Demon's Souls – Recensione

PS5

MA AL DI Là DELLE SUE CRITICITà, DEMON’S SOULS è UN TITOLO MAGNETICO, CHE DIVENTA QUASI ESERCIZIO DI MEDITAZIONE, ALIMENTATO DA UN’INESAURIBILE BRAMA DI CONOSCENZA

E Demon’s Souls sboccia, come un loto del nobile dal marcio di una palude che mescola in egual misura sangue e fango, proprio quando si smette di pretendere che sia un’esperienza “next-gen” in senso assoluto (e se ne accumula abbastanza da essere autosufficienti, di esperienza), rassegnandosi. Allora lo si comincia a praticare, vivendolo come un esercizio di respirazione tramandato nei secoli dei secoli. Pranayama della giocabilità dove è necessario inspirare ed espirare contando i secondi giusti, evitando l’ossessione dove non c’è spazio per l’improvvisazione, bramando la conoscenza e assurgendo al Nirvana della build perfetta, ogni arma adatta ad esorcizzare un preciso demone (o per lo meno aiutare a farlo), come fosse una preghiera.

demon's souls recensione

Sensazioni lovecraftiane si sprecano davanti a certe creature e shock visivi. Demon’s Souls vive di suggestioni.

La strada verso la sconfitta dell’Antico è Tetris, fredda matematica e incastri che nella loro quadrata certezza ripudiano il panico dell’allievo, diventato ora maestro. L’ambiente, inteso come spazi e vuoti, atri o corridoi, mura o legno marcio e il loro alternarsi e mescolarsi è ancora oggi un esempio di come sfruttare la tridimensionalità per condizionare le mosse del giocatore in combattimento, costretto a tenerla sempre in conto; una variabile fisica e tangibile come un vibrante colpo di spada che sbatte contro la roccia viva e si riverbera per tutto lo scheletro. Visto da questo lato si può anche firmare un patto di non belligeranza con le sue dissonanze, per dedicarsi a incanalare l’energia di gesti e consuetudini da ripetere allo stremo, comunque sempre meno sorpresi e sensibili alle nostre azioni, fremendo dall’attesa, tentatrice e seducente, di tornare finalmente nell’oscurità della prima volta in una nuova area, quando la magia torna a brillare.

L’ANALOGICO A METà CORSA, AVANZARE CON CAUTELA, PERCHé DIETRO OGNI ANGOLO SI NASCONDE UNA POTENZIALE MINACCIA

Il cuore in gola, l’analogico a metà corsa per camminare e assorbire la Storia, l’ignoto, lasciandoci scrutare dentro e osservando di rimando, negli occhi quello struggente desiderio di salvezza con cui si guarda il sole dal fondo di un pozzo. Perché questa è un’opera dominata dall’occulto, dal non detto, criptica come le regole che ne muovono il mondo a nostra insaputa, nonostante ci vogliamo illudere di saperla decifrare, solo perché la struttura di esplorazione asimmetrica, ramificata dall’hub centrale nel Nexus, è grammatica del videogioco ormai data per scontata, assimilata.

demon's souls recensione

Impossibile trovare redenzione. La forza di confessarsi nella realtà è invece più facile da trovare, se i vicini non vi avranno già rovesciato un’acquasantiera addosso.

Ma basta sentire un rumore fuori posto, nuovo, lontano arrivare all’orecchio per far perdere l’orientamento, sprofondando all’improvviso nelle sabbie mobili di un sound design labirintico, talmente nitido e sfacciato da far venire i brividi, creando eco che rimbalzano tra i cunicoli di Stonefang, lontani canti liturgici tutt’altro che santi o ruggiti di draghi che tagliano i timpani, arrivandoci alle spalle vomitando lava, ubriachi di potere.

Continua nella prossima pagina…

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Tecnicamente sontuoso, imponente, dettagliatissimo / Esperienza ruolistica solida dal level design magistrale / Sound design da brividi.

Contro

  • Porta nel 2020 tutta una serie di imperfezioni e difetti strutturali già evidenti nel 2009, con invidiabile indifferenza / Non indicativo delle potenzialità future di PlayStation 5 a livello ludico.
8.5

Più che buono

Password dimenticata