Dopo poco più di sei mesi di fermentazione… pardon, di Accesso Anticipato, Ale Abbey si presenta con una versione 1.0 che offre il giusto equilibrio di colore, gradazione alcolica, schiuma e gusto.
Sviluppatore / Publisher: Hammer & Ravens / Shiro Unlimited Prezzo: € 14,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: N.D. Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: 17 settembre 2025 Genere: Gestionale
È molto raro che a qualcuno non piaccia la birra, a meno che non sia astemio o non beva per motivi culturali e religiosi, pertanto un videogioco gestionale ambientato nel 1500 all’interno di un monastero alpino dedito (poco) alla preghiera e (molto) alla birrificazione sembra proprio una bella idea.
E oltre ad aver pensato a una buona idea, gli sviluppatori di Hammer & Ravens sono riusciti anche a trasformarla in un prodotto solido che si inserisce senza particolari problemi in quel filone dei cosiddetti videogiochi “chill” – o rilassanti – che sembrano andare molto forte in questo periodo.
L’ARTE DELLA BRASSATURA
Sarà per il design dei simpatici “fermentini”, ossia gli uomini e le donne che dimorano in questo monastero, oppure per un livello di difficoltà talmente basso da risultare praticamente inesistente, fatto sta che ho trovato rasserenante giocare ad Ale Abbey, tant’è che il tempo trascorso a dirigere il Monastero di San Daniele – l’ho chiamato così – mi è sempre sembrato volare via.
Le ore sono trascorse rapidamente mentre ho creato ricette di ogni tipo
Per progredire e sbloccare nuovi mercati e stili di birra via via sempre più complessi è necessario di tanto in tanto affrontare sfide che richiedono la creazione di birre con caratteristiche specifiche: per esempio un colore più intenso o l’utilizzo di un ingrediente particolare. Inoltre, sono piuttosto frequenti gli ordini che prevedono una parte del pagamento anticipato, così da coprire le spese di gestione del monastero e di acquisto degli ingredienti, evitando di rimanere senza fiorini. È pertanto praticamente impossibile restare al verde, e questa mancanza di pressione nel dover per forza dare il massimo nella gestione del monastero contribuisce a restituire la sensazione che Ale Abbey sia un videogioco da sorseggiare in completa calma e tranquillità, proprio come una buona birra.
I fiorini guadagnati dalla vendita del liquido dorato vanno poi reinvestiti non soltanto nella brassatura di ulteriore birra, in un circolo produttivo e commerciale virtuoso, ma anche nella costruzione di altre stanze del monastero e nel suo abbellimento, che non è mai fine a sé stesso ma fornisce bonus sia alle birre che ai fermentini. Per esempio ci sono aree come i dormitori comuni che permettono di ampliare il roster di fermentini, oppure il laboratorium dove sviluppare nuove tecnologie, o ancora l’immancabile cantina per immagazzinare e far invecchiare la birra. In questi locali possiamo successivamente posizionare statue, dipinti, arazzi, piante, e poi candelabri, secchi per la spazzatura e via discorrendo.
L’ARTIGIANALITÀ DI ALE ABBEY
C’è comunque una certa ripetitività di fondo in Ale Abbey giacché i passaggi per massimizzare i profitti e far crescere il monastero sono sempre quelli, dall’inizio alla fine. Va tuttavia detto che di tanto in tanto questo loop ripetitivo viene interrotto dalle gare di brassatura, che spingono il giocatore a realizzare non la birra migliore possibile in una certa categoria, ma quella che più può piacere ai tre giudici della competizione, ognuno dei quali ha delle preferenze specifiche. Pertanto bisogna cercare di creare la ricetta giusta e poi brassare una birra che possa andare incontro ai gusti di tutti e tre per vincere la gara e ottenere bonus alle vendite di quella specifica bevanda, ma anche un oggetto di arredo speciale che certifica il trionfo.
C’è una certa ripetitività di fondo in Ale Abbey
In ogni caso, c’è molto da fare in Ale Abbey, tant’è che mi stupisco che un videogioco dal prezzo tutto sommato molto contenuto (appena una quindicina di euro) abbia così tanti contenuti. La manciata di sviluppatori di Hammer & Ravens – otto quelli accreditati nei titoli di coda – è riuscita a confezionare un ottimo gestionale sull’arte della birrificazione, infondendo nel videogioco tutta la passione per la brassatura artigianale che il director Emiliano Pastorelli non ha mai nascosto di possedere.
In Breve: Dotato di uno stile rilassato e un gameplay accessibile, Ale Abbey di Hammer & Ravens riesce a imporsi per la sua atmosfera serena, nonché per la cura e i dettagli infusi nella trasposizione del processo di brassatura artigianale. I simpatici fermentini, la varietà di ingredienti e la possibilità di personalizzare il monastero rendono l’esperienza coinvolgente e rasserenante, nonostante una certa ripetitività di fondo.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione utilizzata: AMD Ryzen 7 7800X3D, 32 GB RAM, GeForce RTX 4060Ti, SSD
Com’è, Come Gira: Giocato a 2560×1440. Ale Abbey non è per nulla esoso sul fronte delle richieste hardware, pertanto non ho avuto problemi a farlo girare senza intoppi sulla mia configurazione più che abbondantemente al di sopra dei requisiti.