La perlustrazione degli ambienti assume caratteristiche tipiche degli action adventure di ispirazione “zeldiana”
CHE FUNGHETTI HAI INGERITO, CARO LINK?
Ciò che invece convince è tutto ciò che verte sul gameplay, e in particolare sul sistema di combattimento. L’ignoto protagonista inizialmente può sferrare solamente dei semplici attacchi in corpo a corpo, falciando i nemici a distanza ravvicinata ed evitando i loro contrattacchi schivando a velocità elevata. Man mano che si procede, però, entra in possesso di altre armi che possono essere utilizzate per eliminare gli avversari da lontano. Si tratta di fucili a pompa, gatling micidiali e cariche esplosive. Queste ultime possono essere usate sia negli scontri che durante l’esplorazione, facendo brillare gli ostacoli che bloccano il passaggio verso luoghi altrimenti irraggiungibili.

Colpendo alcune piante la visuale si distorce e i controlli diventano invertiti, così anche il protagonista può provare le stesse sostanze assunte dagli sviluppatori.
La perlustrazione degli ambienti assume così caratteristiche tipiche degli action adventure di ispirazione “zeldiana”. Non mancano infatti piccoli dungeon brulicanti di nemici al cui interno ci si imbatte in semplici enigmi ambientali, come la ricerca di un tris di interruttori che attivano una pompa in grado di risucchiare un misterioso liquido giallo e aprire una nuova strada verso l’obiettivo della missione. Immancabili, poi, i combattimenti contro i boss. Quelli presenti nella versione dimostrativa sono decisamente impegnativi e richiedono parecchio sangue freddo per essere abbattuti. Non nascondo di aver provato più e più volte prima di riuscire a trionfare, ma la soddisfazione di aver completato sfide così toste è stata davvero tanta. Da non sottovalutare nemmeno gli scontri con i nemici per così dire più semplici, giacché bastano davvero pochi colpi per lasciarci le penne e ricominciare dal checkpoint, solitamente posizionato all’inizio di un’area o nelle immediate vicinanze di un boss. Molto interessante la direzione artistica, che fa sì uso dell’ormai inflazionatissima pixel-art, ma risulta sempre ispirata nel dare forma a un ambiente alieno e inospitale, palesemente nato da uno o più – propenderei sui più – trip lisergici dei due fratelli che stanno portando avanti i lavori su Resolutiion.
Arrivati a questo punto devo dire che l’opera prima di questo team indipendente teutonico ha senz’altro destato la mia curiosità. L’impianto prettamente ludico appare abbastanza solido e tutto sommato la direzione artistica non è per nulla derivativa, ribaltando così la mia impressione iniziale. Come scritto in apertura, ho qualche dubbio sulla narrazione, consapevole che forse un intreccio così criptico possa apparire addirittura deleterio nell’economia dell’esperienza complessiva. Ma come altresì detto, ogni giudizio resta sospeso in attesa di mettere le mani sulla build finale del gioco. Una versione che dovrebbe vedere la luce su PC nel corso dell’anno, forse già in questa prima metà del 2020.
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