“La gente della notte fa lavori strani, certi uccidono mostri fino all’indomani”. Questo cantava il bardo Sir Youngeights per incoraggiare le truppe in Age of Darkness: Final Stand.
Sviluppatore / Publisher: PlaySide / Team17 Prezzo: 21,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: Già disponibile (Accesso Anticipato)
“Prima di cominciare, è importante che tu capisca che questo non è un gioco facile.” Uomo avvisato, mezzo salvato. Questo l’alert anche troppo ottimistico che ci accoglie quando avviamo Age of Darkness: Final Stand, perfido mix tra survival real time strategy e tower defense ambientato in un cupissimo mondo fantasy, sviluppato da PlaySide e pubblicato da Team17.
AVETE PAURA DEL BUIO?
In una landa senza nome, le forze delle tenebre hanno preso il sopravvento e gli uomini si sono rintanati in una piccola roccaforte, continuamente minacciata dalle mostruose creature. Ma con l’arrivo dell’Eroe, la forza della Luce può prevalere sull’oscurità. La speranza si riaccende, gli abitanti si dividono i compiti: chi raccoglie materiali, chi si addestra all’arte del combattimento, chi costruisce nuove strutture, chi studia nuove tecnologie, tutti pronti per lo scontro finale.
Iniziamo così al centro di una grande mappa generata proceduralmente con il nostro Eroe, tre soldati, due arcieri e una modesta fortezza. Inizialmente dobbiamo aumentare la popolazione del nostro minuscolo regno, e questo non avviene facendo accoppiare le nostre truppe senza sosta ma direttamente costruendo capanne, le quali necessitano di materiali come legno e pietra, nonché di moneta sonante per pagare gli operai, che a loro volta vanno sfamati con grano da coltivare. E così ci troviamo di fronte al classico city builder, con tutte le sfide del caso: raccolta di risorse, costruzione di edifici, assegnazione di ruoli alla popolazione, gestione dell’economia, upgrade e riparazioni delle strutture.
DI GIORNO LEONI, DI NOTTE…
Mentre la plebe lavora con sollecitudine, l’Eroe e il suo piccolo esercito non stanno certo con le mani in mano ma si dedicano all’esplorazione delle terre circostanti, azione fondamentale sia per dipanare la fog of war – qui rappresentata dalle tenebre – e permettere di espandere la nostra colonia, sia per attaccare le creature del buio durante il giorno, quando sono più deboli, e confinarle quanto più lontano possibile dal nostro insediamento. Poi arriva la notte, e cambia tutto.
Se con l’aiuto del sole possiamo scorrazzare ed expare piuttosto impunemente, al tramonto i mostri diventano più audaci, forti e aggressivi, e tenteranno di invadere i nostri territori. Siamo obbligati a cambiare strategia abbandonando l’espansionismo diurno in favore di una difesa dei confini, aspettando un’alba che non sembra mai arrivare. E non finisce qui: non tutte le notti sono uguali, e durante la temutissima Death Night, centinaia di creature si muovono compatte per sterminare fino all’ultimo umano, in uno scontro campale che ci vede anche penalizzati con debuff casuali, premiandoci però con preziosi perk in caso di sopravvivenza, per arrivare più forti al prossimo tramonto.
IN AGE OF DARKNESS NON SONO MILIARDI MA POCO CI MANCA
Il concept è costruito sulle stesse fondamenta di They Are Billions, ma PlaySide non si è limitata a sostituire gli zombie con le creature del buio, aggiungendo importanti elementi quali gli eroi – solo uno al momento, ma altri sono in arrivo – liberamente ispirati a Warcraft 3, e l’alternarsi del giorno con la notte, caratteristica tutt’altro che meramente estetica visto l’importante sbilanciamento tattico che comporta. Ciò che accomuna Age of Darkess: Final Stand con il survival di Numantian Games è l’incredibile quantità di mostri che ci attaccano contemporaneamente. Non sono i “Billions” del titolo, ma gli sviluppatori dichiarano che il motore grafico riesce a gestirne oltre settantamila. Personalmente non li ho contati, e devo dire che ne sono bastati molti meno per radere al suolo le mie basi, ma in ogni caso ne ho visti muoversi contemporaneamente sullo schermo diverse centinaia.
OK, MA HO SOLO DUE MANI
I controlli sono quelli classici del genere: una mano sul mouse per selezionare e muovere le truppe, ordinando loro di perlustrare o attaccare, una mano sui tasti freccia per spostare la telecamera, che può essere zoomata con la rotellina, e una mano sulla parte sinistra della tastiera per gli ordini veloci, fondamentali per gestire le situazioni più concitate. Come dite? Avete contato tre mani? Già, per avere qualche chance di sopravvivere è richiesta una certa abilità manuale ma soprattutto mentale, per lavorare in multitasking con la sinistra che corre lungo la tastiera come in un furioso assolo di pianoforte.
Combattere su più fronti, costruire, reclutare, gestire le skill dell’Eroe, upgradare e riparare allo stesso tempo è fondamentale. Ovviamente tutte le azioni rapide possono anche essere eseguite a colpi di mouse, e all’inizio non si sente il bisogno vitale di utilizzare le varie shortcut. Vi consiglio invece di impararle al più presto altrimenti alla prima Death Night sarete meri spettatori dello scempio perpetrato alla vostra ridente cittadella. Ritorna così l’incubo – per restare in tema – da me vissuto durante i patetici tentativi di distinguermi nelle competitive di Starcraft II, altro gioco il cui micro management ha fatto emergere la mia macro inadeguatezza.
HO AVUTO UNA NOTTATACCIA
Non mi vergogno di ammettere che mi ci sono volute quasi quattro ore di gioco solo per acquisire la confidenza con i controlli e la strategia di sviluppo della città necessarie per consentirmi di sopravvivere alla prima Death Night al livello di difficoltà consigliato di default. Ne esistono altri tre più ardui. Dal punto di vista artistico l’ho trovato molto ben realizzato, e se la grafica la potete vedere anche nelle foto e nei video, ciò che mi preme dirvi è che anche nel caos tutti i mostri sono ben visibili, con un leggero contorno rosso a metterli in risalto qualora fossero nascosti da un elemento del territorio. Dettaglio importantissimo che ci consente di avere la situazione sotto controllo nei limiti del possibile.
Per contro, la generazione procedurale del terreno crea alcune situazioni di partenza decisamente più favorevoli di altre in termini di reperibilità delle risorse e conformazione del terreno, ma questo è un problema comune a tutti i giochi che non si svolgano su mappe disegnate a mano. Insomma, Age of Darkness: Final Stand è un Accesso Anticipato di quelli che promettono bene: per ora la varietà in termini di unità ed edifici non è incredibile e l’azione tende ad essere un po’ ripetitiva, ma siamo sicuri che col tempo Playside integrerà queste mancanze. Molto buono anche il comparto grafico, generalmente solido a dispetto della notevole quantità di unità a schermo anche su una configurazione che inizia a mostrare i suoi annetti.