La mia tesi di laurea era totalmente incentrata sulla figura dell’androide e sull’evoluzione delle Intelligenze Artificiali. Essendo un mezzo filosofo, un mezzo letterato e pure un mezzo “che ne so”, gli aspetti analizzati non erano tanto quelli tecnici relativi alla possibilità di dar vita a una macchina semi-umana, quanto quelli teorici. Uno degli argomenti più interessanti era legato al concetto di etica verso le IA: sarebbe giusto trattare come una macchina un essere che prova i nostri stessi sentimenti e che sembra in tutto e per tutto umano? Stiamo pur sempre parlando di un ammasso di bit e di impulsi elettrici, ma non siamo forse anche noi “programmati” allo stesso modo? E che potrebbero mai imparare questi fantomatici androidi dall’etica umana? Davvero poco.
È un argomento complesso su cui ancora oggi si concentrano tantissimi studi – tutti teorici come i miei, ovviamente – a proposito del nostro diritto di reclamare il controllo su macchine senzienti. Ciò che renderebbe gli androidi degni di tale considerazione è sicuramente l’attribuzione di un’Intelligenza Artificiale avanzatissima (a meno di non voler scendere nel metafisico e disquisire di anima ma… pussa via!). In poche parole, di un cervello simile al nostro.
È davvero un problema pestare come l’uva animali in un software, o ci stiamo facendo troppi problemi per un misero mucchio di pixel?
Ve lo ricordate quel famoso periodico italiano che pubblicò un pezzo su Rule of Rose titolando Vince chi seppellisce viva la bambina?. Beh, se dovessimo applicare la nostra etica ai videogiochi, allora gli sviluppatori di Rule of Rose andrebbero quantomeno perseguiti. E la famosa No Russian di Call of Duty, in cui si falciavano decine di civili in un attentato terroristico? O quel primo pedone che ho investito in GTA III, e magari anche il secondo accorso sul posto per verificare l’accaduto e brutalmente pestato?
ognuno dovrebbe fare i conti con la propria accezione di etica e con la propria sensibilità
Come vedete gli interrogativi sono tantissimi (e davvero curiosi!) ma credo che a questi nessuno possa dare, almeno oggi, una risposta definitiva. Per rispondere alla domanda in apertura, ognuno dovrebbe fare i conti con la propria accezione di etica e con la propria sensibilità, e poi trovare un modo di applicarla ai videogiochi per conviverci, in un modo del tutto personale. O no?