Rinnamorarsi dei JRPG

il centro del mondo videoludico si sposta a Occidente e quella “J” viene sostituita da roba più dark, action, alla moda

Poi arriva la settima generazione (la crisi della settima generazione, quella sì), il centro del mondo videoludico si sposta a Occidente e quella “J” viene sostituita da roba più dark, action, alla moda, lontana dai miei gusti, mentre cominciavo a guardarmi in giro, parlare altre lingue ludiche, sperimentare. La vita fa il suo corso e con la scusa del poco tempo a disposizione mi impongo di non ricascarci, che tanto “chi ce le ha 100 ore da dedicargli”, “ma sì sarà sempre la stessa roba”. Poi arriva la pandemia. Sono giorni concitati, non si sa cosa accadrà, c’è bisogno di tenere la mente occupata e, come spesso accade, arriva il nostro Marietto nazionale con una proposta: “Hai voglia di provare Persona 5 Royal?”. Erano i giorni in cui si stava decidendo per il primo lockdown e l’opera Atlus è stata come una scossa di defibrillatore.

editoriale jrpg

La pioggia, i neon, e un attimo di relax dai meandri dei Palazzi. Tokyo è Persona 5.

Non ci poteva essere gioco migliore per un momento peggiore. Il JRPG era diventato user-friendly, da non credere! Ogni statistica nascosta da azioni quotidiane, zero grinding, tanta sceneggiatura di qualità e momenti incredibili, tanto di gameplay quanto di narrativa. Un gruppo di studenti contro il sistema, conto il mondo corrotto degli adulti disillusi piegati dal lato oscuro del capitalismo. Una Tokyo talmente vibrante che sembra di poterla visitare nonostante il blocco dei voli, facendone propri locali, vicoli, piazze, movimenti.

Pochissimi giochi riescono a rendere l’idea della campagna, dai colori ai profumi, come Dragon Quest, e l’undicesimo capitolo del JRPG ha dalla sua la potenza del motore grafico per riuscirci l’ennesima volta!

E così il JRPG è tornato a essere bene-rifugio, prezioso angolo di spensieratezza che rigenera dal logorio della vita moderna molto meglio di un Cynar, come ritrovarsi in un prato a guardare il cielo dopo una settimana di lavoro, o tra i campi che rendono così verde l’Erdrea di Dragon Quest XI dopo una giornata di scazzi. Classicissimo eppure moderno, brillante, fluido, con quell’estetica bucolica, quelle città dove si respira serenità e festa nonostante si sia sempre sull’orlo della fine del mondo.

il jrpg è tornato a essere bene-rifugio

Il character design di Toriyama a tratteggiare attori sempre adorabili. E quanto si sta bene nella piazzetta di Valor che sembra quella di Capri, il profumo della salsedine e dei fiori, il chiacchiericcio dei turisti e il tintinnare delle armature delle guardie di pattuglia, andando di tanto in tanto a fare una puntatina al casinò: la quest principale può aspettare, oggi voglio solo rilassarmi in un mondo “altro”, così lontano da essere virtuale, così bello da sembrare vero. Perché non c’è legame più forte nel videogioco di quello che si crea tra giocatore e JRPG, e come dice il proverbio: “nei JRPG piangi due volte, quando dopo 40 anni ti rendi conto che ci sono ancora le stesse regole anacronistiche e quando vedi scorrere i titoli di coda”.

Torna alla prima pagina…

Articolo precedente
mortal kombat recensione

Mortal Kombat - Recensione

Articolo successivo
the conjuring per ordine del diavolo recensione

The Conjuring - Per ordine del Diavolo - Recensione

Condividi con gli amici










Inviare

Password dimenticata