Abituati a esplorare mondi vergini da colonizzare? In Floodland, il mondo è già stato violentato da una razza espansionistica e aggressiva, gli esseri umani, fino a quando il pianeta si è ribellato e ha dato un bel colpo di spugna.
Sviluppatore / Publisher: Vile Monarch / Ravenscourt Prezzo: N.D. Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: N.D. Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: 15 novembre 2022
Non ci sono più le apocalissi di una volta. Fino a non molto tempo fa, era tutto più semplice: una bella guerra nucleare, decine di testate atomiche che polverizzano millenni di evoluzione sociale, e si riparte da zero. Internet non c’è più, ma in qualche modo sono sopravvissute armi a energia che ti fanno esplodere il cervello. Ok, benissimo.Adesso invece l’apocalisse è più subdola, più sottile, più difficile da inquadrare con precisione e in fondo anche più difficile da narrare: il cambiamento climatico ha dei tempi troppo lunghi ed è meno spettacolare di altre possibili apocalissi, non è un buon “cattivo” di film e videogiochi. E poi, in fondo, c’è una profonda differenza con l’apocalisse nucleare: il cambiamento climatico succederà per davvero, anzi no, sta già succedendo e ce lo beccheremo tutto perché in fondo nessuno ha tutta questa voglia di metterci una pezza. Ops.
LE TERRE DI FLOODLAND
Vile Monarch ci mette di fronte a un gestionale city builder sandbox post apocalittico, in cui gli eventi che hanno portato alla distruzione della civiltà sono già accaduti, quindi siamo nella fase in cui non esiste più una minaccia incombente, nel senso che questa si è già verificata, e spetta a noi ricostruire una parvenza di società organizzata in quello che è il nuovo equilibrio ambientale. Il team di sviluppo è composto da veterani dell’industria videoludica, con esperienza in titoli di rilievo come This War of Mine, Hard West e Dying Light. Come chiarisce lo stesso lead designer Kuba Palyska, le principali ispirazioni a livello di stile di gioco e meccaniche vengono da giochi come Surviving Mars, Frostpunk e Banished. Mica robetta.
La versione che abbiamo provato era una demo a tempo che ci ha permesso di affrontare le prime fasi del gioco; si inizia con uno sparuto gruppetto di sopravvissuti, i quali fin da subito devono mettersi a lavorare sodo per piegare il nuovo ambiente alle proprie società di base. Alcune attività sono le stesse di qualsiasi altro gestionale di questo filone: costruire abitazioni e raccogliere risorse sono comunque alcuni dei pilastri cui dedicare tempo e attenzione, ma ci sono altri tocchi che adeguano meccaniche di gioco consolidate al mondo di Floodland.
Alcune attività sono le stesse di qualsiasi altro gestionale di questo filone, ma ci sono altri tocchi che adeguano meccaniche di gioco consolidate al mondo post-apocalittico di Floodland.
LANDE ESPLORATE E TERRITORI VERGINI
Floodland promette anche di essere un sandbox nella costruzione della propria società attraverso leggi e una struttura di leadership che sarà lasciata a completa discrezione del giocatore. Purtroppo non ho potuto provare con mano questa componente a causa del tempo limitato che mi è stato concesso, quindi per il momento dobbiamo sospendere il giudizio. Di sicuro c’è che a inizio partita si possono scegliere diversi gruppi di sopravvissuti, ciascuno con una propria ideologia e visione del mondo che li distingue dagli altri, il che lascia pensare che avremo a che fare con scelte in stile Frostpunk. Io sinceramente spero che non arriveremo a quei livelli di angoscia perché insomma, stiamo pur sempre parlando di videogiochi con cui passare il nostro tempo libero. Magari il problema sono io che mi faccio prendere troppo, ditemi voi, ma Frostpunk mi ha proprio segnato.
Nella mia prova ho testato due di queste fazioni per vedere se avevano tech tree o costruzioni differenti, e mi rincresce farvi sapere che così non è. L’esperienza di gioco è stata identica nonostante abbia provato due gruppi in antitesi: da una parte i più ambientalisti, e dall’altra quelli più votati all’industria pesante. Ho fatto la prima run proprio con questi ultimi, sopravvissuti di una piattaforma petrolifera di ultima generazione, con il progetto in testa di tornare il prima possibile a sfruttare ogni possibile risorsa a disposizione fino al loro totale esaurimento, come se nella nuova era non si fosse imparato nulla dagli sbagli del passato. Nichilista? Direi più che altro realista, considerato che già adesso non stiamo facendo nulla per evitare il precipizio che ogni mese ci si fa più vicino. “Questo è il suono dell’inevitabilità”, direbbe l’agente Smith. Ma tornando al titolo di Vile Monarch, a me l’idea alla base piace e nell’early game l’ho vista declinata in alcune delle meccaniche di gioco, ma si tratta di adattamenti superficiali che non cambiano radicalmente la sostanza: per il momento Floodland rimane un gestionale sandbox piuttosto generico che non mostra grandi motivi di distinzione dalla competizione.
A dirla tutta, credo che la build messa a nostra disposizione non fosse la più adatta a mettere in evidenza gli aspetti più succosi di Floodland.