Questi tre giorni passati nell’Interregno mi hanno lasciata a bocca aperta. Ma per quanto desideri stendere un trattato sulle emozioni provate dal primo “Start” fino all’ultimo “Esci”, viste le perplessità che imperversano sulla rete penso che sia meglio provare a fugare alcuni dei dubbi più comuni su Elden Ring. Mettetevi comodi.
Sviluppatore / Publisher: From Software / Bandai Namco Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo / PvP online PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 25 febbraio 2022
Sono le 07:00 di mattina del 5 novembre, senza neanche il bisogno di una goccia di caffè in corpo per tenermi sveglia, quando avvio per la prima volta Elden Ring sulla PlayStation 5 con più domande che certezze. La presentazione per la stampa gentilmente offerta da Bandai Namco l’ho vista qualche giorno prima, certo, ma sembra che la nuova creatura di From Software sia un po’ come la trama di ogni Souls che si rispetti: fitta, profonda e tutt’altro che alla luce del sole.
Questo significa solamente una cosa, per me, ossia chiudermi nell’Interregno per tutto il fine settimana per scandagliarne ogni angolo, alla ricerca di quanti più segreti possibile. Il fatto che dopo tre giorni io abbia il dubbio di essermene lasciati ancora chissà quanti alle spalle dovrebbe già darvi una prima idea di quanto ricca e sorprendente si sia rivelata questa demo.
L’APPROCCIO OPEN WORLD DI ELDEN RING
Penso di non essere la sola ad aver alzato un sopracciglio quando la natura Open World di Elden Ring è stata svelata al pubblico. Che fosse per scetticismo o pura curiosità, in tanti come me si sono subito chiesti come il team di sviluppo giapponese avrebbe affrontato questa nuova sfida così lontana dai suoi precedenti titoli. E poco ha importato l’indubbia capacità di sperimentazione dimostrata con l’uscita di Sekiro, fino a questo momento il titolo “meno Souls” del papà del Souls, perché il mondo aperto è tutta un’altra bestia nel mondo videoludico e l’errore è davvero dietro l’angolo, pronto a svuotare tutto di significato all’aumentare dei metri chilometri quadrati di superficie calpestabile. Lasciate dunque che risponda subito con un secco “No” alla più popolare delle domande dal giorno del reveal, ossia “L’Open World avrà ucciso il leggendario Level Design a’ la Hidetaka Miyazaki?”.
Depennate dalla lista dei vostri peggiori incubi le fetch quest, i chilometri da percorrere attraverso lande desolate solo per fare dal punto A al punto B e il copia-incolla di accampamenti con la solita selezione di quattro o cinque combinazioni degli stessi nemici. L’Interregno è un mondo vivo, un concentrato di sorprese che aspettano soltanto che un Senzaluce le porti allo scoperto. Nonostante la porzione di mappa visitabile nella demo fosse piuttosto grande, la quantità di catacombe, miniere, caverne, rovine e gallerie (alla quale va aggiunta una parte del Castello Grantempesta, che ha conservato intatta tutta la magia di spazi stretti, scale e corridoi stracolmi di pericoli) ha superato qualsiasi mia più rosea previsione sull’effettiva varietà delle attività da intraprendere e sulla qualità della costruzione stessa del mondo.
Ognuna delle aree che vedremo nella distanza sarà esplorabile, anche se con diversi livelli di accessibilità

Nei Luoghi di Grazia possiamo salire di livello, cambiare magie, miracoli e Ceneri di Guerra e far scorrere il tempo.
Ma qual è la ricompensa per essere dei provetti esploratori? La risposta varia dalla zona scoperta, naturalmente, e può andare dai forzieri ricchi di armature, skill e armi fino a boss e miniboss dalle forme dalla difficoltà estremamente variabili. Sono stati proprio questi ultimi un’altra delle piacevoli sorprese della demo di Elden Ring. From Software sembra essersi decisamente impegnata per offrire ai giocatori una soddisfacente quantità di sfide adatte ad ogni palato, tanto nelle zone chiuse e più remote che nel bel mezzo della mappa.
TRA UNA PASSEGGIATA E UNA GALOPPATA, MI SONO TROVATA SPESSO AL COSPETTO DI AVVERSARI TEMIBILI, COME PIANTE GIGANTI SPUTAVELENO E IMPONENTI VIVERNE
IN UNA SCALA DA DARK SOULS A SEKIRO…
Abbiamo accennato prima alle animazioni e a quanto queste, specialmente per certi tipi di attacchi (nostri e dei nemici) facciano parte del repertorio Souls dal quale From Software ha attinto per lo sviluppo della sua nuova IP. Ma questo vuol dire che Elden Ring sia a tutti gli effetti un Dark Souls 4 sotto mentite spoglie? No, o per lo meno non del tutto. Il combattimento è stato un altro punto cruciale discusso dai fan della software house durante questo lungo periodo di attesa, specialmente per via del significativo divario dalla serie dei Souls e da Bloodborne rispetto a quanto proposto con Sekiro, sia per meccaniche che per skill floor e skill ceiling. Tra chi si augurava che From Software tornasse sui suoi passi e chi, invece, proseguisse nella via della sperimentazione, a vincere potrebbero essere stati entrambi.
Le meccaniche di base faranno sicuramente contenti i nostalgici dei Souls
Oltre alle Ceneri della Guerra, possiamo avvalerci al costo di un po’ di mana dell’aiuto prezioso delle Ceneri, evocazioni di creature tra le più disparate che fungono un po’ come dei piccoli, nuovi Solaire votati alla jolly cooperation e danno un minimo di sostegno – offensivo o difensivo – durante le battaglie più ostiche senza la necessità di evocare altri giocatori per il co-op. Infine, da non sottovalutare la notevole utilità del crafting, vera e propria arte differente dal potenziamento delle armi, nuova meccanica che ci permette di creare consumabili come grassi (il corrispettivo delle resine di Dark Souls), frecce, cibi e antidoti ovunque ci troviamo, senza dover necessariamente tornare al checkpoint. Quanto mostrato fino a questo momento parla chiaramente di un combattimento non più statico e votato a schivate, parate e colpi alle spalle, ma di movimento continuo e di gestione di tante risorse differenti che ci daranno l’opportunità di sperimentare con build e strategie differenti, senza dover necessariamente affrontare tutto a muso duro come probabilmente molti di noi si sono abituati a fare giocando ai Souls. Un perfezionamento arrivato proprio grazie all’esperienza maturata con la verticalità e le arti di combattimento in Sekiro.
Questo significa che sarà una passeggiata al parco? Niente affatto. Non fatevi ingannare dalla presenza molto più massiccia di Luoghi di Grazia (i “falò” di Elden Ring) e di Statue di Marika (piccoli siti di respawn indipendenti) o dalla possibilità di consultare una vera e propria mappa per scongiurare l’inevitabile senso di smarrimento. I nemici base sono ostici e i boss anche di più, perciò sperimentate quanto potete per trovare le combinazioni più adatte al vostro stile di gioco e non disdegnate mai l’aiuto di altri Senzaluce se la situazione dovesse rivelarsi troppo rischiosa.
LE CRONACHE DELLO SCRITTORE E DEL VIDEOGAME DIRECTOR
E infine, siamo arrivati all’elefante nella stanza: quanto c’è di George R.R. Martin in Elden Ring? La risposta questa volta non sarà facile da dare. È chiaro che il tipo di narrazione attinga molto più dai Souls che da Sekiro, con frammenti di trama e di come piccoli pezzi di un puzzle nelle descrizioni di tantissimi oggetti, nelle parole degli NPC e persino nel mondo stesso, se avrete la pazienza di osservare con un po’ d’attenzione in più.
difficile, per ora, farsi un’idea del contributo di George Martin