Colpire una giornalista insolente, azzoppare un fan troppo zelante o interrompere un Krogan durante il discorso sulla superiorità della razza sono azioni considerate renegade, attività – a mio giudizio – da intraprendere senza indugio per le soddisfazioni che portano, e che tuttavia vanno a modificare i lineamenti del nostro Shepard. E non è facile guardare in faccia la trasformazione, dato che gli innesti che tengono insieme il comandante per eccellenza a partire dall’inizio shockante di Mass Effect 2, come conseguenza, vengono parzialmente rigettati e riaffiorano a deturpare il “bel” volto modellato con perizia nella schermata di creazione del personaggio.
La trilogia di BioWare, in ogni caso, non è apripista della mutazione: già il coloratissimo Fable (Lionhead Studios, 2004), infatti, ci consegna un avatar che cangia il proprio aspetto a seconda delle decisioni effettuate nel corso dell’avventura, passando da un angelico vegliardo dagli occhi color cielo a un satiro cornuto. Al di là dell’aspetto meramente estetico, contano tuttavia le scelte che portano al cambiamento, decisioni che sovente non mancano di impressionare per la loro natura marcatamente antitetica, e che spesso si traducono nell’applicazione di bovina magnanimità da un lato o di efferata crudeltà dall’altro. In Jade Empire, per esempio, è possibile condannare un drago d’acqua all’eterna servitù (posto che non si voglia salvarlo), mentre in Knights of the Old Republic può essere sfruttato il debito di vita di Zaalbar per eliminare Missione Vao, non disposta a dichiarare la sua sudditanza ad un rinato Lord Revan. Scelte inusitate che, tuttavia, alcuni utenti si rifiutano di compiere per la natura intrinsecamente malvagia e repulsiva dell’atto, nondimeno credo che la sola presenza delle medesime, se non la loro stretta applicazione, sia un’ottima cartina al tornasole della bontà di un GDR.
Ciò che manca sovente è l’impatto del nostro allineamento sul mondo di gioco