La scelta iniziale va a influenzare anche lo svolgimento della campagna
IL MONDO NON BASTA
Non vorrei però che venissi frainteso. Evil Genius 2 è pur sempre un ottimo gestionale, nonostante questi scivoloni. Parte del suo fascino lo si deve sicuramente al carisma che trasuda da ogni pixel, ma anche sul fronte prettamente ludico la qualità non manca. Di certo la discreta varietà di situazioni e approcci aiuta molto, soprattutto perché ognuno dei quattro geni disponibili si rivolge a uno stile di gioco differente. Si parte con Red Ivan, ex dittatore ed ex scagnozzo nel primo Evil Genius, specializzato in tutto ciò che concerne la forza bruta; e che dire di Emma, esperta di spionaggio e pertanto abile nel campo dei sotterfugi; abbiamo anche la scienziata Zalika, che preferisce approcciare i problemi in maniera razionale; chiude il cerchio Maximillian, unico genio di ritorno dal gioco originale, per chi preferisce uno stile di gioco più bilanciato.

Il casinò può essere sfruttato per ingannare e confondere gli investigatori che arrivano sull’isola.
Naturalmente la scelta iniziale va a influenzare anche lo svolgimento della campagna, giacché ognuno di essi ha una sua linea di missioni da soddisfare e un dispositivo apocalittico univoco da costruire prima di raggiungere lo status di unico leader mondiale. Tutto questo, unito anche alla scelta iniziale dell’isola sulla quale stabilire il covo, va a modificare radicalmente la partita. Per esempio, la mia prima campagna è stata portata a termine con Maximillian scegliendo l’isola di Crown Gold, che ha una superficie iniziale molto vasta in cui erigere le diverse strutture, ma presenta due ingressi, uno dei quali poco difendibile in caso di assalto dall’esterno. Di contro, nella seconda partita con Red Ivan ho deciso di optare per la remota Caine Key, molto più piccola ma con un solo ingresso di gran lunga più facile da difendere. Insomma, tutto questo per dire che difficilmente una campagna risulterà uguale alla precedente.

Mettere una pianta carnivora a difesa del covo è un’ottima idea. Occhio a non farle mangiare quei poveretti degli operai!
Resta però un po’ di amaro in bocca perché Evil Genius 2: World Domination avrebbe potuto ambire a vette ben più alte, invece Rebellion pare essersi accontentata di un sequel che da una parte modernizza la formula ludica del diretto predecessore, mentre dall’altra perde qualche pezzo per strada e commette qualche clamoroso scivolone. Sia come sia, ho comunque provato davvero molto piacere durante le circa quaranta ore che ho trascorso in compagnia del gioco, e sono sicuro che ne spenderò almeno altrettante per provare altri approcci durante le prossime campagne.
In breve: Evil Genius 2: World Domination è un sequel ben fatto, anche se resta sotto diversi aspetti inferiore al diretto predecessore. La formula di gioco è stata rimodernata, ma nel frattempo alcune caratteristiche che hanno reso celebre il primo capitolo targato Elixir Studios si sono perse per strada. Un peccato perché altrimenti avremmo avuto tra le mani un vero e proprio capolavoro, invece diverse mancanze e sbavature lo rendono “soltanto” un buon videogioco gestionale. Il secondo Evil Genius sa in ogni caso divertire e intrattenere per molte decine di ore, grazie all’enorme mole di contenuti.
Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Ho giocato con tutti i dettagli impostati al massimo a una risoluzione di 2560×1440 senza riscontrare particolari problemi, salvo un paio di crash. Per fortuna la funzione di autosave ha evitato grossi danni.