l’avvento del multiplayer, la possibilità di sfidare il mondo intero, fu una ventata evolutiva che mi colpì con una potenza inaudita
Tuttavia, se mi soffermo a ripensare al passato ora che nell’altra stanza riposa un mini me in tutina e ciuccio, capisco che l’amore per i videogiochi non se n’è mai andato nonostante l’abbondante acqua passata sotto i ponti da quel GdR sul computer di mio zio: semplicemente, anno dopo anno e cambiamento dopo cambiamento, questa passione si è adattata alla persona che ero e che diventavo e, allo stesso modo, trent’anni anni dopo, seguita a farlo come un fiume su cui scorre il mio io. Affascinante, nevvero? Lo cantava anche il mitico Venditti: gli amori fanno dei giri immensi e poi ritornano con texture più definite. Trovo stupefacente la capacità dei videogiochi di rivelarsi apprezzabili e fruibili in così tanti modi diversi validi praticamente per ogni momento della vita di una persona, e credo che nel nostro mirabolante medium ci sia una sfumatura adatta per ogni esigenza.
LA PASSIONE PER I VIDEOGIOCHI MUTA CON TE, E SI REINVENTA PER AMMALIARTI NEL 2020 COSì COME FACEVA NEL 1990
Non è quindi soltanto il gioco in singleplayer che alla bisogna può essere messo in pausa per salvare un pupo troppo audace, se si allarga il concetto si scopre che siamo al contempo padroni e schiavi di una passione adattabile non solo alle situazioni contingenti, ma anche agli innumerevoli periodi che ogni essere umano deve attraversare durante il corso della sua indecifrabile esistenza, le cosiddette stagioni della vita che, a modo suo, ognuno è obbligato ad affrontare prima che calino i titoli di coda sulla sua imprevedibile e affascinante partita in cui ha un unico e inestimabile tentativo a disposizione.