In Forza Horizon vive l’anima di OutRun, un’entità capace di trascendere le generazioni e liberarsi dei concetti di proprietà intellettuale e macchina da gioco, portata alle sue estreme conseguenze ludo-tecnologiche in un tacito passaggio di testimone tra la SEGA che fu e Playground Games, a maggior gloria del racing arcade in via di estinzione. Non solo per il piacere del viaggio che li accomuna, seduti al volante di super car capaci di sciogliere i panorami davanti agli occhi attraverso la folle velocità, ma per un mood festaiolo travolgente, taumaturgico, capace di porre in secondo piano anche cose all’apparenza essenziali come la competizione, godendosi semplicemente l’euforia, lasciandola scorrere a piacere nel sistema cardio-circolatorio, tra cromoterapia e derapate in freno a mano, vita natural durante. È la libidine di sentirsi figli di papà in vacanza perpetua e conto corrente inesauribile, lasciandosi stordire dalle casse della propria Ferrari e dalla libertà. È qui che i bpm della musica e quelli del nostro cuore cominciano a battere all’unisono mentre fuori passano le stagioni, il rosso infuocato degli alberi si spegne in un candido manto fiabesco che cova la caleidoscopica rinascita primaverile, pronta a esplodere nell’estate più bella di sempre mentre in noi cresce la voglia, in barba alla Brexit, di trasferirci definitivamente in questo Regno Unito.
LE QUATTRO STAGIONI DI PLAYGROUND
Punta di diamante dei servizi Xbox Play Anywhere e Xbox Game Pass, Forza Horizon 4 è una sinfonia dove ogni nota dello spartito suona con grazia e potenza, comunicando all’animo del giocatore tanto con la poetica grafica quanto col puro, illimitato godimento, conseguenza di un world design senza confini, senza pause, senza freni, se non quelli da mordere per esaltarsi nel cornering di una curva a gomito, tra gli stridii di piacere delle gomme posteriori e il ruggito degli scarichi allo scalare delle marce. È ormai da anni che Playground ha eliminato i vuoti di gameplay dall’open world, semplicemente dando in mano al pilota virtuale il meglio che l’industria automobilistica ha da offrire e fornendogli un sistema di guida arcade liscio come seta, dall’anima punk ma vestito con lo smoking del realismo estetico. Accessibile, malleabile, a portata di pad, capace di restituire quel feeling à la Mario 64 che coniuga qualità assoluta, precisione e libertà di movimento/azione. Guidare diventa così un’attività catartica, liberatoria, tanto esaltante quanto rilassante nella sua fluidità dall’inerzia perfetta, alternando le poderose accelerazioni brucia-autovelox della McLaren Senna alle scorribande sui sentieri montani al volante di una Lancia 037, praticamente pornografia motoristica. Jeep, SUV, berline mangia asfalto e auto classiche dall’eleganza senza tempo, kit car e muscle car, più di 450 auto, bellissime, voraci, tutte dotate di grande personalità, spingendo a collezionarle come fossero Pokémon per gli abbonati a Quattroruote.
Forza Horizon è la libidine di sentirsi figli di papà in vacanza perpetua e conto corrente inesauribile
Illusionismo ludico che rende incredibilmente facile emulare il trio Clarkson-Hammond-May, inducendoci come sempre in assuefazione con un sistema di punteggio e valutazione in salsa stylish che premia ogni azione, infrazione, curiosità. Derapare, sfruttare la distruttibilità ambientale (superba), toccare velocità da denuncia penale, tutto quello che si può fare al volante si trasforma magicamente in ricompensa, esaltando il nostro ego e il numero di follower, la nostra “influenza”, che è un modo contemporaneo e molto social di chiamare i punti esperienza in questa quarta iterazione della serie. Il tempo passato al volante diventa un concetto astratto, prestando attenzione solo a quello virtuale che regola la natura di questo meraviglioso spaccato di Gran Bretagna, che esalta la bellezza regale della campagna, il gusto del bucolico.
Le stagioni dinamiche che hanno fatto brillare gli occhi di tutti all’E3 sono uno spettacolo prima di tutto estetico, nonché una furbata/genialata di game design in favore della coerenza ambientale e del risparmio di chilometri quadrati virtuali. Non è certo una novità testare i propri pneumatici sul bagnato, immersi nel fango o disperatamente in cerca di aderenza su neve e ghiaia. Tendenzialmente lo si fa però in modo estemporaneo, programmato a tavolino, diviso in location.
Forza Horizon 4 fa tutto questo su un’unica mappa che fa di densità virtù e ogni stagione porta con sé un cambio di gameplay e aderenza fenomenale applicato alle sue più di 500 strade, tra asfalto e camaleontico sterrato, fino agli infiniti spazi fuoripista del cross country dove capita di trovare una lastra di ghiaccio al posto di un lago, connesse da un piano urbanistico eccellente, che pensa prima al divertimento che alla viabilità. Questa trovata porta a sperimentare tutto lo scibile delle condizioni climatiche declinate all’automobilismo, godendo al contempo di paesaggi cangianti da lacrime agli occhi per quanto belli.
Un sistema di guida arcade liscio come seta, dall’anima punk ma vestito con lo smoking del realismo estetico
Viene privilegiato così un uso dei colori abbagliante e un’illuminazione sontuosa che beatifica gli scorci di una location unica, suggestiva, storica, mai troppo fotorealistica, morbida, improvvisandoci spesso e volentieri fotografi delle più sensuali modelle di sempre: natura e architettura.
Dagli scorci gotici di una Edimburgo notturna baciata dalla neve e illuminata dai suoi pub, passando per la brughiera più incontaminata ai piedi delle highlands, dove greggi di pecore pascolano immersi nella rinascita primaverile, tra floreali tinte di giallo e lilla, fino a spiagge assolate accarezzate dall’Atlantico, dove far correre una Beetle versione buggy all’ombra di un folkloristico faro bianco-rosso; è tutto bellissimo, curato, mutevole e soprattutto splendidamente asservito al divertimento. Un pozzo senza fondo di eventi, attività, gioielli nascosti da scovare nelle rimesse in mezzo alle foreste e altri posti assurdi, un mondo condiviso con altri 71 giocatori (massimo una trentina nel privé giornalistico della nostra prova) che prendono il posto dei fastidiosi Drivatar fuori dalle gare (a patto di essere connessi), in cui sono stati limati tanti piccoli difetti;
Auto civili che diventeranno finalmente trasparenti nei tratti di strada adibiti alle Zone Derapata e Zone velocità, grazie al cielo, e una sezione apposita per la modalità Rivali, declinazione in salsa Horizon delle prove a tempo. È stata poi aggiunta ulteriore varietà che va a rendere l’offerta strabordante, con eventi studiati ad hoc per ogni stagione e un comparto multiplayer immenso su cui torneremo a breve, la cui unica barriera, una volta concluso il primo anno dell’Horizon Festival – che altro non è se non un lungo e mai stressante tutorial – rimane l’accumulo di influenza per sbloccare altre gare, divise come sempre in categorie motoristiche e discipline, fino a raggiungere l’ambito bracciale d’oro della consacrazione. Una progressione a sentimento, priva di paletti, ricca di ossigeno, viva. Anche le estemporanee sfide dei prequel sono state ripensate nella forma, laddove prima c’era la “lista dei desideri” oggi ci sono tre storie secondarie dalla narrativa leggera e ben contestualizzata, tra lavori da stuntman, club del drifting e autonoleggio.
L’unica cosa che un po’ si perde è la cornice del festival, circoscritto in una sola location in cui non è neanche più tanto fondamentale andarci, passaggi obbligati a parte, grazie ai nuovi menu che rendono possibile cambiare auto al momento. Manca un po’ quell’aria di festa, gente che balla in giro per la mappa, questione di atmosfera, forse solo un capriccio di chi scrive e che rimane sempre incantato dai giochi pirotecnici virtuali, visibili in lontananza appena scalata una collina.
FESTIVAL SOCIAL
Un festival che però sboccia una volta pagato l’abbonamento al Gold e finito il primo anno di carriera, quando si diceva che i casinisti Drivatar (molto più utili e stimolanti in gara), a loro volta proiezioni di piloti reali, verranno sostituiti da giocatori provvidenzialmente trasparenti per evitare inutili demolition derby e “bullismo” videoludico in generale, per condividere questo ben di dio su gentile concessione di Playground, stagioni comprese, che ruoteranno puntualmente ogni giovedì. A questo punto si apre un mondo di possibilità tanto vasto quanto l’offerta per solitari. Incredibile. Si possono improvvisare carovane con amici e sconosciuti, creare o partecipare a eventi dalle regole variabili, improbabili battaglie in arena, divertenti pur tra alti e bassi di design e concezione, fino a correre negli eventi della carriera in PVP e cooperativa. In generale, però, si fa casino. Date una macchina virtuale in mano a una persona reale e si comporterà come con i modellini che aveva in casa da bambino, facendo cose innocentemente stupide, donut, manovre azzardate, tamponamenti. Si chiacchiera e si cazzeggia nel modo più spensierato possibile.
Un festival che però sboccia una volta pagato l’abbonamento al Gold e finito il primo anno di carriera
L’attività più spettacolare è però il #Forzathon Live, eventi che appariranno sulla mappa a cadenza regolare che prevedono l’accumulo compulsivo e collaborativo di punti rispettando le richieste dell’organizzatore. Dal fare tot punti derapata al saltare da un burrone o raggiungere certi picchi di velocità, tutto lottando ovviamente contro il tempo.
È il troppo privo di riempitivi o tappabuchi che si appoggia totalmente alle voglie e agli umori del giocatore, dal più social al più solitario, da chi vuole fare turismo virtuale a chi alza la difficoltà al massimo, toglie tutti gli aiuti alla guida e si getta nella competizione più serrata, senza soluzione di continuità, posseduto dalla garra.
ESTETICA SONORA
Se la bellezza visiva, quella che appaga le pupille e nutre lo spirito, è ampiamente visibile a tutti grazie al collaudato motore ForzaTech, che la si guardi filtrata attraverso i 30 frame al secondo (con qualche raro ma fastidioso episodio di stuttering) della versione Xbox One liscia sfumata dal solito bellissimo effetto blur, o i 60 del mostro X (rinunciando ai 4K) o di un PC performante, un’altra caratteristica che ha reso unica la serie è il suo impatto sonoro, quello che fluisce dagli altoparlanti dell’autoradio virtuale dei nostri bolidi.
Ottima, come sempre, la selezione musicale, che però sottrae alcune stazioni radio storiche e snobba inspiegabilmente britpop, rock e punk
Cento tracce, una selezione modellata con grande classe e conoscenza della materia, che perde alcune stazioni radio tipo Future Classics e Ninja Tune, scelta discutibile, per approfondire le sei presenti. Pulse batte come un cuore sonoro che distribuisce pop elettronico a tutto l’organismo videoludico, esaltandolo con Colors di Beck, punta di diamante di una rotazione di alto livello, puramente festaiola. Sonorità pronte a diventare più hardcore sintonizzandoci su Hospital Records e lasciandosi martellare dalla sua drum and bass, trovandosi poi ad aver voglia del rock di XS dove svettano At the Drive-In, Foo Fighters e Queens of the Stone Age.
A dirla tutta manca inspiegabilmente una bella playlist britpop e punk, e sono convinto che qualche traccia degli Arctic Monkey, Beatles, The Smiths, Sex Pistols, Oasis o Blur avrebbero reso l’esperienza definitiva, soprattutto quando al volante di un’Aston Martin si sente nella testa Morrissey intonare “
…Driving in your car, oh, please don’t drop me home, because it’s not my home, it’s their home, and I’m welcome no more…”. Ma poi arriva lei, la Primavera delle Quattro Stagioni di Vivaldi, senza tempo come la stazione Timeless, aderente a questi paesaggi come la brezza serale, quando gli ultimi raggi del sole trasformano il cielo in un campo di lavanda e tutto si ferma in contemplazione, anche il motore sgraziato e ringhiante di una 911.
Forza Horizon 4 è il traguardo generazionale di una serie incredibile che ha riscritto i canoni dei racing arcade, glorificandoli, evolvendoli, ergendosi a ultimo baluardo del genere. È l’open world come Dio comanda, senza momenti morti o tappabuchi, capace di adattarsi alla personalità del giocatore. L’ambientazione britannica è balsamo per le pupille, un tripudio di colori, scorci storici e paesaggi bucolici a tratti commoventi, esaltato dalle stagioni dinamiche che cambiano volto tanto al gameplay quanto ai panorami. Guidarlo induce in uno stato di estasi, rendendo possibile fare tutto quello che si ha in mente, soprattutto disattivando gli aiuti elettronici. Una delle migliori opere della generazione tout court, probabilmente la miglior esclusiva del catalogo Xbox One, esaltante ed emozionante tanto da soli quanto in compagnia, che lancia Playground verso un futuro da top team anche fuori dal garage.