Dopo anni di titoli su licenza e simcade di stampo serioso, Milestone ha deciso di dare un taglio al suo legame con la riproposizione pedissequa della realtà, andando a recuperare il DNA di un’azienda che, in fondo, è salita alla ribalta con Screamer e Screamer Rally, non esattamente due robette simulative. Gravel è un arcade racing ambizioso e coraggioso, un po’ perché segna l’abbandono della comfort zone da parte dello studio milanese, e un po’ perché permette di mettere in campo tutta la sua forza creativa. Le fonti di ispirazione sono chiare, e vanno da Motorstorm a DiRT 2 e non potrebbe essere altrimenti, perché gravel in inglese indica lo sterrato, ed è proprio nella polvere e nel fango di tutto il mondo che Milestone ci porta con un format per nulla scontato.
SGOMMATE TELEVISIVE
Il cuore del gioco si chiama Gravel TV, ed è una sorta di finto programma televisivo all’interno del quale vengono messe in scena quattro discipline diverse: Cross Country, una versione più estrema delle Dakar; Wild Rush, raid su percorsi d’ampio spettro all’interno di setting selvaggi; Stadium Circuit, ovvero gare all’interno di circuiti sterrati all’interno di arene; Speed Cross, ovvero una sorta di Rallycross. Quattro specialità che, durante la progressione degli episodi, danno vita a diverse tipologie di gare e prove, da quelle a tempo fino a quelle last man standing, per quella che sembra una progressione simpatica e decisamente originale. Ogni stagione televisiva ha il suo finale, che corrisponde a una sorta di gara speciale in stile boss battle e che serve a far laureare il giocatore campione di una certa disciplina.
Gravel è un arcade racing ambizioso e coraggioso
CIELI IRREALI, SPORTELLATE REALI
È proprio la modalità libera che è stato oggetto della mia prova, laddove ho completato una manciata di gare di ogni disciplina, andando alla scoperta di un modello di guida tutto sommato nuovo per Milestone. L’impatto con Gravel è sicuramente positivo, frutto anche del buon lavoro fatto con l’Unreal Engine 4. Sii tratta del secondo gioco dopo il controverso MXGP3 a utilizzare il motore di Epic Games, ma Gravel è ben oltre e rappresenta sicuramente un gran passo avanti nella confidenza con il “nuovo” engine. Ci sono delle scelte estetiche che non mi fanno impazzire, come un eccesso di patinatura che fa sembrare il look del gioco un po’ blurry e una generale morbidezza delle linee che in un titolo di fuoristrada straniscono un po’. Detto questo, bello il colpo d’occhio generale, con location che funzionano alla grande e offrono anche una splendida cornice di illuminazione. Il merito va a un tool utilizzato da Milestone per ricostruire l’illuminazione esattamente come si trova nel luogo reale corrispondente. L’utilizzo di una luce corretta, in realtà, è un espediente interessante per lavorare sull’impatto scenico dell’illuminazione e sperimentare molto sulla “fotografia”, che più che fedele alla realtà risponde a esigenze estetiche, regalando degli scorci davvero bellissimi, come nel circuito ambientato in un canyon. Tra l’altro, la possibilità di cambiare orario della gara (dall’alba fino a notte fonda) e le condizioni atmosferiche offre combinazioni davvero interessanti sia dal punto di vista meramente estetico che sotto il profilo della guida.
Milestone sembra sulla strada giusta per tirar su un gran bel prodotto, ma non deve avere paura di osare