Burning Crusade Classic Editoriale

World of Warcraft Classic

PC

Burning Crusade Classic: ode al reietto – Editoriale

AMMIRARE LE OUTLAND AL GIORNO D’OGGI è PRATICAMENTE RETROGAMING, UN VIAGGIO NEL TEMPO DRITTI A QUEL 2007 CHE TANTO IMPORTANTE FU PER WORLD OF WARCRAFT

Ode al reietto Illidan Stormrage dunque e alla sua rabbia lasciata a decantare per diecimila anni, evviva il mondo della Legione Infuocata che nel 2007 contribuì a fare innamorare chissà quanti giocatori all’MMORPG più famoso di sempre. Mi ci metto anche io lì in mezzo perché, per quanto mi riguarda, Burning Crusade Classic è nostalgia canaglia della peggior specie, è la mano del sommo sacerdote dei Thug di Indiana Jones e il Tempio Maledetto che ti strappa dal petto il cuore con tanto di ricordi attaccati. Data l’importanza del fattore sentimentale è possibile che, qualora non si avesse memoria di questi luoghi, buona parte del fascino venga a mancare e l’effetto viaggio nel tempo sparisca nel nulla portandosi dietro i filtri di bellezza impostati da quel sentimentale del nostro inconscio.

Eppure il successo di World of Warcraft Classic prima e di Burning Crusade Classic adesso dimostra che la comunità non ha affatto dimenticato, anzi brama con ferocia gustarsi di nuovo i primi vagiti del gioco che è diventato mito. Naturalmente il processo evolutivo ha anche cambiato profondamente il suddetto mito, non sempre le sue mutazioni sono state accolte di buon grado da tutti, ma grazie all’operazione Classic chi desidera può godersi il ritorno alle origini senza compromessi, con ogni pro ma anche contro dell’epoca. È da un pezzo che ci penso e la recente passeggiata nelle Outland d’un tempo è stata l’ennesima conferma: World of Warcraft è uno dei titoli a cui il termine videogioco sta particolarmente stretto, è un’esperienza talmente piena di sfumature non solo ludiche che è quasi impossibile da descrivere in poche parole, figurarsi con una.

TUTTO È UGUALE, TUTTO È DIVERSO

So che non tutti saranno d’accordo con me, qualcuno penserà che sto esagerando e qualcun altro sosterrà che Guild Wars 2 era due spanne sopra, ma so anche che chi ha concesso una fetta della sua vita a World of Warcraft comprende benissimo di cosa sto parlando. Per uno come me che aveva snobbato World of Warcraft Classic nel 2019, il ritorno al passato è stato emotivamente più intenso del previsto. Lo sospettavo però perché ritrovarmi a fissare quello Stargate formato famiglia mi ha ricordato quanto sono e sarò sempre affezionato alle Outland originali. Nel bene e nel male, finché morte non ci separi e la resurrezione di un compagno non potrà raggiungermi.

Burning Crusade Classic Editoriale

Quando sono sbucato dall’altra parte del Dark Portal, insieme alla Legione Infuocata sono stato assalito da ricordi vividi, sfumate reminiscenze del passato e nuove sensazioni che si sono intrecciate fra loro. Fortunatamente ho avuto tutto il tempo per districare la matassa dacché i ritmi di Classic sono diversi rispetto a quelli odierni, sono più compassati, lenti come il deambulare telefonato del colossale Fel Reaver, quasi alienanti rispetto a ciò cui siamo abituati. È forse per la difficoltà nel metabolizzare il contrasto fra tempi moderni ed età della pietra che, inizialmente, mi sono sentito un po’ spaesato nonostante ogni cosa fosse esattamente dove l’avevo lasciata, ma è bastato guardarmi intorno per capire che le Outland sono le stesse di una volta e io non sono più quello di un tempo.

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