Amore è un trattino tra le parole X e COM

XCOM 2 e3 2017

Io e l’hype non andiamo d’accordo. Fatico seriamente a comprendere la follia che pervade coloro che, all’annuncio di un videogioco, cominciano a strapparsi i capelli e a stringersi alla coscia il cilicio per redimere le proprie pene. Eppure, a un paio di settimane dall’uscita di Dark Souls 3, i miei sentimenti erano talmente contrastanti che l’unico modo che ho avuto per calmarli è stato prenotare il gioco. Quella è stato l’unica occasione della mia vita in cui ho ceduto “al lato oscuro”. Fino a oggi.

Il mio amore verso XCOM non è certamente un segreto. Non ricordo con esattezza quando misi le mani per la prima volta su UFO – Enemy Unknown, storico titolo creato da quel genio di Julian Gollop e distribuito da MicroProse, ma rimembro distintamente che fu un vero e proprio colpo di fulmine. Le meccaniche di quel brutale gestionale di “ultima difesa del mondo contro gli alieni” erano in qualche modo perfette: il delicato equilibrio tra le singoli missioni (in cui cercare di portare a casa le proprie truppe sane e salve) e la gestione vera e propria delle basi operative e degli equipaggiamenti erano in grado di mettere in crisi anche il più abile degli strateghi (escludendo quel simpatico bug che costrinse l’utenza e giocare sempre e solo a difficoltà “easy”, causando poi crisi di pianto isteriche all’uscita di Terror from the Deep).

L’apice della mia ammirazione, almeno per quel che concerne la saga “originale”, fu X-COM Apocalypse, talmente complicato che tutt’ora, a trenta e passa anni suonati sul groppone, fatico a resistere per più di qualche oretta senza lanciare la tastiera dalla finestra. La scelta di “ridurre”, per modo di dire, l’area di gioco dall’intero pianeta a una megalopoli può aver fatto storcere il naso ai puristi della serie, come anche lo stile meno tetro e più futuristico, eppure la profondità strategica donata dalle tante meccaniche presenti è qualcosa di difficilmente raggiungibile per molti titoli. Vedere le diverse fazioni che agiscono e si inseriscono in questa perenne guerra tra uomo e alieno è incredibile, e dover affrontare un manipolo di estremisti religiosi, oltre che i soliti extraterrestri, è una caratteristica che mi ha sempre affascinato. Certo, se poi la polizia decide di bombardarti nei primi minuti di gioco c’è davvero poco da fare, ma fa parte dei rischi del mestiere.

XCOM 2

trovo che XCOM sia un esempio di videogioco perfetto

Mentre aspettavo con ansia la fine del mondo per colpa dei Maya, nel 2012 ebbi un vero e proprio ritorno di fiamma per XCOM: Enemy Unknown, sviluppato da Firaxis, che conquistò in pochi minuti il mio vecchio e arido cuore. L’anima della storica opera di Gollop era presente, ma le meccaniche di gioco erano state completamente rivoluzionate: era più che normale essere titubanti, ma l’opera funzionava perfettamente, tanto da aver raggiunto quasi lo stato dell’arte con il DLC Enemy Within. Aspettavo con ansia anche XCOM 2, ma la paura di incappare in un mero “more of the same” mi ha fatto sempre tenere i piedi di piombo. Anche in quel caso sono bastate poche ore di gioco per farmi innamorare completamente, tanto da essere riuscito a strappare il voto più alto mai dato dal sottoscritto, in sede di recensione, a un videogioco. Quel 95/100 rimane, per me, ancora insuperato, e per quanto il perfect score sia pura utopia, l’opera Firaxis ha seriamente rischiato di guadagnarselo, se non fosse stato per i caricamenti mortali e qualche rarissimo problema di telecamera all’uscita ufficiale del gioco.

Così, finalmente, ho compreso il motivo del mio amore sconsiderato per la serie: trovo che XCOM sia un esempio di videogioco perfetto che riesce a far scontrare l’uomo contro la macchina. Il PC, con la sua severa ma giusta intelligenza artificiale, non permette (o quasi) errori, e per raggiungere l’agognata vittoria non basta superare ogni singolo scontro, ma è necessario mettere in piedi una strategia duratura che, se sbagliata, rischia di mandarci all’aria ore e ore di gioco. Rendersi conto troppo tardi di avere investito poco sulla ricerca, rimanere senza soldati abili allo scontro prima di un’incursione importante, o ancora peggio avere una base strategica inadatta a soddisfare la mole di lavoro necessaria per ricacciare la minaccia aliena, beh… son cose che possono davvero scoraggiare chiunque, e trovarsi a dover ricominciare dall’inizio dopo giorni di fatiche non è cosa da tutti. Per “rinfrescarmi la memoria”, e per continuare a giocare persino fuori casa, ho affrontato un paio di run a Enemy Within su Android, rigorosamente a difficoltà “classic” perché sono masochista, ed entrambe le volte ho dovuto appendere al chiodo i fucili a causa di scelte strategiche sbagliate. La follia, in questo caso, consiste nel divertirsi come matti nonostante la sconfitta: considero XCOM come una lunghissima partita a scacchi in cui il giocatore, oltre a sconfiggere l’avversario, deve anche costruirsi di volta in volta le pedine, e nessun altro titolo mi ha mai donato le stesse emozioni.

Il motivo di questa lunga lettera d’amore credo sia chiaro: tra pochi giorni uscirà il DLC War of the Chosen, e io sto cominciando a impazzire. Le informazioni che abbiamo sono già tante e – solo per il fatto che si tratta di un vero e proprio “XCOM 3”, venduto come espansione del secondo capitolo – io rischio di morire di crepacuore prima di metterci le mie mani sopra. Spero solo di non rimanere scottato dalla mia stessa fiamma, perché potrei rimanerci decisamente male. Ti prego, Firaxis, non deludermi.

Articolo precedente
generazione-1000-euro

Generazione 1000 euro

Articolo successivo
gamescom

Una gamescom serena

Condividi con gli amici










Inviare

Password dimenticata