Confesso che con Horizon: Zero Dawn è successo subito qualcosa che va ben oltre l’appassionato che reagisce positivamente all’annuncio di un nuovo gioco. Con Horizon è scattato qualcosa che, per mancanza di termini migliori, oserei definire un vero e proprio amore. Un amore nato al primo sguardo, uno di quelli che colpiscono fortissimi e dopo poche battute si trasformano in un lunghissimo inseguimento fatto di attese, sofferenza, rimandi, incontri fugaci, altra sofferenza e finanche delusioni. Ho passato quasi due anni a inseguire la nuova creatura di Guerrilla Games a ogni fiera a cui ho partecipato: se alla Milan Games Week 2015 ho abbandonato amici e conoscenti pur di prendere parte a una presentazione a porte chiuse che, sì, è stata una bella chiacchierata, ma non mi ha fatto concludere nulla in termini di gameplay (come è noto, gli amici spariscono quando spunta l’amore, anche se non si conclude niente… cfr. Elio e le Storie Tese), quest’anno sono finalmente riuscito a porre fine a questo bizzarro inseguimento e andare a braccetto di Aloy in un mondo di gioco conturbante e rurale, ideale per un primo appuntamento.
JURASSIC PARK
Horizon: Zero Dawn è ambientato in un futuro distante circa mille anni da oggi, in cui le macchine hanno dominato il mondo e si sono misteriosamente evolute in creature apparentemente biomeccaniche di diversi tipi. Una fauna varia, di ogni forma e dimensione, figlia probabilmente di un ambiente naturale che ha lentamente cominciato a riprendersi i suoi spazi, nascondendo il passaggio dell’uomo sotto una folta vegetazione e una natura incontaminata dalla bellezza abbacinante. In tutto questo, l’umanità resiste in alcune tribù a metà tra il rupestre e lo sci-fi, che poggiano la loro sopravvivenza sulle risorse raccolte cacciando le varie specie di animali cyberpunk che popolano questa nuova Terra 2.0, ma anche molto 0.5. Immaginatevi un po’ dei primitivi con le armi laser in declinazione drammatica/survival, e avrete più o meno un quadro dell’impostazione che anima le vicende di gioco.
La prova pad alla mano di Horizon: Zero Dawn ha funzionato perfettamente
HUNT HIM DOWN
In effetti, pur con un raggio di azione limitato a una vallata scevra di particolari colpi d’occhio e una telecamera non sempre prontissima, la prova pad alla mano di Horizon: Zero Dawn ha funzionato perfettamente: Aloy faceva le battute, io ridevo, ogni tanto la guardavo e pensavo che è davvero molto bella, anche se le mancano cinque mesi prima del lancio del gioco (previsto appunto per marzo 2017, salvo scivoloni). La produzione di Guerrilla Games si è dimostrata davvero ottima per quanto riguarda la creazione di un ecosistema credibile, in cui le magnifiche creature stanno bene attente a prendersi il loro pezzo di terra, vivendo le loro esistenze in branchi, avvertendosi e difendendosi a vicenda dai pericoli e dai predatori, sia che si tratti di un’umana dai capelli rossi, sia che si tratti di un famelico raptor biomeccanico.
Horizon: Zero Dawn propone una tipica struttura da action RPG