Akimbot - Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Una domanda mi assilla giorno e notte: se il boss di un videogame si chiama Roboglioni, i suoi scagnozzi sono una banda di Roboglioni? Forza, lanciamo Akimbot e scopriamolo assieme.

Sviluppatore / Publisher: Evil Raptor / Plaion  Prezzo: ND Localizzazione: Sottititoli Multiplayer: Assente PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: 29 agosto 2024

Le numerose guerre che infuriano nel mondo suggeriscono che l’uomo abbia una certa propensione all’autodistruzione, e spesso amiamo catalogarci come la specie più dannosa dell’universo. Ma sarà proprio così? Per scoprirlo, non ci resta che spostarci in una realtà alternativa in cui le uniche forme di vita – si fa per dire – sono robot. Senza scimmie troppo evolute tra i piedi, dovrebbe essere tutto rose e fiori, nevvero?

Invece cambiano gli strumenti, ma la musica rimane la stessa: delinquenti, dittatori e personaggi che spoilerano film sui social continuano a imperversare, semplicemente con olio motore e pistoni al posto di sangue e muscoli. Prendiamo Exe, per esempio: un pericoloso criminale a bordo di una navicella penale, rinchiuso assieme a un drone chiacchierone di nome Shipset.

La colpa più grande di Akimbot è ricordare in ogni momento Ratchet & Clank, senza avvicinarsi alla qualità dell’opera di Insomniac Games

Due elementi destinati alla forca, anzi dallo sfasciacarrozze, ma un incidente provocato proprio a causa del logorroico piccoletto dona la libertà a entrambi. Da quel momento nasce un’inaspettata e a tratti forzata alleanza che porterà i protagonisti nientepopodimeno che a salvare l’universo. Avevamo provato Akimbot, 3D action platformer sviluppato da Evil Raptor e distribuito da Plaion, all’inizio dell’estate, e le prime impressioni presagivano un clone non troppo ispirato di Ratchet & Clank. Due mesi passano veloci e la direzione non poteva che rimanere la medesima, vediamo dunque cosa offre la produzione definitiva e se c’è spazio, negli hard disk dei giocatori, per i R&C-like.

AKIMBOT, RATCHET & CLANK, E LAURA CHE NON C’È

È veramente antipatico dover mettere a confronto due videogame, soprattutto quando alle spalle ci sono software house con esperienza e budget diseguali, però se domani decidessi di diventare un supereroe con calzamaglia blu, mantello rosso e una “S” sul petto, sarebbe difficile evitare il paragone con Superman. Sapendo poi che Clark Kent vola ed è dotato di forza sovrumana, se il mio unico superpotere consistesse nell’enunciare l’Orlando Furioso con i rutti, sarebbe ancor più difficile non uscirne con le ossa rotte.

Ecco un membro della banda di Roboglioni.

Appena muoviamo i primi passi nel pianeta dal bioma caraibico, non c’è un pixel che non ricordi il lavoro di Insomniac Games: il continuo scambio di battute tra i protagonisti dai caratteri diametralmente opposti, il rapido intervallarsi di attacchi melee e sparatorie con armi da fuoco, le corse pazze lungo alcuni pannelli verticali, l’uso del rampino per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili, la valuta da raccogliere per potenziare l’arsenale; Evil Raptor è arrivata addirittura a ricreare la famosa scena della discoteca, per l’occasione trasformata in un party in spiaggia al tramonto. Tutto realizzato come si deve, senza incertezze tecniche, frenetico e divertente ma, come disse Nek alla nuova fidanzata mentre pensava ancora a Laura, “è strano che al suo posto ci sei te”. Exe non è Ratchet – né Rivet – e Shipset non è Clank, e nonostante si impegnino al massimo per imitarli, non solo non riescono ad avvicinarsi agli originali, ma invece di sfruttare la scia delle loro gesta finiscono paradossalmente per sottolineare quanto il Lombax e il suo amico robottino siano inarrivabili. Pensate che il gameplay più interessante lo si incontra proprio nei vari momenti in cui non c’è la smania di ricalcare proprietà intellettuali altrui, come in occasione della corsa pazza con il velivolo per mettere fuori combattimento l’astronave madre nemica.

Le sezioni più interessanti di Akimbot sono quelle che meno tentano di avvicinarsi al gameplay di Rift Apart

Il nostro robotico eroe in ogni caso è sia un ottimo combattente che uno spietato cecchino, in grado pure di cavarsela piuttosto bene davanti a tastiera e mouse; per renderci partecipi di questa abilità, gli sviluppatori hanno ben pensato di piazzare lungo i livelli, lineari ma ricchi di zone segrete, terminali da hackerare tramite vari minigame. Questa è l’unica occasione in cui sarebbe stato preferibile ispirarsi a Rift Apart, perlomeno per non proporre prove di abilità imbarazzanti come cliccare su quadratini immobili, raccogliere un paio di frutti in un banalissimo Snake, o premere alcuni tasti in sequenza. Il tutto realizzato con una veste grafica a dir poco amatoriale. A volte questo supplizio viene proposto anche nelle boss battle, interrompendo l’azione senza creare alcun valore aggiunto.

E SE GUARDASSIMO IL BICCHIERE MEZZO PIENO?

Adesso però proviamo a sparaflasharci come in Men in Black, dimenticando i nostri trascorsi videoludici, e guardiamo Akimbot con gli occhi di chi non sa cosa sia un Lombax. L’azione impera senza sosta, passando da una sparatoria contro gli scagnozzi del perfido Roboglioni a corse pazze per scappare dal fuoco di cannoni indistruttibili, per poi lanciarsi in sezioni platformer nelle quali è richiesta ottima padronanza di salto, doppio salto e dash. La sfida è ben calibrata, e i vari checkpoint sparsi durante il percorso consentono una progressione senza troppi problemi. In ogni caso è possibile variare il livello di difficoltà in qualsiasi momento, rendendo l’esperienza accessibile a chiunque. Se l’aspetto grafico del primo mondo non strabilierà nessuno, dal secondo – che poi sarebbe sempre il primo, sotto attacco – in poi la palette cambia conferendo all’ambiente una certa spettacolarità. Le armi a disposizione non sono molte, ma regalano una buona sensazione di arrecar danni, e in ogni caso troviamo nell’arsenale tutto l’indispensabile di un gioco action, dal lanciarazzi al fucile da cecchino, dalla doppia pistola al raggio laser continuo.

Il mondo caraibico una volta sotto attacco ha una palette molto convincente.

Eccezion fatta per i minigiochi di cui davvero non vale la pena salvar alcunché, siamo di fronte a un prodotto ben realizzato, sicuramente acerbo in qualche aspetto ma comunque valido, che viene ingiustamente penalizzato per voler ricordare troppo un suo illustrissimo collega. Ma visto che a Evil Raptor tengono così tanto al confronto, direi che vale quindici punticini in meno, arrotondato per difetto, giusto per giustificare il voto finale. Speriamo in una futura produzione di pari tecnica e maggior originalità.

In Breve: Ci vuole una buona dose di incoscienza per sviluppare un videogame simile sotto ogni aspetto a Ratchet & Clank, sapendo contro che razza di produzione ci si va a scontrare. Akimbot, senza mezze parole, ne esce a pezzi; non perché non sia divertente, ma a causa del desiderio compulsivo di essere un clone del capolavoro Insomniac. Ironicamente, le sezioni più interessanti sono quelle dotate di un proprio carattere, senza voler a tutti i costi inserire citazioni di proprietà intellettuali altrui. Un vero peccato, perché tecnicamente è ben realizzato e offre un buon livello di sfida, ma viene penalizzato dall’impietoso confronto.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: mi ha proposto le impostazioni grafiche al massimo e non ha avuto nessun problema tecnico. Le sezioni a bordo di velivoli non hanno l’asse Y invertito di default, dunque premendo UP andrete effettivamente verso l’alto.

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Pro

  • Buona varietà di azione / Graficamente gradevole

Contro

  • Minigiochi imbarazzanti / Fa di tutto per essere un clone di Ratchet & Clank
7.5

Buono

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