Gli Hiss hanno invaso la Oldest House, ma questo già lo sapevamo da Control. Ora sono passati sei anni, ma la guerra contro queste entità ultraterrene va avanti. Per fortuna ci sono i Firebreak, le unità d’élite del Federal Bureau of Control (FBC) incaricate di ripulire il quartier generale e riportare l’ordine nell’edificio. Ce la faranno?
Sviluppatore / Publisher: Remedy Entertainment / Remedy Entertainment Prezzo: € 39,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo online PEGI: 12+ Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store, Windows Store), PS5, Xbox Series X|S Data di Lancio: 17 giugno 2025 Genere: FPS cooperativo
FBC: Firebreak è quello spin-off che nessuno ha mai richiesto, e come tale potrebbe risultare un filo indigesto. Di primi acchito dà l’impressione di essere un tappabuchi, un progetto limitato come budget e portata in attesa del sequel di Control che da pochi mesi è entrato in piena produzione (e uscirà se va bene tra uno o due anni).
Nel frattempo Remedy Entertainment prova la strada dei live service con uno sparatutto cooperativo. Qui fino a un massimo di tre giocatori devono unire le forze per portare a termine vari incarichi e contrastare l’assalto degli Hiss. In tutto cinque operazioni, perlomeno al lancio, con altre due già previste e in arrivo rispettivamente in autunno e in inverno. Come un “game as a service”, dunque, nonostante lo studio finlandese si sia speso nel rinnegare questa terminologia. Sarà che i GaaS e i live service non sono poi così tanto graditi al momento? Eppure, al di là di come Remedy voglia definirlo, FBC: Firebreak ha tutti i connotati di un cosiddetto “gioco-servizio”. Nel bene e – soprattutto – nel male.
DOCCIA FREDDA
Lo si capisce immediatamente dal sistema di progressione basato sullo sblocco di elementi cosmetici e di gioco tramite una sorta di battle pass, anzi due: uno gratuito e un altro a pagamento (incluso senza costi aggiuntivi nella versione Deluxe).
Un pass che funziona esattamente come altri già visti in giochi come Fortnite o Helldivers 2: si spendono campioni di ricerca, la valuta principale ottenuta completando con successo una missione, per sbloccare una nuova arma, un potenziamento, o un banalissimo oggetto di personalizzazione estetica (un’armatura, uno sticker, ecc), e poi si passa alla pagina successiva solamente dopo aver speso un certo quantitativo di punti.
La progressione viene edulcorata artificiosamente
FBC FIREBREAK E LA VARIETÀ INESISTENTE
Ma almeno il gioco vale la pena? Domanda legittima a cui potrei rispondere solamente con un onestissimo “insomma”. Il problema principale risiede nella piattezza delle poche operazioni presenti al lancio. Queste sono cinque, come menzionato poc’anzi, e hanno tutte più o meno la stessa struttura. Innanzitutto sono divise in tre aree: nelle prime due bisogna portare a termine degli incarichi triviali, come riparare i condotti di areazione della fornace o rimuovere della schifezza rosa dalle turbine elettriche. Il terzo stage è il cosiddetto boss di fine livello, come una creatura animata formata da milioni di foglietti adesivi. Una volta concluso tutti gli incarichi è necessario tornare indietro, all’ascensore da cui siamo fuoriusciti all’inizio del livello, per tornare al quartier generale e terminare con successo l’operazione.

La missione migliore è quella dove bisogna pulire i foglietti adesivi dal livello (a meno che non giochiate con l’idrante. Coincidentalmente, è anche l’unica dove serve a qualcosa ndBrom).
I problemi sorgono nel momento in cui ci si accorge che le operazioni non cambiano. Non c’è nulla di procedurale se non la quantità e la qualità di nemici, da dove spawnano e la posizione di alcuni obiettivi. Tuttavia gli incarichi da portare a termine sono sempre quelli, la posizione dei rifugi anche. Si può solo personalizzare leggermente l’esperienza di gioco, per esempio modificando il livello di difficoltà (in tutto quattro) e la lunghezza della missione (scegliendo se affrontare una, due o tutte e tre le aree dell’operazione), a cambiare sono solo le ricompense di fine missione in termini di punti esperienza (così da salire di livello e sbloccare più abilità passive) e di campioni di ricerca.
Può valere la pena se avete un gruppo affiatato di amici

Si può giocare anche da soli, ma piuttosto preferirei mangiare solamente broccoli per un anno intero.
È quindi un gioco le cui fondamenta sono scricchiolanti, che non si sa bene a chi voglia rivolgersi e in che modo abbia intenzione di coinvolgere gli utenti. La varietà delle missioni è pressoché nulla, i nemici sono qualitativamente pochi, e le armi sono tutte banali. Da un videogioco ambientato nell’universo di Control mi sarei aspettato qualcosa di più bizzarro di un semplice revolver e di una chiave inglese, ecco. Può comunque valere la pena se avete un gruppo affiatato di amici con cui passare qualche serata in spensieratezza, ben sapendo – però – che FBC: Firebreak perde davvero in fretta il suo appeal.
In Breve: FBC: Firebreak è uno spin-off cooperativo sulla carta intrigante, ma purtroppo carente sul versante dei contenuti. Appena cinque missioni, peraltro piuttosto banali, classi poco differenziate, scarsa varietà di nemici e armi poco ispirate potrebbero non giustificare l’investimento di tempo e denaro. A questi si aggiunge anche un sistema di progressione artificiosamente lento che ricorda i peggiori live service. Potrebbe avere un certo appeal se si ha un gruppo di amici affiatati con cui giocare, ma il coinvolgimento rischia di essere limitato.
Piattaforma di Prova: PC / Steam Deck
Configurazione utilizzata: AMD Ryzen 7 7800X3D, 32 GB RAM, GeForce RTX 4060Ti, SSD
Com’è, Come Gira: Giocato a 2560×1440. A risoluzione nativa con DLAA, impostando i dettagli su “Alto” e con frame generation riesce a girare senza problemi a 60 FPS. Attivando il ray tracing ho avuto bisogno di impostare il DLSS su Qualità per mantenere lo stesso frame rate. Su Steam Deck gira piuttosto bene, ma bisogna accontentarsi dei 30 FPS.