Il monastero di Garreg Mach si erge fiero al centro del continente del Fódlan: le sue alte mura proteggono la venerata chiesa di Seiros e ospitano l’Accademia Ufficiali, l’istituzione che da tempi immemori si pone lo scopo di formare nel braccio e nella mente i leader di domani. Grazie al nepotismo delle grandi occasioni dovuto alla parentela col possente cavaliere Jeralt, il protagonista (il sesso può essere deciso liberamente all’inizio) Byleth salta tutta la trafila e si trova a ricoprire il ruolo di docente dopo una vita passata sui campi di battaglia come mercenario, concedendosi addirittura il lusso di scegliere quale casata istruire tra le Aquile Nere, i Cervi Dorati e i Leoni Blu. È solo l’inizio di una serie di eventi destinati a sconvolgere per sempre gli equilibri delle forze nel continente Fódlano: le tre case non si differenziano solamente in base agli allievi che schiereremo in campo, ma anche per quanto riguarda la narrazione. Se le battute iniziali possono sembrare identiche, ogni fazione proporrà una chiave di lettura e una stesura degli eventi assai differente l’una dalle altre progredendo nel gioco, tanto che Fire Emblem: Three Houses è tranquillamente capace di offrire un centinaio di ore di gioco a tutti coloro i quali desidereranno sviscerarlo in ogni suo aspetto.
TABULA RASA
La formazione e le basi, prima di tutto: essendo docente, Byleth avrà sulle spalle la responsabilità di garantire un’istruzione adeguata ai suoi pupilli, al fine di sviluppare le loro capacità e farli brillare sul campo di battaglia. Questo avviene attraverso l’attenta pianificazione del programma di studio che viene eseguito durante la settimana, decidendo attentamente come sviluppare le competenze dei singoli alunni. Fire Emblem: Three Houses non presenta infatti inizialmente le canoniche classi, affidando nelle mani del giocatore il futuro di una manciata di nobili e popolani, pronti per essere plasmati a seconda degli insegnamenti impartiti. Oltre che per i soliti parametri come forza e velocità, ogni unità differisce dalle altre per un talento innato (unico, assai utile e personalissimo) e per la padronanza di undici differenti competenze: un futuro chierico, quindi, avrà bisogno di sviluppare principalmente la fede per invocare magie curative, mentre uno spadaccino dovrà ovviamente eccellere nell’arte della spada.
Fire Emblem: Three Houses è tranquillamente capace di offrire un centinaio di ore di gioco
AVRAI PER CASO SBAGLIATO PERSONA?
Le missioni non si susseguono una dopo l’altra in Fire Emblem: Three Houses, bensì vengono intraprese alla fine del mese, con calma. Questo permette di istruire ogni settimana i nostri allievi, focalizzando l’apprendimento delle competenze più idonee, in prima persona o relegando il ruolo al computer, avendo l’accortezza di definire per ogni personaggio una coppia di argomenti da approfondire. Nel frattempo si avvicenderanno numerosi eventi come compleanni, ricorrenze o semplici udienze, il tutto con lo scopo di migliorare l’affinità della squadra e mantenere alta la motivazione dei singoli, perché un alunno privo di grinta non apprenderà nulla. Poi giunge la domenica, e lì il gioco si apre, permettendoci di visitare in lungo e largo Garreg Mach, svolgendo diverse attività e interagendo con studenti e professori. È un altro appuntamento fondamentale per massimizzare il morale della squadra, risolvendo semplici missioni o restituendo al legittimo proprietario un’impressionante mole di oggetti che gli sbadatissimi personaggi hanno la tendenza di perdere nei posti più disparati: a conti fatti si tratta di banali fetch quest, ma sono semplici e la loro risoluzione occupa solitamente poco tempo di fronte ai vantaggi offerti, senza contare che il viaggio rapido tra le varie location permette di snellire non poco le cose. È anche una buona occasione per sgraffignare qualche volto alla “concorrenza”, chiedendo agli alunni delle altre case di unirsi alla nostra fazione: è praticamente il modo con cui Fire Emblem: Three Houses permette di rimpolpare i ranghi, tuttavia in tali frangenti è necessario che Byleth vanti una certa affinità con l’interlocutore.
Il gioco introduce una meccanica chiamata Battito Divino per riavvolgere il tempo un numero limitato di volte e correre serenamente qualche rischio
VERSO LA VITTORIA
Sul campo di battaglia, Fire Emblem: Three Houses si comporta generalmente come in passato, mantenendo i punti di forza della serie e offrendo qualche significativa novità. Spariscono i tomi, quindi la tipologia e il numero di incantesimi utilizzabili è ora subordinato alla padronanza di ragione e fede, indispensabili rispettivamente per la magia nera e bianca, mentre il classico triangolo stile morra cinese tra spade, asce e lance è “disturbato” dall’arrivo dei guanti d’arme, che offrono un gran numero di rapidi attacchi sacrificando la potenza dei colpi, generalmente più bassa rispetto alle armi tradizionali. Un’altra interessante aggiunta è rappresentata dai battaglioni, che possono essere abbinati a un’unità modificandone i parametri e permettendo l’uso degli stratagemmi, ovvero attacchi e potenziamenti particolarmente sicuri da usare, visto che non scatenano la controffensiva nemica. Ce ne sono davvero tanti, e vantano un buon numero di caratteristiche, dalle incursioni ad area per danneggiare più avversari allo spostamento forzato dell’unità colpita, l’ideale per rimuovere il nemico da una posizione di vantaggio come un bosco o una piattaforma rigenerante. Possono essere reclutati e rimessi in sesto (si “consumano” con l’uso, un po’ come nel caso delle armi) dall’apposito quartiermastro, oppure ottenuti avanzando nella storia o partecipando a particolari battaglie d’appendice, tuttavia il loro dispiegamento è concesso solo ai personaggi dotati dell’adeguata competenza in comando. I nemici possono logicamente avvalersi della ricca gamma di classi e specializzazioni già in dotazione alle nostre truppe, mentre agli avversari più canonici si uniranno presto le colossali belve, minacciose mostruosità extra large corroborate da più barre d’energia e occupanti ben quattro “caselle”, da bersagliare singolarmente per riscattare premi rari.
Fire Emblem si espande appoggiandosi a elementi tipici dei dating simulator, prendendo ispirazione dalla premiata serie Shin Megami Tensei: Persona
UNA STORIA INFINITA
Sotto il profilo tecnico Fire Emblem: Three Houses vive di alti e bassi, alternando a un character design azzeccato nei modelli e negli intermezzi in stile anime una veste poligonale poco più che funzionale, con una qualità delle texture dei fondali generalmente bassa, tanto da causare qualche problema di lettura nelle mappe più arzigogolate. A questo si aggiunge una fluidità non sempre esemplare, assieme al pop-up di diversi elementi e a un aliasing francamente imbarazzante: tirando un profondo respiro e considerando la tipologia di gioco, si può anche chiudere un occhio sulla grafica, tuttavia è chiaro che i punti di forza di Intelligent Systems siano da individuare nettamente altrove. Come ad esempio nella narrazione: sono sempre stato piuttosto severo sotto questo aspetto, adamantino nel riconoscere che dopo la coppia da odiare a tutti i costi composta dal Cavaliere Nero e Re Ashnard (la migliore alternativa a Beld e Ashram quando non hai voglia di pagare i diritti di Record of Lodoss War), Fire Emblem fosse ormai invischiata in una pars destruens narrativa senza via d’uscita, popolata da personaggi stereotipati e trame dozzinali, tuttavia lo sviluppo di particolari unità nella seconda parte della campagna mi ha davvero stupito, e la possibilità di rivivere l’avventura con altre due fazioni oltre a quella inizialmente scelta assistendo a cambiamenti fondamentali nella trama è la degna ciliegina sulla torta, il tutto senza tralasciare un coinvolgente doppiaggio bilingue in inglese e giapponese.
Sotto il profilo tecnico Fire Emblem: Three Houses vive di alti e bassi
Fire Emblem: Three Houses riesce a portare una ventata d’aria fresca all’interno di una saga forse eccessivamente ancorata ai propri stilemi, rinnovando l’esperienza senza venir meno alla profonda anima strategica che da sempre rappresenta il marchio di fabbrica della creatura di Intelligent Systems. Forse il ritmo di gioco potrà sembrare un po’ diluito ai fan più integralisti, ma il risultato complessivo è a nostro parere assolutamente convincente e meritevole. Compratelo, amatelo e investite in lui un quantitativo di ore assolutamente vergognoso, un turno dopo l’altro: se avevate bisogno di un esempio per ricordare cosa sia la Nintendo Difference, Fire Emblem: Three Houses svolge il compito più che egregiamente.