Culdcept Revolt non è un gioco per smanettoni dal grilletto facile; apprezzarlo necessita invero una buona dose di astuzia, fortuna e pazienza, doti oggettivamente non alla portata di tutti. Nata su Saturn nel 1997, l’ormai ventennale saga si è mostrata assai raramente in Occidente, con gli unici capitoli tradotti in un idioma comprensibile ad appannaggio degli utenti PlayStation 2 e Xbox 360, se vogliamo escludere una patch amatoriale che ha reso godibile in via assolutamente non ufficiale un remake dell’episodio originale, apparso nel 2008 per Nintendo DS. Culdcept Revolt prova quindi a far breccia nel cuore del pubblico europeo in un formato – quello portatile – che ben si adatta ai lunghi scontri tra Cepter. E siccome parliamo di un gioco ricco di magia, a me gli occhi: come titoli dei prossimi capitoli userò i nomi di due carte che amate odiare, qualora foste tra i cultori della serie. Scommettiamo che indovino?
OLD WILLOW
Prima che il sangue annebbi la vostra vista, mettete da parte l’ira e unitevi a me in questo ripasso, ad uso e consumo di chi non sa di cosa stiamo parlando. Culdcept è l’incrocio ideale tra Monopoli e Magic the Gathering, e si gioca su un tabellone costellato da caselle di vario tipo. Inizialmente farete la conoscenza di quelle elementali, ma tantissime altre si sommeranno nell’economia del gioco, rendendo i tabelloni sempre più lunghi, complessi e arzigogolati. Questo, tuttavia, non è un problema, perché se c’è una cosa che Culdcept Revolt sa fare bene è insegnare pazientemente le sue meccaniche strada facendo, senza subissare il giocatore con chili di macchinose regole in una volta sola. Le basi, infatti, sono abbastanza semplici: si tirano due dadi e si viaggia di tante caselle quanto è il numero estratto dalla sorte, possibilmente presidiando la destinazione con un mostro pescato dalle carte che compongono la nostra mano, oppure pagando un pedaggio, qualora dovessimo finire su un territorio occupato dalle forze dell’avversario.
Nel caso non avessimo voglia di mettere mano al portafoglio, potremo sempre combattere il fuoco con il fuoco, schierando una nostra creatura come risposta, addirittura potenziandola con un eventuale incantesimo; nel caso di vittoria conquisteremmo la casella, altrimenti non rimarrà altro che pagare dazio. Ovviamente, mostri di un certo elemento ottengono bonus se posti su terreni a loro congeniali, mentre una robusta dose di abilità speciali e magie permette di dare una mano alla sorte, arrivando a comandare limitatamente l’esito dei dadi. Il divertimento arriva però quando si cominciano a potenziare le caselle possedute, trasformando banali contrattempi in veri e propri salassi: vedere l’avversario costretto a vendere terreni a destra e manca per pagare un pedaggio salatissimo è una soddisfazione inenarrabile, il genere di emozione che diventa per magia traumatizzante, allorché fossimo noi a subire la medesima sorte.
vince il giocatore che attraversa uno dei fortini sparsi per il tabellone con in tasca la somma di energia magica richiesta
In tutto questo, vince il giocatore che attraversa uno dei fortini sparsi per il tabellone con in tasca la somma di energia magica richiesta. Banalizzando, Culdcept è tutto qui, ma si tratta del classico gioco abbastanza facile da apprendere, tuttavia davvero ostico da padroneggiare una volta che la difficoltà spicca il volo, contrapponendo al giocatore avversari abili e numerosi che lo costringeranno a ripensare per bene le cinquanta carte contenute nel grimorio.
KELPIE
C’ho azzeccato di nuovo, eh? Rilassiamoci piuttosto analizzando cosa offre Culdcept Revolt: prima di tutto mi preme segnalare che il gioco è completamente in inglese, un requisito da tenere a mente dato che dovrete elucubrare a lungo leggendo i comportamenti delle varie carte per divertirvi sul serio. Poi, vi sarà utile per capire cosa diavolo si dicano i personaggi nella modalità storia, un’avventura divisa in capitoli dove vestiremo i panni di un Cepter (l’equivalente dei Viandanti di Magic) colpito dalla solita, scontatissima amnesia e invischiato nelle trame di un gruppo di rivoluzionari noti come Free Bats, intenti a sfuggire dalle grinfie di un personaggio diabolico conosciuto come Il Conte (eh? ndKikko).
Mettendo da parte la trama piatta e priva di mordente, incapace di risollevarsi a causa di un cast tra i più dimenticabili di sempre, la presentazione audiovisiva rimane nella norma, alternando a sprite piccini e illustrazioni delle carte che non spiccano al meglio sullo schermo del 3DS un character design da applausi ad opera della divina Kinu Nishimura, l’ex artista Capcom più amata da chi scrive queste righe. A questo va aggiunto un buon uso del 3D che dona profondità ai tabelloni e rende un attimo più frizzanti i combattimenti, quando le due carte – messe l’una a fianco all’altra – si fanno a pezzi tra pugni, artigli e colpi di spada che “bucano” lo schermo. La modalità storia è peraltro il luogo ideale per cominciare a mettere da parte una buona collezione di carte grazie ai premi in denaro, da spendere nell’apposito negozio. Un tempo ottenute come semplici spoglie di guerra, adesso le carte vengono conquistate “sbustando” pacchetti dal costo e dal valore crescente, aggiungendo al gioco quel brivido che chi è invischiato fino al collo nel mondo dei giochi di carte collezionabili conosce a menadito.
Culcept gode di una componente multiplayer da giocare in wi-fi assieme ad altri tre amici, oppure online, con tanto di penalità e restrizioni per chi interrompe un match
Il “problema” di Culdcept è che una partita può durare almeno trenta minuti, arrivando a toccare le due ore nelle sfide più impegnative. La naturale predisposizione del 3DS a interrompere il gioco con la modalità riposo è un toccasana, ma rimane il fatto che sarete comunque costretti a passare tanto tempo davanti allo schermo. Un’eventualità tutto sommato accettabile in caso di vittoria, ma buttare via un paio d’ore per una cocente sconfitta (magari a causa di un tiro di dado scellerato che vi fa capitare su un terreno dal pedaggio esorbitante) potrebbe farvi inalberare a livelli ancora sconosciuti. Il tutto è esacerbato dal turno dell’avversario, impossibile da saltare e che va sorbito dall’inizio alla fine. Culcept Revolt gode anche di una componente multiplayer da giocare in wi-fi assieme ad altri tre amici, oppure online, con tanto di penalità e restrizioni per chi interrompe un match. Considerando il tempo necessario per una partita, non vedo un futuro particolarmente roseo per una simile modalità.
Culdcept Revolt è un gioco dedicato a un’audience specifica, disposta a scendere a compromessi con un sistema di gioco piuttosto lento in cambio di un’esperienza originale e profonda. Se siete fan della saga, troverete questo capitolo eccezionale, capace di offrire un gameplay particolarmente raffinato, finalmente in una lingua accessibile. In caso contrario, considerate per bene i pro e i contro, sperando di non imbattervi mai in un avversario con Old Willow e Kelpie nel mazzo.