More! More! More! (of the same)

Chi si ricorda la canzone “Rebel Yell” di Billy Idol, pubblicata nel 1983? Parla di una ragazza che grida, con urlo ribelle, “more, more, more!”. Ma “more” di cosa? More of the Same, ovviamente.Editoriale MotS

Del resto è normale. Quando qualcosa ci piace, ne vogliamo di più. Un’altra polpetta della nonna anche se siamo già sazi. Un altro appuntamento con la persona con la quale siamo stati bene. Un’altra vacanza in quell’incantevole posto in cui ci siamo ripromessi di tornare, prima o poi. Un’altra “ultima partita” a quel videogioco quando già sta per cantare il gallo.

CON I VIDEOGAME PERÒ NON VALE

Eppure proprio i videogame ultimamente sono al centro di una polemica basata su accuse di poca creatività e propensione a spennare i giocatori rifilando loro reboot, remake, spin-off e sequel in nome del More of the Same, d’ora in poi per comodità MotS, con il massimo profitto al costo del minimo sforzo. Non è mia intenzione far da cassa di risonanza a queste lamentele, ma illustrerò il mio punto di vista che vuole il MotS non solo positivo e necessario, ma anche parte del Grande Cerchio della Vita. Se vi sembra che Gioco Figo 5 sia uguale a Gioco Figo 4 uscito sei anni prima, e quindi vi sentite autorizzati a vomitare insulti e bile sulle review di Steam perché lo giudicate un maledettissimo MotS, dovreste prima chiedervi se Gioco Figo 5 sia stato realizzato per voi vetusti giocatori che avete già provato il 4 tempo addietro o non sia magari stato concepito per le nuove generazioni che solo ora hanno la giusta età per tenere un pad in mano. Spoiler alert: è quest’ultimo caso.

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Io apprezzo moltissimo la vostra autostima che vi consente di credere che le software house mettano alla frusta centinaia di programmatori per far giocare proprio voi, tuttavia la realtà potrebbe essere differente; magari durante lo sviluppo di Gioco Figo 6 non ci si preoccuperà troppo di stupire l’over 40 con mutuo e alimenti da passare all’ex moglie, puntando su un pubblico più giovane ma soprattutto economicamente più spregiudicato, che non si fa problemi a rinunciare alla pizzata con gli amici per comprarsi la Ultra Premium Edition.

Magari durante lo sviluppo di Gioco Figo 6 non ci si preoccuperà troppo di stupire l’over 40, puntando invece su un pubblico più giovane

In fondo sarebbe la sua prima volta, per lui è tutto nuovo mentre voi sciorinate puerile nozionismo videoludico elencando genetliaci di cui non interessa nulla a nessuno. È il 2023, ventennale di Call of Duty, Doom compie trent’anni, Dragon’s Lair usciva quarant’anni fa.

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Ok, boomer, ora tutti sappiamo che sai usare Google. Ma alle nuove leve che vogliono un CoD moderno che gli diciamo? Di giocare al primo così nessuno si lamenta del MotS, o proviamo a vedere se realizzare un nuovo titolo del franchise, sebbene legato sempre dallo stesso filo conduttore, regalerà qualche emozione in più?

“MAI VISTO PRIMA” IS THE NEW “NUOVO”

Io sono un padre snaturato e ho educato mia figlia con lezioni su GTA: San Andreas, ma aveva otto anni quando glielo installai sull’iPad. Per lei era solo un open world nel quale gironzolare, sparare e divertirsi, non aveva certo la maturità per godersi appieno il titolo Rockstar, o almeno spero. Quando uscirà GTA 6, non importa quanto MotS ci infileranno dentro, sarà un’esperienza totalmente nuova per lei poiché si tratterà del suo primo vero gioco GTA in cui immergersi da cima a fondo. E mentre uno sparuto gruppo di vecchie cornacchie canute, ingobbite e incattivite si lamenterà che è sempre la stessa minestra, milioni di ragazzi si divertiranno pazzamente. Stessa cosa per The Last of Us: chi nel 2013 compiva cinque anni ha come riferimento The Last of Us Part I del 2022 e non l’originale che ormai ha due lustri sul groppone. Dead Space o Callisto Protocol o il nuovo Dead Space, insomma, ci siamo capiti? Idem.

I reboot saranno anche mere operazioni commerciali, ma ciò che per voi è già visto, per altri è nuovo

I reboot saranno anche mere operazioni commerciali per vendere a caro prezzo il MotS, ma se voi aveste dedicato solo una finestrella temporale della vostra esistenza al videoludo, senza stare tra i piedi per tutta la vita, probabilmente non ve ne sareste mai accorti. Ve lo voglio ricordare un’altra volta: ciò che per voi è già visto, per altri è nuovo. Sottolineatelo magari, con l’evidenziatore giallo fluo, come si faceva a scuola con le frasi salienti. E proprio a scuola ogni anno si riparte con il medesimo programma, ma di ciò se ne rendono conto solo i ripetenti. Chi invece prosegue assiste a lezioni su nuovi argomenti. Ve lo dico per esperienza, sono stato bocciato tre volte alle superiori. Giuro, e lo posso dimostrare.

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Vi immaginate cosa sarebbe successo se un giorno fossi balzato in cattedra gridando allo scandalo, che si spiegano sempre le stesse quattro cose? Esatto, mi avrebbero risposto che se sono un asino, è un problema mio.

NUOVO HARDWARE? APPROFITTIAMONE!

C’è poi un altro aspetto più tecnico da tenere in considerazione: tutti i giochi devono sottostare ai limiti hardware della propria epoca. Il Ray Tracing manca in Max Payne non perché i programmatori di un tempo fossero incapaci, ma perché simili tecniche erano impensabili. Come sarebbero stati i giochi del C64 se il biscottone avesse messo a disposizione non sedici ma 256 colori? Come sarebbe stato Bubble Bobble in full HD? Come sarebbe stato Counter-Strike se a quel tempo fossero già esistite connessioni e macchine in grado di gestire un battle royale da cento giocatori? È chiaro che qualcuno prima o poi voglia rispondere a queste domande creando un reboot che sfrutti la tecnologia moderna, anche solo per il gusto di inserire tutte le feature che all’epoca dovette amaramente depennare.

Ci sta che qualcuno prima o poi decida di creare un reboot che sfrutti le invitanti tecnologie moderne, quelle che una volta erano impensabili

Dunque sarei disposto a scucire qualche biglietto da dieci per un Bubble Bobble in chiave moderna, con effetti particellari, esplosioni, migliaia di livelli con editor integrato, le bolle in Ray Tracing con riflessi realistici, multiplayer online, trofei, achievement, ladder, classifiche, tornei, premi in denaro sonante? Assolutamente sì. Sono un sempliciotto per questo, uno sprovveduto da buggerare, come ha detto Wanna Marchi utilizzando termini più coloriti? Può darsi, ma con quel gioco mi divertirei alla grande e, come diceva Califano, tutto il resto è noia.

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E non è che il videogiocatore sia una persona più propensa a farsi spennare rispetto agli amanti di altri generi di intrattenimento: il MotS avviene anche nel mondo cinematografico, ad esempio.

AL CINEMA PERÒ VI PIACE IL MOTS

Un caso eclatante è il Director’s Cut, termine politically correct che riassume “ok ragazzi, so che Film Figo vi è piaciuto, tuttavia vorrei farvi vedere come l’avevo davvero immaginato prima che tutta una serie di noiose motivazioni legate a marketing, censure, tempi, budget e wokume vario l’abbiano trasformato in quello che è uscito nelle sale”. Solo che il grande schermo pare essere un’isola felice nella quale la gente si arrabbia per motivi random, ma non per il MotS. Uscirà Fast and Furious 34 in 4K anzi 4M, Maschi Muscolosi e Macchine Maranza, e tutti vorranno vederlo, ligi al proprio dovere, in fila. Quando ho saputo che Guillermo Del Toro stava girando un nuovo Pinocchio, il centoduesimo se non sbaglio, ammetto che la mia prima reazione è stata un facepalm. Guilly, sei a corto di idee?

Non è che il videogiocatore sia più propenso a farsi spennare rispetto agli amanti di altri generi di intrattenimento: il MotS avviene anche nel mondo cinematografico

Dopodiché partirono le critiche dei soliti insoddisfatti non per l’ennesimo Pinocchio ma per averne stravolto l’ambientazione collocandolo nel fascismo, di fatto quindi introducendo una ventata di originalità, questa volta non gradita perché Pinocchio deve essere Pinocchio e la Sirenetta deve essere la Sirenetta e guai a chi cambia una virgola. Ma decidetevi una buona volta.

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C’è poi il dilemma del viaggiatore. Quella storiella di Einstein, del treno fermo, dell’altro treno che si muove, del passeggero che non capisce quale treno sia partito, per spiegare che il moto non è un concetto assoluto ma sempre relativo all’osservatore che lo misura. Non fatemi entrare nei dettagli che poi si vede che ho copiato da Wikipedia.

DUBBI? CHIEDI A ZIA BERENICE

Anche il MotS è relativo all’osservatore. E chiameremo un’osservatrice speciale: zia Berenice, classe 1912, due lauree e un master in Luoghi Comuni e Credenze Popolari, si firma con la X e definisce “diavoleria” qualsiasi apparato più complesso di un interruttore. Berenice nel 1983 osserva un ragazzino giocare a Manic Miner sullo ZX Spectrum, e lo descrive la scena come “rincitrullirsi davanti alla televisione”. Poi osserva un ragazzino nel 2023 giocare sulla PS5 a Forspoken, e descrive la scena come “rincitrullirsi davanti alla televisione”. Ma come, zia, gli FPS, l’HDR, il 4K, il feedback aptico, non vedi che è completamente diverso? E invece no: per un non addetto ai lavori i due videogiocatori, pur appartenenti a due epoche così diverse, non presentano differenza alcuna. Perché voler per forza vedere differenze tra Manic Miner e Forspoken, quando alla fine si tratta di impartire degli input in un certo modo e osservarne il risultato su uno schermo?

Questo vale per tutto, libri, musica, matrimonio, carriera, la vita stessa: il MotS è ovunque, il MotS siamo noi

Questo vale per tutto, sia chiaro. I libri? Sempre la stessa minestra, delle pagine con delle parole da leggere. Da sempre. Ok, ma ci sono i libri di ricette e i saggi filosofici, mica saranno la stessa cosa, sbaglio? Berenice vede solo delle pagine con delle parole da leggere. Ogni volta che aprite un libro, abbracciate il MotS. La musica? Gente che canta e che suona. Ma come, i Måneskin, i PFM, Damiano, Renato Zero, non hai seguito le polemiche di queste ultime settimane, ti sembrano la stessa cosa? C’è Gente che Canta e Gente che Suona? Allora è MotS. Quindi, di che ci lamentiamo se la nostra vita è un continuo MotS? Nozze d’oro dopo 50 anni di matrimonio con la stessa persona, e ti fan pure la festa e la gente si commuove. Premi alla carriera, a certificare che per tutta la vita hai fatto lo stesso lavoro. Punti fedeltà per premiare il servirsi nello stesso supermercato da tempo immemore. Il MotS è ovunque. Il MotS siamo noi.

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Eppure, anche io ho sognato un mondo senza MotS. Davvero. Proprio nel senso onirico del termine: avevo mangiato pesante, è stata una nottataccia.

L’INCUBO DELL’ETERNA NOVITÀ

Ero nella mia pizzeria preferita, chiedevo la solita Diavola con prosciutto cotto – o una Prosciutto con salamino? È uno dei dilemmi della mia vita – e il cameriere arrivava con una marmitta. Ma scusi, la mia pizza? Guardi signore, non è che possiamo sfornar pizze per tutta la vita, sa, c’è il Decreto anti MotS, ora serviamo marmitte e alle 22 rimpiazziamo la birra con urina di asino, a dire il vero diciamo urina per non turbare la clientela, ma è un’altra cosa, esce sempre da lì comunque. Indignato, decido di far valere i miei diritti e chiamar la polizia, ma sullo smartphone mi appaiono icone incomprensibili.

Eppure anche io ho sognato un mondo senza MotS, proprio nel senso onirico del termine: avevo mangiato pesante, è stata una nottataccia

Con l’aggiornamento obbligatorio anti MotS hanno stravolto la UI ma soprattutto eliminato il vetusto sistema touch rimpiazzandolo col burp, e ora il telefono si controlla con i rutti. Cerco di far valere le mie ragioni ma tutti paiono parlare una lingua diversa, del resto da quanti anni è che ci si esprime in italiano? Sarebbe ora di cambiare. Mi giro verso mia moglie per chiedere aiuto, ma al suo posto c’è un polipo gigante. E basta con questo MotS di accoppiarsi tra umani.

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E proprio quando sto per impazzire all’idea che tutta la mia vita sarebbe destinata a venir stravolta ogni singolo giorno, per via del Decreto anti MotS, mi sveglio nel cuore della notte. Il mio solito telefono. La mia solita PS5. I miei soliti videogiochi. Che bello, tra poco esce un nuovo Zelda. Anche un nuovo Final Fantasy. Anche un nuovo Diablo. E pure il remake di Resident Evil 4. Non vedo l’ora. Sono un privilegiato. Ho potuto assistere alla nascita dei videogame e accolgo con entusiasmo anche il minimo upgrade, con la stessa meraviglia di chi per la prima volta ha rigiocato tutto Quake su una 3DFX. All’epoca, non si chiamava MotS. Lo chiamavamo “Mamma mia che figata”.

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