Dopo lo status di cult conquistato dal primo capitolo, Swery torna nei panni di Francis York Morgan per un secondo capitolo ancora più controverso, che vale la pena provare a capire.
Sviluppatore / Publisher: Toybox Inc. / Rising Star Games Prezzo: 49,99€ Localizzazione: Interfaccia e sottotitoli Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: Nintendo Switch
Deadly Premonition 2 è pura exploitation videoludica. Un’opera totalmente priva di valore tecno-ludico, dove le interazioni, scheletriche e claudicanti, vogliono più che altro fare da raccordo tra le varie sequenze narrative, il tutto avvolto da una realizzazione tecnica ambigua, a metà strada tra il volutamente trash, sciatto, e il realmente povero, di budget e graffianti idee estetiche.
Bisogna partire da questo presupposto per cercare di digerire quello che sarebbe stato considerato un prodotto meno che mediocre anche su PlayStation 2, figuriamo oggi, in contemporanea ad un The Last of Us Part II qualsiasi. Hidetaka “Swery” Suehiro ci gioca su questa apparente pochezza, ci sguazza, tanto che dopo 20 ore, mentre scorrono i titoli di coda, ci si chiede ancora se ci è o ci fa, se si è appena concluso l’ennesimo colpo di genio di un designer squattrinato o un’onesta porcheria.
Perché se mancassero le basi, le capacità e le idee per tirare fuori un’opera decente non riusciresti mai a lanciare qualcosa come The Missing: JJ Macfield and the Island of Memories (per chi vi parla, uno dei giochi migliori della generazione) o a scrivere una sceneggiatura così bizzarra, efferata e acrobatica come quella di Deadly Premonition 2. Ed è proprio da qui che parte un filo rosso che collega il 2005 al 2019, Le Carrè e Greenvale, l’uragano Katrina e una sostanza stupefacente dai poteri diabolici, la Saint Rouge, il voodoo e una potentissima, tendenzialmente razzista, famiglia della Louisiana, all’ombra di un albero che sembra grondare sangue.
OVERDOSE
Se il primo Deadly Premonition si inseriva nel solco lasciato da Twin Peaks nella cultura pop, reinterpretandone suggestioni, paesaggi, personaggi, rimescolati poi col gusto marcatamente giapponese per il sovrannaturale e l’orrore che Swery porta sempre nel bagaglio a mano, questo secondo capitolo decide di smarcarsi dall’immaginario lynchano per proseguire un discorso dove il bizzarro è talmente marcato da non dare mai assuefazione, intrigando e sorprendendo sempre grazie a una scrittura frizzantissima, capace di dare alla testa.
Il colpo di pistola che fa partire la corsa è ancora il classico quanto brutale omicidio di una ragazza, eterea, benvoluta, la più giovane dei Clarkson che tutto controllano e comandano, ritrovata a pezzi, sacrificata su un altare in riva al bayou; e sarà probabilmente la scena più ordinaria che vedrete. Il problema è quanto prevedibile e ammorbante sia il resto, il “viaggio” tra i vari punti A e B, che in questo caso non è quello che conta e non contribuisce minimamente ad alzare la tensione ma anzi, butta un po’ giù di morale.
Continua nella prossima pagina…