Mentre l’umanità scivola sempre più verso l’auto-annientamento, un gruppo eterogeneo di persone decide di lasciare la Terra per cercare di costruire una società migliore su un misterioso pianeta al di là di un wormhole. Ci riusciranno?
Sviluppatore / Publisher: Northway Games / Finji Prezzo: € 23,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12+ Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store, Itch.io), PS4, PS5, Nintendo Switch Data di lancio: Già disponibile
La prima volta che ho finito I Was a Teenage Exocolonist ho riflettuto sul mio passato, sulle scelte compiute in adolescenza. Ho provato a immaginare cosa sarebbe successo se invece di incontrarmi quasi quotidianamente con gli amici in fumetteria mi fossi iscritto a scherma o se avessi imparato a suonare il violino. Cosa ne sarebbe stato di me se avessi trovato il coraggio di dichiararmi alla ragazzina della classe accanto? E se invece avessi scelto un percorso di studi diverso? Chissà se oggi sarei sempre qui, a scrivere questa recensione. A ripensare a ciò che è stato e a quello che non è mai accaduto.
La forza dell’opera realizzata da Northway Games è tutta lì: in quegli istanti in cui la vita – la tua vita – scorre davanti ai tuoi occhi mentre osservi i titoli di coda con la vista appannata dalle lacrime. Guardi indietro e capisci che forse avresti potuto fare le cose in maniera diversa. Quante relazioni perdute lungo la strada della vita. Quante opportunità mancate. Sei lì a chiederti se ne sia valsa la pena, se hai fatto davvero il possibile con la mano che ti ha servito il destino. Cerchi dentro di te la risposta e non la trovi. Non la trovi perché non esiste. Non puoi saperlo.
I WAS A TEENAGE EXOCOLONIST COME METAFORA DELLA VITA
Come avrete intuito, quella che state leggendo è una recensione sofferta. Forse la più difficile che mi sia trovato a scrivere nei quasi dieci anni che faccio questo lavoro. Lo è da un lato perché I Was a Teenage Exocolonist mi ha segnato nel profondo, dall’altro perché è un titolo che non si fa imbrigliare dalle categorie di generi videoludici.
Definirlo una visual novel sarebbe riduttivo, un dating sim addirittura offensivo nei confronti dello straordinario lavoro svolto dai suoi creatori. È un puzzle game? Anche, ma la realtà è che si tratta di una chimera che utilizza tutte le sue caratteristiche di videogioco per consegnare un messaggio importantissimo nelle mani dei fruitori dell’opera. Quale sia sta a voi scoprirlo nel caso decideste di dargli una chance, ma vi supplico: non fermatevi alla prima partita.
È un’opera che fa della rigiocabilità il suo veicolo narrativo più eminente
FUTURO INCERTO
Nato nello spazio, durante la traversata verso la terra promessa, il protagonista di I Was a Teenage Exocolonist è un ragazzino che ad appena dieci anni si ritrova a mettere piede su un pianeta alieno, tra i primi della sua (nostra) specie a farlo. Poco prima dello sbarco, però, ci ritroviamo a rispondere ad alcune semplici domande che servono a personalizzare il nostro avatar. Oltre a dover specificare il sesso biologico e il genere del giovane, possiamo anche scegliere una mutazione genetica che gli darà dei vantaggi durante la partita, nonché iniziare a plasmarne la personalità attraverso le decisioni operate nel corso di alcuni semplici eventi avvenuti durante la crescita. Possiamo persino scegliere il nostro miglior amico tra un pool variegato di bambini nati anch’essi durante la traversata, così da avere un bonus iniziale alla relazione con quella persona.
E poi ci sono le carte. Queste rappresentano i ricordi maturati durante l’infanzia, ma man mano che il gioco entra nel vivo anche le esperienze legate alle attività svolte sul pianeta vanno a finire in un mazzo di carte da utilizzare per superare le varie prove che incontreremo. Le carte si dividono in tre categorie: quelle gialle si riferiscono alla sfera emotiva, quelle blu alle capacità intellettive, mentre le rosse a tutto ciò che concerne le abilità fisiche del proprio personaggio. Le carte vanno poi giocate durante le sfide secondo un sistema che rappresenta il dover far ricorso alle proprie capacità ed esperienze per affrontare – e preferibilmente superare – gli ostacoli della vita.
Sulla colonia abbiamo esattamente dieci anni da vivere, ognuno di essi suddiviso in tredici mesi
Naturalmente non si può fare tutto in una sola vita, per questo il fattore rigiocabilità di I Was a Teenage Exocolonist è incredibilmente alto. Senza considerare che vi è un mistero di fondo da scoprire e di cui non voglio fare alcun cenno per evitare spoiler, ma sappiate che avrete bisogno delle conoscenze accumulate durante ogni partita per venirne a capo. Occhio però perché per i temi trattati (depressione, burnout, ricerca della propria identità, violenza fisica e psicologica su minori) non si tratta di un gioco per tutti. E alla fine va benissimo così.
In breve: I Was a Teenage Exocolonist è una tempesta di pugni che colpisce dritto allo stomaco. È un videogioco che ha monopolizzato il mio tempo e che continuerò a sviscerare ben oltre il mio (attuale) quarto playthrough. È un’opera che si è insinuata tra la mente e il cuore e che difficilmente riuscirò a cacciar via da lì. Non che voglia farlo, a essere onesti. Gli sviluppatori di Northway Games sono riusciti a dar vita a un titolo che trascende i generi, un videogioco che vorrei venisse fruito da quante più persone sia umanamente possibile, anche se la stessa opera non è fatta per essere giocata e apprezzata da tutti.
Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Giocato a 2560×1440. I Was a Teenage Exocolonist è un videogioco molto leggero che potrebbe girare senza problemi anche su hardware modesti, pertanto non vi è nessun problema da riportare sul PC usato per questa recensione.