Ho una confessione da fare. Un’ammissione esattamente contraria a quella che il collega Alessandro Alosi mise nero su bianco un anno fa in un apposito editoriale. Ebbene sì amici: io amo le daily quest. Ecco, l’ho detto davvero. E sapete perché le amo? Perché sono schiavo della FOMO.
Per chi non ha familiarità con questo termine, sappiate che si tratta di un acronimo che sta a significare “fear of missing out”: letteralmente, la paura di perdersi qualcosa per strada, di essere tagliati fuori da esperienze momentanee, spesso effimere. È un concetto relativamente nuovo che solo nell’ultimo decennio ha iniziato a fare breccia nel mondo dei videogiochi, e su cui sempre più compagnie stanno puntando. Pensate a tutti quegli eventi a tempo nei cosiddetti “game as a service” che offrono ricompense virtuali acquisibili solamente in un arco temporale ristretto, per esempio le celebrazioni di Halloween su Overwatch o un concerto virtuale su Fortnite. Ecco, questi sono pensati proprio per far leva su tutti quegli utenti che non hanno intenzione di perdersi l’occasione di partecipare a tali eventi unici.
Ma non è tutto, perché negli ultimi anni sono saltate fuori anche le varie stagioni che si avvicendano ogni tot mesi, spesso con appositi Battle Pass, quest giornaliere, ricompense speciali, e molto altro ancora che ricompensano gli utenti in grado di investire quanto più tempo possibile in un dato videogioco.
a malincuore devo dire che a me tutto questo piace
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