Il globo rosso del Sol Levante è davvero gigantesco in questo numero di TGM. Sarebbe banale e inesatto scrivere che questo dipende solo dalla copertina squisitamente manga di TGM 409, dedicata a Dragon Ball: Sparking! ZERO – e quindi a Budokai Tenkaichi 4, nella sostanza – perché nelle prossime pagine incontrerete il remake di un capolavoro dei survival horror nato in Giappone, ovviamente Silent Hill 2, il nuovo capitolo di una saga celeberrima che ha preso ormai una strada ibrida, Final Fantasy XVI, ora arrivato su PC, accanto a una specie di “day one GOTY” JRPG che Atlus ha partorito con orgoglio, Metaphor ReFantazio. E ancora un prescindibile rifacimento arricchito, però, dalla nostra retrospettiva di Night Slashers, storico e peculiare beat’em up a tema horror, un Hightlight Console dominato da The Legend of Zelda: Echoes of the Winsdom e una Time Machine dedicata alla storia di Treasures, altro emblema della vitalità dello sviluppo dei videogiochi nipponici per qualità e imponente numero di geniali sviluppatori. Rimane una commistione d’oriente e occidente in tutto questo, naturalmente, nello sviluppo di SH2 da parte dei polacchi di Bloober Team come nella direzione intrapresa da FF, ormai un ARPG che strizza l’occhio a chi è meno abituato ai veri GdR giapponesi; è indubbio, tuttavia, che per noi l’attenzione dei produttori provenienti dal Sol Levante sia diventata molto più frequente e riconoscibile, quasi una pacifica invasione per gusti e variazioni, una fetta del mercato che ormai porta alle nostre papille anche saghe e titoli considerati, nemmeno troppo tempo fa, di nicchia per i giocatori occidentali.
Ci sono poi macro fenomeni e tendenze come l’avvicinamento di Sony al mondo PC, con l’arrivo di vistose ex-esclusive ma anche iniziative apparentemente minori, come l’apertura di PSVR2 su Steam, affiancati a studi di sviluppo – FromSoftware, Grasshopper Manufacture e non solo, ovviamente con le debite proporzioni produttive – che sulla piattaforma di Valve si comportano sostanzialmente da indipendenti; in tutti i casi ci addentriamo in territori troppo complessi da analizzare in questa sede, per motivazioni come per opportunità commerciali, persino nell’ottica di una pericolosa crisi identitaria o, al contrario, della diffusione di stili e archetipi. Di sicuro, tuttavia, esistono pure gli stimoli per farsi coinvolgere da un’ondata di autorialità personale, qualcosa di meno rimbombante sui nostri versanti, dai produttori dell’Est Europa fino alle coste della California.
Al contrario, alle sponde opposte del Pacififico, troviamo game designer come Hideo Kojima, Hidetaka Miyazaki, Yoko Taro, SUDA51, accanto a tanti altri ancora, che da star dialogano splendidamente con l’occidente al punto da partorire, talvolta, linguaggi che hanno tanto il gusto di un ponte culturale, partendo da concezioni artistiche per loro natura e storia più astratte, prive di paura nel fare impazzire il lato estetico, concettuale e narrativo di un’opera interattiva, tanto da influenzare una porzione interessante di piccoli, talentuosi sviluppatori anche dalle nostre parti, facendo magari spuntar fuori JRPG, stylish action, soulslike e cartoonose visual novel dai paesi più impensabili.Oltretutto – mi sentirei uno sporco impostore se non lo dicessi, specie di fronte a Dan Hero – personalmente non faccio parte della redazione “japan-oriented”, tendenza che per la verità potrei far serpeggiare tra i redattori di TGM in una linea tortuosa che li divide, mai del tutto nettamente ma con una certa precisione, tra chi si lascia occasionalmente sedurre e chi invece è schiavo dello stile dei “fiori di loto”. Niente di così netto, però, e la questione riguarda anche me: la mia storia si snoda, con le giuste eccezioni, tra preferenze per generi, ambientazioni – meno fantasy a prescindere dalla provenienza, tanta fantascienza e horror – e persino piattaforme nate in occidente, orientamento consolidato quando sono diventato un moderno e quasi completo PCista (cioè un consumatore di tecnologia che rischia di diventare povero ogni tot anni, ma questa è un’altra storia).
Eppure, a lato di un’attenzione alla macchina d’elezione di TGM senza precedenti nella storia, l’Estremo Oriente ha da un certo punto affiancato CRPG, survival e soprattutto immersive-sim nella stanza immaginaria dei miei desideri videoludici. Oggi c’è tanta sci-fi cibernetica e fantasy sui generis installata sul mio PC, di grandi come di piccole case, ma con la stessa dignità od ore di gioco accanto alla prima trilogia di Mass Effect, Baldur’s Gate, S.T.A.L.K.E.R., The Witcher o la build finale di Cyberpunk 2077 ci sono tutti i Souls disponibili su PC, l’ultimo Armored Core e, mai disinstallato dopo le dovute run, l’incredibile livello artistico e concettuale di Nier: Automata, giocabile poesia fantascientifica senza pari in occidente. 2B, 9S e A2 unici per sempre.
Mario “Second Variety” Baccigalupi
PS. E poi, proprio durante la stesura dell’editoriale, leggo dell’ennesima crisi di una grande compagnia, proprio in Giappone, e ricordo come il mondo attuale non sia solo esaltazione dell’espressione videoludica. Stare a galla con alti valori produttivi mai totalmente privi di crunch o licenziamenti è diventato un’impresa, un po’ dappertutto.
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