfitta era sinonimo di incompetenza, capace di gettare nello sconforto e dare un messaggio chiaro al videogiocatore.

game over MGS

Negli anni questo concetto è cambiato, mutato, il Game Over diventato alla stregua di una determinata fase di un tutorial, un passaggio necessario, tanto che in alcuni giochi si ottiene addirittura un achievement per essere caduti davanti ai colpi dei nemici.La morte dunque diventa non più sconforto, bensì accresce la comprensione del gioco come delle sue stesse meccaniche. Nei soulslike perdere è necessario per arrivare alla perfezione, affilando istinto, sensi e padronanza delle nostre abilità, un limpido invito a non arrendersi.

DA INDICAZIONE DI FALLIMENTO, LA SCHERMATA DEL GAME OVER È DIVENTATA UN INVITO A MIGLIORARSI, ADDIRITTURA A VOLTE UN MEZZO PER PROGREDIRE

Altra storia, stesso concetto ma contestualizzato in modo diverso per i roguelite o per titoli che al concetto della morte aggiunge un pizzico di lore: in ScourgeBringer alla morte rinasciamo all’albero risuonante, in Hades la sconfitta ci porta ad annegare ed emergerenel nostro stesso sangue per tentare la scalata e relativa fuga dagli inferi. Nel recente Returnal o il prossimo Deathloop addirittura viviamo intere sequenze temporali mentre siamo chiusi un un loop che ripetiamo allo sfinimento: criceti costretti a correre sulla stessa ruota per ore, giorni, settimane, trovando quella falla nel sistema per poter fuggire. E proprio in Deathloop la morte è utile strumento per approfondire la conoscenza, inizialmente per forza di cose limitata, dei bersagli da sconfiggere e così tentare di rompere il cerchio.

returnal recensione

Oggi in qualche modo quello della difficoltà standard nei videogiochi è un cruccio che – da queste parti – trattiamo nei diversi pro e contro nelle apposite recensioni: quella che ci sembra essere una difficoltà standard tarata verso il basso riceve immediatamente il nostro incoraggiamento ad affrontare il titolo a difficile. Siamo adulti, cresciuti – e si spera vaccinati, in tutti i sensi – e non abbiamo più pantaloncini rotti e sporchi con qualche moneta 500 Lire in tasca da inserire in qualche cabinato, dove il Game Over si prepara a minacciarci con un inesorabile countdown: oggi accogliamo quella schermata come una lezioncina, una sfida verso noi stessi, deporre le armi per capire gli errori della partita precedente e per l’appunto, affilare la nostra tecnica.

Che sia grazie ai souls o altri giochi, oppure una stessa evoluzione del videoludico per stimolare nuove e diverse emozioni, sta di fatto che oggi conviviamo in modo più tranquillo con quel game over, lo guardiamo come un grosso drago da sconfiggere, mentre tentiamo per l’ennesima volta quel colpo, sperando che la palla possa andare in buco grazie al nostro swing.

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