Iniziare questa anteprima di Daymare: 1998 senza prima svelare i suoi retroscena sarebbe come fare un lavoro a metà. Quando nel 2002 Capcom rilasciò su Gamecube il proprio remake di Resident Evil riuscì in un piccolo miracolo. Considerato una vera e propria pietra miliare, il primo capitolo della serie spalancò la porta a un nuovo genere, quello del Survival Horror, che riuscì a catturare (e tenere ostaggio per anni) l’amore di tantissimi giocatori. Utilizzare come base uno dei più amati classici dell’era PS1 per dare vita a un nuovo capolavoro sembrava impossibile, eppure la compagnia nipponica è riuscita a regalarci un titolo in grado, tra l’altro, di approdare con ben poche modifiche anche nella corrente generazione. Sin da subito proprio quei fan entusiasti hanno iniziato a speculare e reclamare una versione aggiornata anche dell’altrettanto iconico Resident Evil 2, impazienti di fare un’altra passeggiata a Raccoon City. Le loro preghiere sono però cadute nel vuoto e l’unica risposta dal Giappone è stata per anni un silenzio di tomba.
È a questo punto che entrano in gioco i valorosi sviluppatori di Invader Games (ora rinominatisi Invader Studios). Dopo anni di vuoto il team italiano ha deciso di dare vita alla propria versione del remake e senza indugio ha iniziato al lavorare al progetto, appoggiato da una miriade di amanti della serie. Come molti di voi sapranno, tuttavia, le cose non sono proprio andate bene per i nostri eroi. Nel 2015 la stessa Capcom ha annunciato l’inizio dei lavori su un RE2 tutto nuovo, pubblicato proprio all’inizio di quest’anno e lodato dalla critica in lungo e in largo. Dalle parti di Invader Studios si sono quindi ritrovati con una bella gatta da pelare… Ovviamente continuare sulla stessa strada sarebbe stato impossibile, specie dopo l’invito nella Terra del Sol Levante proprio per discutere della situazione. Piuttosto che gettare il proprio lavoro alle ortiche, spinti forse anche dal riconoscimento degli sforzi fatti fino a quel punto da parte dei creatori, i nostri connazionali non si sono dati per vinti. Il risultato è un gioco tutto nuovo, che tenta di distanziarsi dagli altri esponenti del genere e sorreggersi sulle proprie gambe.
INCUBI A OCCHI APERTI
Nelle circa due ore di gioco a nostra disposizione abbiamo potuto già notare che, nonostante la build “work in progress”, Daymare: 1998 vanta un reparto tecnico niente male. A parte qualche balzello, gli fps si sono mantenuti stabili ben al di sopra del minimo sindacale di 60 frame. Grazie al saggio utilizzo dell’Unreal Engine, gli ambienti e le luci, indispensabili per la buona riuscita di un horror, saltano davvero all’occhio. Vestendo i panni del mercenario professionista Liev (il primo dei tre personaggi promessi nella versione finale) ci siamo addentrati nel centro scientifico Aegis alla ricerca di importanti campioni dopo la classica, inevitabile, epidemia biologica, per poi ritrovarci a fuggire attraversato l’infestato porto di Keen Sight.
Il nostro protagonista non è di certo il classico eroe senza macchia
QUINDI COMPRIAMO SUBITO?
Purtroppo, nonostante i vari punti positivi, è innegabile che questo survival horror, almeno allo stato attuale, lasci un po’ a desiderare in qualche campo. Il problema più ovvio, al momento, è rappresentato senza dubbio dalle animazioni che, facendo il paio con modelli ormai un po’ datati, risultano raramente naturali durante le cutscene.
I buffi scheletri ricoperti di sangue sparsi qua e là sono riusciti a smorzare più volte la tensione