In un mondo fantascientifico popolato da soli robot, vi può esser traccia di umanità? Akimbot, tra una peripezia e l’altra, narra anche una storia di amicizia. O perlomeno ci prova.
Sviluppatore / Publisher: Evil Raptor / Plaion Prezzo: ND Localizzazione: Sottititoli Multiplayer: Assente PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: 29 agosto 2024
In qualche parte dello spazio profondo, una navicella prigione che trasporta un pericoloso criminale perde il controllo e si schianta al suolo su un remoto pianeta, donando inaspettata libertà al detenuto. Potrebbe essere l’inizio di Pitch Black, ma al posto di Vin “Riddick” Diesel qui abbiamo Exe, robot fuorilegge. Le vicissitudini che hanno portato all’atterraggio non proprio perfetto coinvolgono anche un drone chiaccherone di nome Shipset che, ignorando la regola di non parlare al conducente, ha distratto il pilota causando l’incidente.
Il burbero e taciturno Exe vorrebbe prendere la propria strada da solo, ma il suo piccolo nuovo compagno di avventura sembra conoscere a menadito la zona in cui sono precipitati, raccontando di un velivolo pronto all’uso per darsi definitivamente alla macchia, e così tra i due nasce un’inaspettata alleanza che andrà ben oltre la fuga verso la libertà, portandoli nientepopodimeno che a salvare l’universo.
La colpa più grande di Akimbot è ricordare in ogni momento Ratchet & Clank, senza avvicinarsi alla qualità dell’opera di Insomniac Games
AKIMBOT E IL SERGENTE ROBOGLIONI
Ci troviamo in un pianeta caraibico, parte di un universo interamente popolato da robot, e dobbiamo farci strada eliminando gli sgherri del malvagio Roboglioni – l’han chiamato davvero così – per poi arrivare a distruggere pure lui, diventando così dei rompiroboglioni. Ma come, siamo appena evasi di prigione e i cattivi sarebbero loro? Come spesso accade nei videogame, i ruoli sono destinati a invertirsi, e lungo la storia avremo modo di scoprire alcuni dettagli sui protagonisti. Il continuo scambio di battute tra i due ci accompagna tra una sparatoria, un attacco melee, e una sezione platformer di precisione in cui balzare allegramente senza finire nelle acque cristalline del pianeta; dopotutto siamo robot e la ruggine è una seria minaccia. Sfortunatamente gli scontri non sono molto emozionanti, con nemici la cui unica forza è una massiccia dose di punti vita, richiedendo così numerosi colpi prima di finire al tappeto. Non si organizzano e non sfruttano a dovere la superiorità numerica, limitandosi a correrci incontro o mantenendo la posizione fermi impalati anche se stanno venendo impallinati alla grande.
Le esplosioni però sono molto ben realizzate, soprattutto quelle visualizzate al rallentatore, e c’è una buona sensazione di star facendo davvero del male agli avversari. Lungo il tragitto, lineare, troviamo casse da distruggere per raccogliere valuta da investire in nuove armi e potenziamenti, o cure per ripristinare la nostra energia vitale, terminata la quale si ricomincia dall’ultimo checkpoint. Alcune minacce, come una gigantesca torretta che spara potentissimi raggi laser, non si possono eliminare e non rimane che correre e cercare riparo tra una raffica e l’altra. Ogni sezione però non pare parte di un vasto livello, bensì un blocco a sé stante alieno a quanto lo circonda, e sarebbe stato molto più interessante avere nemici, torrette e piattaforme tutti insieme piuttosto che uno alla volta, come un pasto servito una portata dopo l’altra.
I minigame, molta croce e poca delizia dei videogiochi, sono banalissimi e spezzano l’azione senza apportare alcun valore aggiunto
E I BOSS?
Questa versione includeva uno scontro con Roboglioni in persona; dopo una lunga sequenza di salti e sparatorie arriviamo al suo cospetto e ci viene presentato da una cutscene. La battaglia segue i canoni classici di questo genere di situazioni, con un paio di pattern di movimento e attacco, e alcune fughe momentanee per far posto ai propri sgherri, tornando a palesarsi una volta eliminati questi ultimi. Purtroppo più si avanzava, più diventava palpabile la sensazione di trovarsi davvero dinanzi a un clone di Ratchet & Clank poco ispirato, la cui più grande colpa è proprio ricordare costantemente la sua musa, senza fornire contenuti all’altezza.
Manca abbastanza poco alla data di uscita, e difficilmente la sua struttura sarà stravolta; la speranza però è l’ultima a morire e tecnicamente è ben realizzato, colorato, privo di incertezze e con un’ottima colonna sonora, composta da riff molto orecchiabili in chiave techno rock latina. In questo preciso momento non è il caso di inserirlo nei cento videogame da giocare prima di morire, ma aspettiamo di avere tra le mani la versione definitiva.