Emigrare in un paese che ti manda un pensione a 62 anni ed ha confermato che non lo alzerà a breve... Tipo Francia...
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4) Eutanasia e suicidio assistito per gli over 70 che ne vogliano usufruire + prostituzione normata e tassata + regolarizzazione per ogni tipo di droga con produzione obbligatoria sul territorio nazionale e commercio a prezzi equilibrati, tali da non incentivare lo spaccio abusivo e da riuscire a pagare le eventuali ricadute economiche sul sistema sanitario.
:popcorn:Citazione:
Cdm notturno su Popolare di Bari, commissariata da Bankitalia. Italia Viva non partecipa
Governo convocato all'improvviso, dopo che Conte aveva escluso interventi. Serve circa un miliardo. Marattin (IV): "Queste cose si fanno alla luce del sole, non con i blitz. E poi accusavano noi...". Salvini: "Premier, incapace o instabile, si dimetta"
https://www.huffingtonpost.it/entry/...ef=it-homepage
ma la dirigenza pagherà? chi doveva controllare paghera'? o pagheremo noi e i dirigenti intascheranno milioni tra premi e buonuscite? domando, eh ^^
si chiamano politiche economiche. Che sono sempre andate in quella direzione. Già prima della crisi il divario era quadruplicato
C'è un articolo del Sole riguardo questa tabella,
e c'è anche questo articolo della Fornero
Citazione:
Culle vuote e giovani più poveri
Il declino del nostro paese è anche il prodotto dell’egoismo dei più anziani
di Elsa Fornero
29 Novembre 2017
Due fenomeni strutturali condizionano oggi pesantemente l’economia e la società italiane, ma anche quelle di altri paesi europei: l’invecchiamento demografico e l’ampliarsi del divario tra la posizione economica dei giovani e quella degli anziani. L’invecchiamento dipende da un dato positivo, ossia la riduzione della mortalità a tutte (o quasi) le età, e da un dato negativo, ossia la diminuzione delle nascite.
In particolare, secondo i dati pubblicati ieri dall’Istat, tra il 2008 e il 2016 le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità, per effetto della diminuzione della propensione ad avere figli ma soprattutto per effetto (per i tre quarti della differenza) dello stesso invecchiamento della popolazione femminile. Meno figli oggi vuol dire meno giovani lavoratori domani, e pertanto (a parità di altre condizioni) meno contributi da utilizzare per pagare pensioni e altri trasferimenti o servizi a una popolazione anziana in costante crescita. A meno, ovviamente, di aumentare la quota di immigrati e di dar loro istruzione, lavoro e indipendenza economica, una prospettiva quasi obbligata per rompere il circolo vizioso ma della quale – soprattutto in campagna elettorale – si preferisce non parlare o discutere soltanto in maniera apocalittica.
Quanto al divario economico, i giovani sono oggi meno occupati degli “anziani”, hanno redditi più precari e, conseguentemente, una ricchezza di gran lunga inferiore, inclusa ovviamente la “ricchezza pensionistica” che è frutto, nell’attuale nostro sistema contributivo, proprio dei contributi versati sul reddito da lavoro e non di trasferimenti poco trasparenti e poco equi tra categorie e classi di età. Pur avendo più istruzione, i giovani non riescono, in una economia sempre più digitalizzata, a valorizzare il loro capitale umano, spesso utilizzato in attività ben al di sotto del potenziale. Così, mentre la povertà riguarda circa il 4 per cento degli over 65, essa raggiunge il 12 per cento tra i giovani sotto i diciotto anni. E si tratta di un dato in costante aumento nell’ultimo decennio: dal 4 per cento di poveri nella classe di età 18-34 del 2005 si passa al 10 per cento del 2015.
L’impoverimento dei giovani rispetto agli anziani è il contrario del progresso di una società, e ne segna il declino. Può dipendere dalla tecnologia (la “digital economy” ha indubbiamente polarizzato il mercato del lavoro, creando pochi posti di alto livello e alta remunerazione e spingendo molti giovani verso occupazioni di qualità e reddito relativamente bassi); dalle rigidità del mercato del lavoro (ai lavoratori anziani sono date ancora oggi, pure dopo il Jobs Act, garanzie che ai giovani sono state invece sottratte). Anche il brusco aumento dell’età di pensionamento disposto dalla riforma del 2011 ha giocato un ruolo ma non perché il lavoro sia, come spesso erroneamente si tende a far credere, una “quantità fissa”, bensì perché le“ politiche di attivazione” sono rimaste colpevolmente indietro nel nostro paese, sempre troppo concentrato sull’idea di aggiustare attraverso il sistema previdenziale i mali della nostra economia. E così noi ereditiamo dal passato gli effetti nefasti di regole pensionistiche che hanno implicato sistematicamente un eccesso di prestazioni sui contributi, con la differenza generalmente finanziata a debito, e quindi posta a carico delle generazioni giovani e future.
Se tutti questi fattori hanno un peso, la responsabilità maggiore sta nella miopia politica, rafforzata dall’età sempre maggiore dell’elettore mediano, e dalla scarsa difesa che, almeno nell’interpretazione di certe sentenze della Corte costituzionale, la nostra carta fondamentale dà degli interessi delle generazioni più giovani. C’è stata una tendenza a interpretare i “diritti sociali” (specialmente quelli previdenziali) come diritti acquisiti, senza considerare che quando questi diritti sono tutelati non già in uno scenario di crescita, dove tutti possono guadagnare qualcosa, ma a spese di qualcun altro, si realizza spesso un trasferimento di ricchezza contrario all’equità, ossia dai più poveri ai più ricchi.
Di fronte a questi scenari, molti evocano (e non solo in Italia) la “guerra generazionale”. Il termine guerra è forte; evoca scenari sanguinosi in cui i giovani morivano al fronte combattendo, senza forse comprenderne le ragioni, contro giovani del tutto simili a loro. Oggi il divario non è sintomo di guerra bensì espressione di egoismo. E l’egoismo non si cura con le sole politiche economiche, anche se queste sono necessarie per rilanciare stabilmente lo sviluppo e con esso la domanda e la remunerazione del lavoro.
L’egoismo si cura soprattutto con l’esempio che proprio dalla classe politica e dalla classe dirigente dovrebbe venire. La rinuncia a qualche privilegio non aggiusterebbe i conti intergenerazionali, ma aiuterebbe a ricomporre una società fortemente divisa e a renderla più inclusiva. Anche senza una vera guerra tra generazioni, la politica deve comprendere l’insostenibilità della situazione presente, anziché continuare ad alimentarla con promesse elettorali che, se realizzate, ci porterebbero nuovamente sull’orlo di un baratro finanziario. Uno scenario già verificatosi che non dovrebbe ripetersi
ma tanto è la Fornero quindi saranno tutte palle
fornero? :paura:
In realtà col contributivo il discorso sarebbe slegato da demografia, PIL e cazzi vari.
Metto i soldi nel salvadanaio, quando sono vecchio rompo il maialino e GG, sistema finanziario in equilibrio.
Peccato che come spesso succede in italia è il solito gioco ipocrita delle 3 carte.
Il discorso di cui sopra varebbe se, e dico SE, avessimo azzerato i vecchi in età da pensione,
in realtà e questo lo sanno TUTTI, l' INPS che versiamo oggi serve a coprire le pensioni dei vecchi che OGGI pigliano i soldi, non come accantonamento delle nostre.
Quindi tutto il teatro del eeeeehhh l'aspettativa di vita, eeeeehhhh il resto d'europa, sono tutti cagate per tirare un calcio al barattolo e rimandare al più tardi possibile i nodi che verranno al pettine.
Un po' come il gioco della sedia, prima o poi ci sarà quello che rimane in piedi.
E poi c'è poco da stare a fare teorie e cagate fornero style, basta prendere qualsiasi piramide demografica italiana.
https://images.tuttitalia.it/grafici...019-italia.png
I problemi sono 2:
- I 4 blocchi da 40 a 59 sono semplicemente troppi rispetto alla base, per QUESTO motivo si fanno tutte ste riforme del cazzo, per mandare il più tardi possibile sta gente in pensione, altrimenti il banco salta
- Come richiama giustamente il nome, la demografia dovrebbe essere a piramide, non a fiasco o a damigiana :asd:
Le nuove generazione sono già oggi numericamente inferiori, e di tanto, alla torma di vecchia che ci stanno sopra. Siamo GIA' fottuti, solo che non lo sappiamo, o se ne parla in maniera fuorviante
il contributivo ti paga la pensione in base all'aspettativa di vita. anche se versi i contributi per 40 anni col contributivo non è che con quelli ti ci paghi 20 anni di pensione.
Era un semplificazione, non sta li il punto del problema.
in ogni caso quel grafico è inquietante, pero' la somma delle fasce d'eta' è molto inferiore alla popolazione italiana. mi sfugge qualcosa?
In che senso?
Il grafico è suddiviso per maschi e femmine sulla linea mediana
Ti linko il sito, c'è la tabella con la popolazione, dovrebbe quadrare
https://www.tuttitalia.it/statistich...o-civile-2019/
assolutamente no, sul piano giuridico (come insegna l'onorevole Paniz da Giletti una domenica sì e una no :asd:), ma in ottica di conflitto generazionale secondo me è moralmente giustificabile
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Conte è di foggia, cosa vi aspettavate
comunque io per BPB ho fatto una cosa e manco m'hanno pagato, quindi per me possono tranquillamente bruciare all'inferno :asd:
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perché non fare il contributivo puro allora? tanto hai versato, tanto prendi di pensione e quando son finiti t'attacchi al cazzo :fag:
esattoh! :fag:
e senza mettere limiti minimi di età :fag: lavori un anno e vuoi andare in pensione? tanto hai versato, tanto prendi di pensione e quando son finiti t'attacchi al cazzo :fag: