gothic presentava un sofisticato e nascosto sistema di interazione tra i personaggi di gioco
A questo c’è da aggiungere la routine di ogni singolo personaggio della mappa. Grazie al ciclo giorno-notte era possibile sbizzarrirsi con le azioni più improbabili: cucinare la carne appena ottenuta dall’uccisione di una creatura, suonare la chitarra in una momento di relax o perché no, prodigarsi ad assaporare le magiche erbe di Campo Palude mentre il tramonto saluta i nostri occhi, attendere che qualcuno si corichi a letto per derubarlo, o peggio, ucciderlo nel sonno. Poi il mattino dopo qualcuno ti veniva a cercare per dirti dell’omicidio, che ora c’era una baracca libera e che le guardie sarebbero state molto più attente per scoprire il colpevole dell’efferato omicidio. Tutto per un tozzo di pane e una manciata di metallo.
UNA VERA ESPERIENZA
Come già scritto, giocare oggi Gothic è assai difficile: i bug non mancano tutt’ora e più volte mi è capitato di fare una capriola e morire senza nessun motivo e, tra tutti, il sistema dell’inventario è forse uno tra i più fastidiosi che si sia mai visto. Nonostante tutto, però, anche nel 2021 i modder sono ancora lì fuori che continuano a migliorare e personalizzare l’esperienza di Gothic, tanto che c’è da chiedersene il perché.
Io vi dico la mia, assoluta e personalissima risposta: Gothic più che un videogioco è una vera e propria esperienza, durata anni.
Ho questo ricordo indelebile di un sabato pomeriggio quando avevo 14 o 15 anni, e a breve sarebbe arrivata anche la distribuzione di Gothic II in Italia. Tornando a casa dal liceo pranzavo, accendevo Radio DeeJay e ancor prima del DeeJay Time c’era il programma musicale del da poco scomparso Claudio Coccoluto. Il Sole batteva dalla finestra sul PC acceso e io gli dedicavo circa quattro o cinque ore, solo e unicamente per Gothic. Nel resto della settimana, magari, giocavo poco, alternando gli impegni personali e quelli di studio, ma il sabato era quasi tutto dedicato a Gothic e, così, la tabella di marcia mentale che mi portava dal rientro a casa fino a ora di cena . Non vi dico la bellezza di quei pomeriggi piovosi nei quali, talvolta, arrivata la sera non sarei nemmeno uscito gli amici, avendo però la mia Barriera da perlustrare in lungo e in largo.
Ecco ciò che ho fatto con Gothic per quasi due anni; ho esplorato, senza mai sentire la necessità di dover proseguire con la trama. Giravo per l’ambientazione, uccidevo qualche creatura, andavo alla scoperta di una struttura lasciata lì dagli sviluppatori che sicuramente nascondeva nemici ostici, o anche grandi bottini. Immaginate il grado di devozione che potevo avere verso questo gioco. Contati tutti i sabati, o forse più, per due anni e con almeno cinque ore cadauno, posso assicurare di aver passato su Gothic 500 ore circa di gioco. Poi certo, sono andato avanti molto, molto lentamente fino ad arrivare ai titoli di coda, ma il piacere era tutto lì, quello di girare e vivere una sorta di routine sentendomi “a casa”. Non potete immaginare che razza di salto acrobatico ha fatto il mio cuore quando in Gothic II ci venne chiesto di tornare nella ormai ex-colonia. Era come tornare nuovamente vergini e fare sesso per la prima volta: uscire dalla caverna, riassaporare quella spoglia stradina che da lì a poche curve mi avrebbe riportato a Campo Vecchio. Chewie, we’re home.
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