Seconda e ultima parte della nostra retrospettiva dedicata a Wadjet Eye, in cui esaminiamo il lavoro dello studio in veste di publisher e la sua collaborazione con numerosi artisti emergenti nel panorama delle avventure grafiche, come gli autori di Gemini Rue, Resonance, Primordia e Technobabylon.
La scorsa settimana ci eravamo lasciati con la prima di due parti incentrate sulla storia di Wadjet Eye Games, e se l’altra volta avevamo esaminato l’opera dello studio in quanto sviluppatore di videogiochi e quindi i lavori realizzati e diretti dal suo fondatore Dave Gilbert, oggi è tempo di guardare invece all’altro ruolo che Wadjet Eye ha assunto negli anni successivi: quello di publisher e se vogliamo di talent scout di nuovi autori emergenti, con i quali l’etichetta statunitense è stata ben felice di collaborare per immettere sul mercato tante nuove avventure punta e clicca interessanti, e spesso pure di grande qualità.
Per quanto la software house fosse nata principalmente come strumento con cui il suo fondatore intendeva mettere in commercio i suoi giochi, non c’è voluto moltissimo perché Gilbert si rendesse conto che non era l’unico ad avere storie da raccontare e che poteva mettersi a disposizione di altri giovani aspiranti designer provenienti dalla scena indie e, come lui, appassionati di avventure grafiche. Dopo aver riesaminato da vicino The Shivah, la serie Blackwell, Unavowed e gli altri progetti di Dave Gilbert, è dunque il momento di passare agli altri autori che hanno collaborato con Wadjet Eye nel corso degli anni.
WADJET EYE ALLA SCOPERTA DI NUOVI TALENTI
Il primo videogioco che vede Wadjet Eye nell’allora inedita veste di publisher è forse la meno conosciuta di tutte le produzioni dell’etichetta americana. Puzzle Bots, infatti, è realizzato da Erin Robinson e la sua Ivy Games, e ci pone nei panni di alcuni piccoli robot in cerca di grandi avventure e alle prese con ostacoli di ogni tipo, da animali curiosi, bambini dispettosi ai loro stessi stralunati inventori. Il gioco è adatto a giocatori di ogni età, ma prevede comunque alcune sorprese, specialmente quando i nostri protagonisti si rendono conto che la posta in gioco è un po’ più alta del previsto. Se, come detto, Puzzle Bots è rimasto un po’ oscuro agli occhi della larga parte degli appassionati, lo stesso non si può però dire della seconda opera pubblicata dallo studio, e cioè Gemini Rue di Joshua November, ed è proprio questa la prima avventura Wadjet Eye che ho personalmente conosciuto e giocato. Gemini Rue ha un’ambientazione più cupa rispetto a quelle viste in precedenza nei giochi pubblicata dall’etichetta americana, che abbraccia la fantascienza e il cyberpunk.
Il gioco presenta una ricca atmosfera e una storia in cui non mancano diversi colpi di scena, oltre ovviamente a un gameplay punta e clicca piuttosto tradizionale a cui si aggiungono però alcune sezioni in cui potremo anche utilizzare la nostra pistola contro alcuni nemici, pur se si tratta di un gameplay piuttosto rudimentale e la progressione passa soprattutto attraverso gli enigmi, come per molte altre avventure grafiche (anche se qui sono un po’ più semplici della media). Si tratta di un primo e significativo successo per Wadjet Eye come publisher, che viene accolto con grande favore sia dalla critica che dal pubblico, ma non sarà l’ultimo.
GEMINI RUE È IL PRIMO GRANDE SUCCESSO PER WADJET EYE NEL RUOLO DI PUBLISHER
Per Wadjet Eye è un periodo particolarmente intenso: lo stesso anno vede anche l’uscita di Primordia, opera prima di Wormwood Studios, che ci vede esplorare un cupo e decadente (ma anche molto intrigante) mondo post-apocalittico popolato da robot e androidi. Gli esseri umani sembrano essere scomparsi dal pianeta lasciando tracce confuse della loro antica presenza e numerosi misteri alle loro spalle. Ci troviamo a seguire da vicino l’androide Horatio Nullbuilt e il suo assistente robot Crispin, intenzionati a riparare la vecchia astronave che chiamano casa per poter finalmente viaggiare altrove, almeno prima di trovarsi alle prese con altri problemi e intrighi… di cui però non dirò niente per lasciare che chi lo deve ancora giocare possa farlo senza spoilerarsi troppo, anche perché si tratta di una bellissima avventura che risplende soprattutto per le sue qualità narrative, oltre che per la presenza di poche ma interessanti scelte che hanno un profondo impatto su quale epilogo potremo sbloccare.
GLI ANNI DELLA MATURITÀ
Wadjet Eye Games è uno studio ormai ben rodato, non solo nell’opera di Dave Gilbert ma anche come publisher di “piccole” avventure grafiche, che continuano infatti a uscire a ritmi sostenuti. Nel 2014 è la volta di A Golden Wake, primo videogioco professionale di Francisco Gonzalez, che precedentemente aveva già completato diversi progetti amatoriali ed era pure apparso all’interno della serie Blackwell e di altre produzioni Wadjet Eye come doppiatore.
La sua opera prima ci porta nei ruggenti Anni Venti (chiaramente parliamo del secolo scorso) e segue le vicende di Alfie Banks, un agente immobiliare di Miami intenzionato a ottenere il successo in un mercato in pieno boom economico ma su cui aleggia il fantasma della futura crisi del 1929. Sul suo cammino non mancheranno però numerosi ostacoli, tra cui la presenza di politici corrotti, commercianti e venditori senza scrupoli, contrabbandieri, tagliagole e persino mafiosi, in un’avventura che, pur senza avere grandissime ambizioni di accuratezza storica, si prefigge pure di ritrarre luoghi, personaggi ed eventi reali e di ricreare la sua affascinante ambientazione in maniera dettagliata.
Passa un anno e un altro autore pubblica il suo primo lavoro sotto l’egida di Wadjet Eye, con Technocrat Games che realizza così Technobabylon, altra avventura grafica nata inizialmente come videogame da distribuire in forma episodica ma poi pubblicato nella sua versione integrale e che, come Gemini Rue prima di essa, abbraccia pienamente un immaginario cyberpunk portandoci nel 2087 e in una città controllata interamente da un’IA. Se vi sembra un’ottima ricetta per dare forma a scenari assolutamente distopici, beh… non vi sbagliate, cosa di cui si accorgeranno pure i tre protagonisti dell’avventura, ognuno alle prese coi propri problemi personali ma che si troveranno presto nel mezzo di complotti e cospirazioni che minacciano non solo le loro vite ma pure quelle di chi li circonda.
I TRE PROTAGONISTI DI TECHNOBABYLON SI TROVERANNO BEN PRESTO NEL MEZZO DI COMPLOTTI E COSPIRAZIONI
Shardlight abbandona gli Anni Ruggenti esplorati nel precedente lavoro di Gonzalez per portarci in un futuro post-apocalittico, in cui il nostro pianeta è stato completamente devastato dallo scoppio della terza guerra mondiale. Sono passati anni da allora, ma devono comunque affrontare una vita fatta di fame, stenti, povertà e malattie, a cui solo pochi fortunati individui che formano l’aristocrazia (un’oligarchia che controlla l’accesso a tutte le risorse e ha quindi il potere saldamente nelle sue mani) sono in grado di sfuggire.
Il giocatore veste i panni di Amy Wellard, una giovane ragazza che soffre di una brutta malattia ed è in cerca di una cura, ricerca che ovviamente sarà lunga, difficoltosa e la porterà a confrontarsi con un mondo ostile, in cui ogni sua mossa potrebbe metterla in grande pericolo. A differenza di Technobabylon, Shardlight riceve un’accoglienza comunque positiva ma un po’ più tiepida, con alcuni critici che puntano il dito contro una storia intrigante e scorrevole ma in cui si può notare qualche cliché di troppo.
STRANGELAND, HOB’S BARROW E QUEL CHE BOLLE IN PENTOLA
Dopo un periodo molto intenso e ricchissimo di nuove uscite, Wadjet Eye rallenta un po’ il ritmo e, fatta eccezione per Unavowed di Dave Gilbert che fa il suo debutto nel 2018, lascia passare un intero lustro prima di tornare a pubblicare altri videogame di sviluppatori terzi. Rallentamento che non dipende dalla volontà della software house di prendersi una momentanea pausa, quanto più che altro dal fatto che alcuni dei progetti su cui gli autori legati a Wadjet Eye stanno lavorando finiscono per richiedere un po’ più tempo di quanto originariamente previsto. Nel 2021 a rilanciare l’etichetta tocca nuovamente a Wormwood Studios, già responsabile di Primordia e adesso pure di Strangeland, nuova avventura grafica tradizionale che cambia decisamente atmosfera e ambientazione rispetto alla precedente opera della software house per portare il giocatore in un surreale circo degli orrori, pieno di macabre attrazioni e stranissimi personaggi, nel quale dobbiamo aiutare il protagonista a navigare i suoi terribili scenari mantenendo intatta la sua sanità mentale e venendo finalmente a capo degli oscuri enigmi che tormentano la sua mente.
STRANGELAND, CON IL SUO SURREALE CIRCO DEGLI ORRORI, È UN FORTE STACCO DA PRIMORDIA
L’ultima pubblicazione di Wadjet Eye è datata a settembre dello scorso anno, con l’uscita di The Excavation of Hob’s Barrow, altra affascinante avventura grafica dalle forti venature horror e dall’atmosfera tipicamente lovecraftiana ad opera di Cloak and Dagger Games, che ci trasporta in un remoto paesino dell’Inghilterra rurale di fine XIX secolo. La protagonista è Thomasina Bateman, giovane antiquaria che sta pubblicando un libro sui tumuli sparsi per il Regno Unito e viaggia verso la piccola Bewlay per visitarne un altro, l’Hob’s Barrow da cui prende il titolo il gioco. La sua missione si rivela da subito più complicata del previsto: per iniziare, la cittadina è molto meno accogliente di quanto si aspettasse la protagonsta, e cela al suo interno strani e forse oscuri segreti con cui la giovane donna dovrà confrontarsi nel corso del suo viaggio, nel quale non mancheranno pure individui enigmatici e strane apparizioni. Ma il resto dovrete scoprirlo da soli, io mi limito semplicemente ad aggiungere che vale assolutamente la pena di provarlo e che, a mio parere, si tratta di una delle migliori avventure edite da Wadjet Eye.
Da allora sono passati solo pochi mesi e non sono uscite altre produzioni Wadjet Eye, che ha però in cantiere qualche altro gioco, a partire da Technobabylon: Birthright, sequel dell’avventura del 2015 creata da Technocrat Games, che si è fatto notare anche e soprattutto per la scelta degli sviluppatori di passare a una grafica 3D, elemento che lo rende il primo videogame pubblicato da Wadjet Eye a non essere in due sole dimensioni. Tuttavia, lo sviluppo di Birthright sembra procedere a rilento e con qualche intoppo in più rispetto ai programmi iniziali, tanto è vero che il piano originale prevedeva un’uscita nel corso del 2020 ma da allora non ci sono state molte notizie sullo stato dei lavori ed è difficile ipotizzare una finestra d’uscita realistica.
Tra gli altri progetti futuri dello studio c’è poi anche Nighthawks, che propone invece un urban fantasy a tema vampiresco in cui il protagonista veste i panni di uno dei signori della notte, un giovane vampiro rianimato solo da qualche mese. Nel frattempo però l’esistenza delle creature notturne non è più un segreto e il giocatore dovrà quindi confrontarsi con un mondo che tollera a stento i vampiri, navigando i pericoli della notte e cercando di emergere vittorioso dalle numerose sfide poste sul suo cammino.
ANCHE GRAZIE AL SUO RUOLO COME PUBLISHER, WADJET EYE GAMES È RIUSCITA A INFONDERE LINFA VITALE A UN GENERE NON PIÙ POPOLARE COME UN TEMPO
Questo articolo è stato scritto per The Games Machine da Frequenza Critica, il blog italiano di approfondimento videoludico.