Alaloth Provato Accesso Anticipato

Alaloth: Champions of the Four Kingdoms

PC PS4 Xbox One

Alaloth: Champions of the Four Kingdoms – Provato

Ci sono RPG incentrati sull’esplorazione, altri sulle tonnellate di statistiche e punti abilità da assegnare. Alaloth punta tutto sui combattimenti. Saprà picchiare la concorrenza?

Sviluppatore / Publisher: Gamera Interactive / Gamera Interactive Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Coop locale PEGI: ND Disponibile Su: PC (Steam, GOG) Data di Lancio: Già disponibile (Accesso Anticipato); 2023 (versione finale)

Nelle trame dei videogiochi, c’è sempre una frase che inizia con “finché un giorno” e narra di terribili tragedie. Dovete sapere che un tempo i Quattro Grandi Regni, e le numerose comunità al loro interno, vivevano in pace. Finché un giorno – ecco, ci siamo! – iniziò la Guerra degli Dei e il mondo venne sconvolto dalla vittoria di Alaloth il Traditore, che riportò su lande una volta sicure una moltitudine di draghi, mostri e bestie feroci a seminare morte e terrore.

I Regni iniziarono a essere ostili tra loro, ma c’era un’ultima speranza: un campione in grado di sconfiggere il male. Questa la storia di Alaloth, action RPG prodotto e distribuito dall’italiana Gamera Interactive, sul quale ho messo le zampe al day one dell’Accesso Anticipato. Ecco le mie impressioni.

ALALOTH, DISCENDENTE DEI GRANDI CLASSICI

Il gioco si ispira a grandi capolavori del passato quali Baldur’s Gate e Pillars of Eternity, con i quali condivide l’ampia visuale isometrica con telecamera piazzata molto in alto che ci permette di avere la situazione sotto controllo. Si può affrontare l’avventura in due modalità: single player, che non necessita di spiegazioni, e campagna competitiva, che a dispetto del nome si svolge comunque in solo, ma non saremo gli unici campioni dato che ogni Regno invierà il proprio eroe per sconfiggere Alaloth, aumentando la presenza di unità a noi ostili e obbligandoci a risolvere la questione per primi. La definirei una skirmish leggera, e senz’altro da provare, magari non alla prima run. Che dite? Vi ricorda Moonstone: A Hard Days Knight? Beh, è normale,  accanto ai pezzi grossi già citati si tratta del riferimento di gran lunga primario per il gioco, addirittura “strutturale”, oltre che il più raffinato.

DIRE CHE UN ORCO È BRUTTO È BODY SHAMING?

La fase di creazione del personaggio è molto articolata e anche se prevede solamente quattro razze, tutte vecchie conoscenze degli RPG quali Umano, Orco, Elfo e Nano, ci permette di scegliere dinastia di appartenenza, allineamento morale, stile di combattimento e religione, determinando la build e l’equipaggiamento iniziale. È la fase artisticamente più debole, con il nostro eroe rappresentato in maniera un po’ goffa, e le poche opzioni di tuning estetico non ne migliorano l’aspetto. Non che volessi dei Bishonen giapponesi, ma qui un po’ di body shaming – anzi polygon shaming – ci sta tutto. Fortunatamente la mia elfa decisamente bruttarella in fase di design, una volta in battaglia si rivela molto più aggraziata e piacevole agli occhi.

IMPARA L’ARTE O IL TUO AVATAR DIPARTE

Qualunque sia il PG scelto, si inizia con un ricco tutorial sulla nobile arte di far saltare i denti al nemico che consiglio di ripetere un paio di volte almeno, poiché l’intera produzione punta molto sui combattimenti ed è necessario imparare a dovere come colpire con attacchi veloci o potenti, schivare, bloccare, contrattaccare, rompere la guardia al nemico e tenerlo a distanza.

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I nemici attaccano spesso in formazione e isolarne uno non è facile.

Era da un po’ che non vedevo un gioco di questo tipo prendere le distanze dal sistema hack n’ slash in cui alla fine ci si tira uno schiaffo a testa e vince chi ha più HP per introdurre meccaniche più complesse in cui non è così facile aver ragione dell’avversario.

SONO UN CAMPIONE SEMPLICE, FACCIO QUEST, UCCIDO GENTE

Una volta terminati tutti i convenevoli inizia il gioco vero e proprio e ci troviamo nella città natale, nella quale possiamo visitare vendor e ricevere quest, ma non dimentichiamo che mentre noi stiamo accettando incarichi per uccidere ragni mannari, c’è un campione di un altro regno che magari è già sulle tracce di Alaloth, quindi meglio non perdersi in chiacchiere e darsi invece all’esplorazione.

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Colpire due nemici con un’arma a due mani dà quadrupla soddisfazione.

Il gameplay si divide in due macro sezioni: sulla mappa del Regno ci muoviamo come una pedina di un immenso tabletop game e possiamo attaccare avversari, entrare in avamposti nemici e muoverci relativamente velocemente da una regione all’altra esplorando il territorio. Scelta la destinazione o incontrato qualche imprevisto lungo il cammino, l’azione cambia e ci ritroviamo nella modalità classica in cui controlliamo il nostro eroe, e solitamente a breve si inizia a combattere.

AH, È UN SOULSLIKE, BASTAVA DIRLO

Una volta faccia a faccia con la prima creatura ostile, capiamo subito che il nostro maestro d’arme non insisteva nel farci imparare le tecniche per il mero gusto di tediarci, perché gli scontri sono duri sin dall’inizio. Se ci buttiamo nella mischia vibrando mazzate a casaccio, moriamo. Se lasciamo che ci circondino, moriamo. Se non schiviamo e pariamo correttamente, moriamo. Se non gestiamo oculatamente l’inventario preparandoci pozioni e cibo per recuperare energia, moriamo. Schiattare fortunatamente non ci porta al game over ma rovina il nostro equipaggiamento e ci fa perdere tre giorni preziosi.

LIVELLO QUATTRO! HO CAPPATO IL PG

La crescita del personaggio avviene in maniera un po’ diversa dal classico sistema di esperienza. Non si expa uccidendo mostri a profusione ma si livella conquistando campi di battaglia neutrali o avversari, sbloccando punti abilità da investire in perk che non seguono uno skill tree, ma sono tutti disponibili già dall’inizio. Il livello massimo raggiungibile è il quarto, e altrettante sono le abilità speciali soggette a cooldown che possiamo ottenere. Diventa quindi indispensabile ponderare come costruire la build, perché con così pochi punti a disposizione sprecarne anche uno solo è una tragedia.

CHE AMBIENTAZIONI!

Graficamente Alaloth è molto ben realizzato, con ambientazioni scenografiche e di grande effetto. Anche i mostri, soprattutto quelli più grossi, sono ben dettagliati e animati. Il sonoro ci propone i consueti pezzi epici, e nel complesso il comparto artistico è al passo con i tempi e molto piacevole. La GUI e la gestione dell’inventario invece sono da rivedere, sia esteticamente che per una certa legnosità nell’utilizzo. Nonostante sia un EA, è comunque godibile come un prodotto finito, poiché sia la parte action che tutta l’infrastruttura propria degli RPG, tra cui spiccano crafting, cucina e potenziamenti, è realizzata con maestria rendendo il gioco molto più di un clone di Moonstone o Baldur’s Gate  con cui intrattenersi, in attesa della prossima scorribanda nei Forgotten Realms.

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