Correva l’anno 2001 quando, proprio sul finire di luglio, uno sparatutto in terza persona ad alto tasso di spettacolarità e carisma portò la magia del cinema prima sui nostri computer e poi sulle nostre console (perfino sul Game Boy Advance nel 2003): buon compleanno Max Payne!
A distanza di due decenni dal suo esordio è evidente l’influenza del titolo di Remedy sul nostro medium. Oggi ci appare inconfutabile che Max Payne sia il primo capitolo di una delle saghe più amate di sempre dagli appassionati di videogiochi, ma anche che il suo contributo alla causa videoludica sia stato importante per la crescita del settore grazie al sapiente mix di sparatorie ispirate al cinema di John Woo, fumetti, bullet time à la Matrix, atmosfera da thriller noir, trama matura e rimandi alla mitologia norrena. Approfittiamo dunque della ricorrenza per fare gli auguri a Max Payne e celebrare come si deve l’anti eroe in giacca di pelle e improbabile camicia capace di dimostrarci che l’immortalità è solo una questione di personalità.
LARA CROFT, JOHN WOO E MATRIX: ISPIRAZIONI ILLUSTRI PER MAX PAYNE, MA DECLINATE IN MODO ORIGINALE
Dotati di ambizione, idee e talento, ma anche di risorse economiche limitate, i ragazzi del Nord aggirarono gli ostacoli legati al budget aguzzando l’ingegno; l’esempio perfetto sono gli iconici fumetti utilizzati al posto delle più costose cut-scene di intermezzo, solamente una delle tante intuizioni che, come ben sappiamo oggi, furono artefici del successo del loro gioco. Anche per quanto concerne la recitazione e gli attori dovettero arrangiarsi, utilizzando per il ruolo del protagonista l’espressivo volto – ormai entrato nella storia – di Sam Lake, lo sceneggiatore del gioco. Proprio Lake ricoprì un ruolo fondamentale nel destino di Max Payne non solo perché fornì al protagonista una faccia indimenticabile, ma anche perché la sceneggiatura di cui si occupò era uno dei punti di forza dell’esperienza imbastita da Remedy.
Lake ricoprì un ruolo fondamentale non solo per l’iconico uso del suo volto, ma anche per l’importanza della sua sceneggiatura nella riuscita del gioco
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