Il mercato delle cosiddette “retro-console”, macchine delle meraviglie in grado di riportarci all’infanzia eseguendo una grande quantità di giochi del passato e rendendo più accessibile il retrogaming, si divide sostanzialmente in due categorie: quelle che rispettano le licenze e i copyright, e quelle che non si fanno molti problemi a riguardo. Possiamo sicuramente mettere nel primo insieme tutte le console “mini” commercializzate dalle case storiche o da qualche azienda licenziataria, mentre nel secondo ritroviamo un piccolo esercito di sistemi (di provenienza per lo più cinese) che magari arrivano anche ‘legali’ nei negozi, ma che con pochi semplici accorgimenti ben illustrati su Internet, possono diventare emulatori ‘generici’ ed eseguire qualsiasi ROM reperibile in Rete.
Non sta a noi addentrarci in noiose e ritrite discussioni sui copyright, ma anche se si parla di giochi di trenta o addirittura quaranta anni fa, il loro utilizzo e la loro commercializzazione senza le opportune licenze è e resta pirateria. Così, tra i tanti appassionati di retrogaming, c’è anche chi ha maggiori scrupoli morali e i sistemi Evercade prodotti da Blaze Entertainment intendono soddisfare questa precisa categoria di giocatori, proponendo una line-up di titoli rispettosi dei dettami del copyright e, per tanto, del tutto legittimi da usare.
IL DEBUTTO PORTATILE
Il primo prodotto di Blaze fu una console portatile (l’Evercade) caratterizzata da uno schermo di dimensioni piuttosto generose (4,3 pollici) e dalla possibilità di caricare i giochi attraverso uno slot per cartucce. Nel corso del tempo il catalogo di giochi disponibili si è allungato fino a toccare le 280 unità, suddivise per ‘collection’ che toccano un po’ ogni genere di classico del vintage. Si va così dalle ‘hit’ di Atari a 8 bit ai successi di Bitmap Borthers su Amiga e Megadrive, passando per una sfilza di arcade da sala giochi. Ci sono perfino due raccolte di classici dell’Atari Lynx, console avveniristica per i tempi ma decisamente poco pratica per il consumo delle batterie. Fa un po’ ridere, ma dopo trent’anni è sicuramente più comodo giocarne i titoli sull’Evercade che sulla console originale! Per quanto possa sembrare anacronistico, in un mondo dove qualsiasi hard disk può immagazzinare tutta la giocoteca degli anni ‘80 e ‘90 senza problemi, il modello commerciale scelto da Blaze ha avuto un discreto successo, al punto che l’azienda inglese è tornata con una console “fissa” compatibile con gli stessi giochi e le stesse cartucce (eccetto le due “Namco Museum”, visto che la licenza concordata tra le due aziende ne limita l’uso in mobilità).
EVERCADE VS: A CASA COME AL BAR
L’Evercade VS può essere considerato una versione ‘domestica’ dell’Evercade portatile e, per tanto, va rigorosamente collegato a una TV moderna per funzionare. Proprio come una volta, ci ritroveremo a cambiare le cartucce di una console al centro del salotto, organizzando sfide e tornei proprio come se avessimo ancora tutti i capelli in testa e il motorino pronto ad attenderci in cortile. Naturalmente, da un sistema ‘fisso’ ci si aspetta sempre qualche comodità in più rispetto a quelli portatili e, da questo punto di vista, dobbiamo ammettere che il VS non ci ha delusi.
La console si presenta con gli stessi colori dell’handheld, un bianco sgargiante con qualche nota rossa qui e là. Sul lato frontale troviamo quattro porte USB – per collegare altrettanti controller – e lo sportello per le cartucce. Già: le cartucce, perché ne possiamo mettere anche due alla volta. In questo caso, i giochi in esse contenuti vanno a sommarsi alla ‘libreria’ sfogliabile e, per quanto possa sembrare un’idea bizzarra, funziona. In questo modo possiamo avere fino a un massimo di 40 giochi disponibili fin da subito. Oppure possiamo tenere sempre a disposizione quel gioco che ci piace da sempre e a cui non vorremmo rinunciare mai, cambiando l’altra cartuccia all’occorrenza. Insomma, un po’ una via di mezzo tra l’avere sempre l’intero catalogo di giochi a disposizione e il dover cambiare cartuccia continuamente. Sul retro invece troviamo una vecchia porta MicroUSB di tipo B per l’alimentazione (fa un po’ strano, vista l’attuale supremazia degli spinotti di tipo C) e l’uscita HDMI per il collegamento alla TV.
PIÙ POTENTE
Considerato l’uso domestico, Blaze Entertainment ha potuto sfruttare hardware più potente per l’Evercade VS. In particolare, la CPU ARM impiegata stavolta ha una frequenza di lavoro di 1,5 GHz e 4 core a sua disposizione. In questo modo può gestire più agevolmente sia l’emulazione dei sistemi originali (una pletora di architetture basate sui più disparati processori a 8 e 16 bit, tra cui MOS 6502, Zilog Z80 e Motorola 68000), sia l’upscaling video che stavolta arriva a 1080p. Per confronto, l’uscita video dell’Evercade portatile gestiva al massimo la risoluzione 720p e il suo processore centrale era un single-core da 1,2 GHz.
Il nostro “hands on” sulla console è durato un paio d’ore, nel quale abbiamo cercato di provare quanti più giochi possibile – spaziando dai primi anni ‘80 ai ‘90 inoltrati – senza mai riscontrare rallentamenti o difetti nell’emulazione. Anzi, bisogna riconoscere a Blaze Entertainment di aver costruito un bellissimo ecosistema dove i vecchi giochi possono essere scelti da un menu “alla Netflix” e giocati senza patemi, difficoltà tecniche o altre impostazioni da settare a mano, croce e delizia di tutti coloro che si costruiscono il loro “retro-jukebox” personale partendo da hardware generico e da qualche distribuzione ad-hoc di Linux. Grafica, musica e precisione dei controlli sono esattamente quelli che ci aspetteremmo da un sistema “più costoso” (neanche poi troppo) e soprattutto su licenza. Inserire e disinserire le cartucce ha sempre funzionato senza problemi, anche a console accesa, e l’elenco si è sempre aggiornato di conseguenza. Insomma: funziona, e lo fa anche molto bene.
TRA IL VECCHIO E IL NUOVO
Le cartucce sono croce e delizia di questo ecosistema: possiamo salvare i nostri progressi su di esse e, disponendo di entrambe le console Evercade, proseguire tranquillamente in mobilità una partita iniziata a casa (e viceversa). Come abbiamo già scritto, ci restituiscono il brivido dell’inserimento fisico e la dimensione “palpabile” dei giochi acquistati in negozio. Ma, com’è intuibile, non scendono a patti con la moderna distribuzione digitale dei contenuti in nessuna maniera. E dire che l’Evercade VS dispone sì di una connessione wi-fi, ma la usa soltanto per scaricare gli aggiornamenti del suo firmware.
PECCATO PER L’ASSENZA DEL GIOCO ONLINE, ANCHE SE BLAZE NON ESCLUDE UNA SUA FUTURA AGGIUNTA
UNA LINE UP IN CRESCITA
L’Evercade VS è proposto in due ‘bundle’ differenti: lo Starter e il Premium Pack. Il primo offre la console, un singolo controller e la sola cartuccia “Technos Arcade 1” (8 giochi: The Combatribes – Block Out – Battle Lane Vol 5. – Double Dragon II: The Revenge – Double Dragon III: The Rosetta Stone – Mania Challenge – Minky Monkey – Mysterious Stones: Dr John’s Adventure); il secondo invece comprende due joypad e due cartucce: la succitata Technos Arcade 1 e in più l’analoga collection di Data East (10 giochi: Bad Dudes Vs. Dragon Ninja – Breakthru – Burger Time – Chain Reaction – Dark Seal – Darwin 4078 – Lock ‘N’ Chase – Sly Spy – Tumblepop – Wizard Fire). Al momento di scrivere non sappiamo di preciso quali saranno i prezzi definitivi dei due bundle, ma sappiamo che partiranno da almeno 89 euro. Entrambe le collection hanno un rating dai 12 anni in su, ma considerando la tipologia di pubblico con cui hanno a che fare, dubitiamo che la cosa possa costituire una preoccupazione.
Piuttosto, è interessante notare come la lineup iniziale dell’Evercade portatile, costituita da 122 giochi, sia arrivata a raggiungere i 280 nel corso del tempo: merito del costante lavoro di Blaze Entertainment, alla ricerca di nuovi contratti di licenza presso le grandi case del passato. Peccato che le VS non potranno usare – almeno per adesso – le due collection della Namco perché, a onor del vero, costituiscono un punto d’eccellenza dell’offerta originale. Va anche aggiunto che, in un catalogo capace di abbracciare Oriente e Occidente, mancano purtroppo nomi di rilievo come SEGA, Nintendo, Capcom e Taito, che certamente avrebbero contribuito a dare peso a un elenco che, per quanto nutrito, rappresenta pur sempre una goccia nell’oceano del retrogioco. Insomma: chi compra l’Evercade non gioca a Mario, e ci può anche stare – considerato l’evidente conflitto di interessi – ma non gioca neanche a Sonic, a Ghosts’n’Goblins, a Street Fighter II o a Bubble Bobble. E questo è davvero difficile da mandare giù.