I tramonti dei Caraibi sono bellissimi, affascinanti e pericolosi. Spingersi verso l’orizzonte viene naturale con quei colori, ma è contemporaneamente una necessità e un atto di fede. Le onde sono altresì pericolose, ma regalano quell’inebriante sensazione di trascendere i limiti dell’umanità, sfidando la natura nel suo moto perpetuo più violento e incomprensibile. Solcare il mare da soli è una follia per pochi, fidarsi di altri uomini diventa una scommessa ancora più incerta quando il prezzo è la sopravvivenza, e dunque – spesso – si sceglie soltanto quello che sembra il male minore per non cedere alla paura. Sea of Thieves riesce a raccontare tutto questo in maniera spensierata e colorata, prendendo gli aspetti più affascinanti della letteratura piratesca e condensandoli in un titolo peculiare, un sandbox multiplayer con aspetti presi da MMO, battle royale e collaborativi in prima persona. In questi giorni ho avuto modo di provare la beta, nonostante le lungaggini inutili di Windows Store e i server completamente impazziti o inaccessibili per lunghissime ore, ma le attese sono state in qualche modo ripagate: il nuovo gioco di Rare è incantevole come i tramonti che dipinge; eppure, proprio come quando il sole si tuffa nel mare, la beta ha proiettato su Sea of Thieves anche qualche ombra fin troppo lunga.
ROLL THE OLD CHARIOT ALONG
Che siate lupi di mare solitari o dei valorosi membri di un equipaggio, Sea of Thieves non può prescindere dall’interazione con gli altri personaggi. Una volta connessi al server, infatti, l’istanza che si crea contiene un numero di ciurme più o meno nutrito, ed è possibile collaborare o combattere con altri pirati, passando senza soluzione di continuità da un approccio PVE a uno PVP.Chiaramente, bisogna farsi furbi, e se navigare da soli impone una certa attitudine a misurare accuratamente ogni mossa, quando si è in quattro darsi ad attività di corsa e sabotaggio è una tentazione abbastanza irresistibile, soprattutto in una fase di beta dove domina la lotta senza quartiere. Tra gli aspetti più riusciti di Sea of Thieves c’è proprio la sensazione di assoluta libertà regalata al giocatore, totalmente immerso in un universo di ispirazione caraibica incredibilmente efficace.
l’istanza contiene un numero di ciurme più o meno nutrito, ed è possibile collaborare o combattere con altri pirati, passando senza soluzione di continuità da un approccio PVE a uno PVP
A una generale art direction molto fumettistica, fatta di tinte piatte e contrasti molto intensi, fa da contraltare un oceano particolarmente vivo e realistico, grazie a una simulazione dei fluidi notevolissima e uno shader superbo, già opzionato da Microsoft come regalo da fare a PUBG Corp per migliorare la resa dell’acqua nel suo battle royale. Il risultato, a tratti, lascia senza fiato, ma soprattutto gioca un ruolo importante in fase di navigazione: l’acqua è “viva”, ergo bisogna tener sempre a mente il moto ondoso e, ovviamente, il vento quando si è al timone, soprattutto considerando che in Sea of Thieves ogni cosa è manuale. Dalla mappa all’impostazione della rotta, passando per la gestione di ancore e vele, tutto va fatto concertando al meglio le attività della ciurma, o utilizzando al meglio il proprio istinto, in casi di equipaggi di due o una persona. Sui vascelli da quattro giocatori, per esempio, essere al timone senza avere un uomo sulla coffa dell’albero maestro o sul bompresso di prua diventa molto complicato, così come in navigazione solitaria è praticamente impossibile gestire i cannoni e il timone.
attivate il microfono e preparatevi a parlare, perché la lingua è molto più importante della spada
In questi giorni di beta mi è capitato di incontrare navigatori e “pirati” di tutto il mondo, e le situazioni emergenti che si sono create sono state a dir poco esaltanti: dal compagno di ciurma che era tutto uno “yo bro” fino a equipaggi che in perfetto pirate talk lavoravano affiatatissimi. Il momento migliore è stato quando – solo su un’isola, alla ricerca del tesoro – ho notato un riflesso baluginante dall’altro lato di una scogliera: armato di cannocchiale ho messo a fuoco ed era un altro giocatore solitario che provava ad attirare la mia attenzione per propormi di andare insieme all’avventura. Istanti idilliaci, che creano immediatamente una sospensione di incredulità totale, e aprono le porte alle forme più belle di multiplayer.
LEAVE HER, JOHNNY
La collaborazione, dicevo, è pressoché necessaria, perché il cuore del gioco, almeno nella beta, è rappresentato dalla ricerca di forzieri, ed è dunque necessario munirsi di mappa del tesoro, opportunamente acquistata in un villaggio da un apposito mercante. Ogni incarico presenta uno o più step, di difficoltà variabile e proporzionata alla ricompensa.
il problema principale di Sea of Thieves è che, al momento, mette a disposizione solo la meccanica di caccia al tesoro
In alcuni casi gli incarichi richiedono di visitare più isolette, ma il grosso di Sea of Thieves è rappresentato da quanto appena descritto. Il problema principale del gioco di Rare, dunque, è che al momento mette a disposizione soltanto questa meccanica. Certo, stiamo parlando solo di una beta e fino a marzo c’è tempo, però il rischio di dilapidare un potenziale altissimo è un brivido che corre lungo la schiena dopo una manciata di viaggi, nonché un rischio concreto. La sensazione è che Rare si stia affidando tantissimo alle situazioni di gameplay che possono crearsi naturalmente durante una sessione, ed è giustissimo così, ma al contempo non deve assolutamente sottovalutare la necessità di contenuti e motivazioni interne al mondo di gioco, che al momento risulta bellissimo, ma poco vivo di suo.
Insomma, la beta di Sea of Thieves ci ha detto che le meccaniche di navigazione e interazione funzionano e che il gameplay regge benissimo le aspettative. C’è, però, da trasformare uno scenario meraviglioso in un universo credibile, vivo e attivo. Le taverne si devono riempire di PNG (o ai giocatori va data la possibilità di sfruttare di più i luoghi), le quest devono diventare necessariamente più varie, e dalle acque dovrà auspicabilmente emergere un kraken per dare filo da torcere ai marinai più esperti. Nondimeno, serve chiaramente una prospettiva riguardo la crescita e la personalizzazione di alter ego, imbarcazioni ed equipaggi, altrimenti l’incredibile entusiasmo che le prime ore di navigazione regalano è destinato inevitabilmente a essiccarsi come un prigioniero su un’isola deserta, abbandonato senza neanche una goccia di grog.