Generation Zero provato anteprima apertura

Generation Zero

PC PS4 Xbox One

Generation Zero – Provato

Generation Zero è uno sparatutto cooperativo in prima persona realizzato da Avalanche Studios, software house nota principalmente per la serie Just Cause e per il recente adattamento ludico di Mad Max. Con questo gioco, riesce finalmente a dare risposta a una domanda ben precisa che, ciascuno di noi, prima o poi si è posto nella vita: “ma dove troverà mai, l’Ikea, tutto il legno necessario per fabbricare i suoi mobili?”. E non è una domanda a caso, visto che il gioco è ambientato proprio in Svezia. Una Svezia distopica e vintage, vittima dell’invasione improvvisa di un esercito di robot assassini, a cui manca soltanto il gruppo degli Abba che intona “SOS” alla radio.

QUI AI TROPICI C’È IL SOLE. A CASA TUTTO BENE?

Quando il gioco sarà finalmente pubblicato, nel 2019, ci metterà nei panni di una poco allegra compagnia di amici che, di ritorno da un viaggio ai Caraibi, troverà il paese completamente deserto, con tutte le case vuote, le automobili abbandonate sul ciglio delle strade e le sconfinate lande boschive invase da terribili macchine da guerra con un solo obiettivo: sterminare tutto ciò che si muove, manco fossero i Dalek del Dottor Who.

Il gioco ci metterà nei panni di una poco allegra compagnia di amici di ritorno da un viaggio ai Caraibi

La beta a nostra disposizione, tuttavia, ci ha permesso di affrontare una delle isole che compongono il gioco in due modalità: free roaming in solitaria malinconia e multiplayer a sprazzi, tra una disconnessione e l’altra. Il confine tra le due era piuttosto labile, giacché entrambe condividevano lo stesso inventario e, per tanto, tutti gli oggetti che raccoglievamo e usavamo nella prima influenzavano direttamente la seconda, e vice versa. Quello che deve emergere chiaramente da questa disamina, dunque, è che questa beta era ancora largamente preliminare e, soprattutto, troppo prematura per farsi un’idea precisa della qualità del gioco.

UN MOTORE NOBILE

Le prime cose che saltano all’occhio sono le caratteristiche dell’APEX, “Avalanche Open World Engine”, il motore 3D sviluppato internamente che, oltre a supportare la solita quantità smodata di effetti visivi e di tecnologie grafiche, si distingue per la sua capacità di gestire mappe estremamente vaste e ricche di dettagli, edifici, vegetazione, e di sottoporre tutto questo a qualsivoglia evento atmosferico.

In questa beta tutte le case sono state arredate da Ikea (deve per forza essere così: i mobili sono tutti uguali)

È stato emozionante muoversi nei boschi, tra la fitta vegetazione mossa dalla brezza o scossa dai venti, sommersa da improvvisi acquazzoni o illuminata dal sole che filtrava tra le frasche. È molto bello e convincente anche l’alternarsi dei giorni e delle stagioni anche se, a dire il vero, abbiamo potuto ammirare quest’ultimo aspetto solo in foto perché, nei cinque giorni a mia disposizione, non è caduto neanche un fiocco di neve. Il bello è che tutte queste condizioni ambientali non sono un orpello puramente estetico: influiscono attivamente sulla difficoltà del gioco. L’altro lato della medaglia (ce n’è sempre uno) è che in questa beta tutte le case sono state arredate da Ikea (deve per forza essere così: i mobili sono tutti uguali) e progettate dallo stesso architetto; inoltre gli svedesi devono necessariamente attingere a una qualche forma di intelligenza centralizzata condivisa – stile Borg – altrimenti non si spiegherebbe come mai, in tutti i garage, ci siano esattamente le stesse cose nelle medesime posizioni.

UN GIOCO ANCORA TUTTO DA FINIRE

Il gameplay in sé, invece, è ancora tutto da valutare. Ogni giudizio è assolutamente sospeso. Premesso che in linea puramente teorica bisognerebbe essere stati sempre in tre o quattro, collegati online e disposti a collaborare, per apprezzare questa beta, in questa versione sono riuscito a giocare al massimo con un’altra persona, e solo per qualche minuto, prima che un’improvvisa disconnessione dal server ponesse fine al divertimento.

Il gameplay in sé, invece, è ancora tutto da valutare

È indubbiamente progettato per il multiplayer: il viaggio in solitaria consiste unicamente nel camminare furtivi o nello scappare tra i boschi, per chilometri e chilometri, infilarsi in case tutte uguali, raccogliere oggetti interessanti ma impossibili da usare in combattimento senza collaboratori, trovarsi in perenne carenza di armi e farsi massacrare da robot assassini che, in men che non si dica, ci localizzano, ci circondano e ci prendono a mitragliate sulle gengive. A cose fatte, mi piacerebbe molto ritrovarmi con un Freedom Fighters in salsa nordica (non so se lo ricordate: aveva un gameplay cooperativo notevole, con gli altri membri della squadra guidati dall’AI), con tutte le attualizzazioni del caso. Ma, al momento, non è stato possibile né appurare la natura dell’avventura in solitaria, né la qualità del gioco online. Però quello che abbiamo visto è molto interessante e non c’è alcun dubbio che, con le giuste correzioni, Generation Zero possa diventare proprio un bel gioco.

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