C’era voluta quasi una decade di attesa per mettere le mani su Serious Sam 4, mentre per l’espansione stand alone Siberian Mayhem è bastato poco più di un anno. Sarà stato sufficiente per aggiustare il tiro?
Sviluppatore / Publisher: Croteam, Timelock Studio / Devolver Digital Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Cooperativo PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: 25 gennaio
Quando è arrivata in redazione la versione di prova di Serious Sam: Siberian Mayhem, stavo giocando a Halo Infinite: che cambio di marcia! È stato come se avessero messo un razzo al mio soffice (?) deretano, uno di quelli con la miccia corta corta, e mi avessero sparato per aria senza tanti complimenti.
Prendete il capolavoro di 343 Industries e moltiplicate per dieci velocità, nemici, proiettili e spazi. Ho detto dieci? Facciamo anche cento. Questo vuol dire che anche la qualità complessiva dell’ultima avventura di Sam “Serious” Stone è stratosferica? Spoiler alert: no.
SERIOUS SAM BULLET HELL
Partiamo da un inquadramento generale, visto che sappiamo tutti quanto la storyline e l’aspetto narrativo siano di fondamentale importanza per tutti gli appassionati della serie: Siberian Mayhem è, a detta degli stessi sviluppatori o meglio dell’ufficio marketing del distributore Devolver Digital, un “midquel” di Serious Sam 4, che a sua volta era un prequel dei capitoli usciti in passato? Quindi, che vuol dire? Che i cinque stage da affrontare si collocano tra il penultimo e l’ultimo livello di Serious Sam 4, come una sorta di flashback che approfondisce alcuni aspetti della storia precedentemente tralasciati. Ma in fondo, a noi, davvero serve un pretesto per metterci a sparare come matti? Ecco, infatti. Quello che conta davvero è che quest’espansione sia a tutti gli effetti fedele allo spirito del franchise: centinaia di nemici che si accavallano per cadere di fronte alle nostre armi impietose, amplissimi spazi per gestire queste orde e le ormai classiche battute si Sam Stone, vero erede morale del Duca di 3D Realms.
Gli sviluppatori sorridono perché sanno che noi sappiamo, la trappola è lì
D’altra parte, le sparatorie sono effettivamente divertenti e rispecchiano lo stile anni ‘90 del fragfest più sfrenato, come aveva ricordato la recensione di Serious Sam 4 del nostro Paolone. Con il progredire dei livelli si aggiunge poi anche una punta di strategia: niente di cervellotico, diciamolo forte e chiaro, ma quando si devono giostrare innumerevoli nemici da sterminare con una decina di armi diverse, scegliere quella adeguata ad ogni “match up” può fare la differenza tra una vittoria e un caricamento. Visto poi che la composizione delle orde è molto varia, capita appunto di passare da un’arma all’altra per massimizzare la propria brutale efficienza di sterminio. In un paio di occasioni passiamo anche alla guida di mezzi speciali, che offrono parentesi di freschezza in cui il massacro riesce ad assumere dimensioni ancora più parossistiche.
ROAD TO TUNGUSKA
Altri elementi di varietà sono portati dalle missioni secondarie. Non tantissime, a dire la verità, ma stiamo comunque parlando di un gioco che vi terrà occupati in totale 4 o 5 ore, per cui non sarebbe stato ragionevole aspettarsi una quantità di side quest degna delle produzioni CD Projekt.
I LIVELLI PIÙ ANGUSTI NON SI PRESTANO A GAMEPLAY PARTICOLARMENTE ESALTANTE
Certi scontri mettono davvero a dura prova, e per cavarsela bisogna sperare di aver tenuto da parte uno dei rari gadget di cui veniamo in possesso: si tratta di veri game changer, come il mini buco nero, in grado di attrarre a sé una quantità spasmodica di mostri, anche parecchio distanti, in modo da ribaltare l’esito di scontri davvero impari. Se siete rimasti senza, però, esiste sempre il trucchetto del cambio di livello di difficoltà. Già a livello Normale alcune battaglie sono piuttosto ostiche rispetto ad altre, e passare a Facile permette di fare più danno e riceverne meno, andando solo in parte a diminuire il quantitativo di bestiacce su schermo: a voi la scelta. Tutto questo continuo massacro viene gestito da una versione aggiornata del Serious Engine 4 che già muoveva Serious Sam 4. Si tratta di migliorie che smussano qualche angolo, ma niente di trascendentale. Gli stessi difetti chiari a tutti un anno fa si ripresentano tali e quali in Siberian Mayhem: più guardiamo le cose da vicino, più le texture ci sembrano arrivare dalla PS3, e il problema si nota spesso, sia perché ci troviamo spesso a incontri ravvicinati del quarto o quinto tipo particolarmente vicini agli alieni, sia perché in un paio di occasioni siamo aiutati da alleati umani sui quali si nota in maniera emblematica la vetustà del comparto grafico. Proprio come nel capitolo principale, infine, il multiplayer è presente solo in modalità co-operativa, il che è un gran peccato perché speravamo che i mesi passati avessero dato modo agli sviluppatori di lavorare su altre opzioni.
In Breve: Spara senza pensarci troppo, non pretendere chissà quale livello di tattica, e non badare nemmeno troppo alla grafica: sei qua solo per divertirti un po’, no? Questo sembra essere il messaggio che Siberian Mayhem ci mette di fronte fin da subito, con la schiettezza che lo contraddistingue. Non vi piace l’idea? Circolare. Il prezzo ridotto e la breve durata sono forse il giusto punto di equilibrio per un gioco che fa dell’esagerazione e ripetizione della stessa formula il proprio punto di forza, anche se ignorare del tutto i difetti di produzione è davvero impossibile.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7-7700k (4.2 Ghz), Geforce GTX 1080 8GB, 8GB RAM, SSD
Com’è, Come Gira: Nonostante l’installazione su SSD, i tempi di caricamento dei livelli non sono trascurabili, forse per le aree di gioco particolarmente estese. Comunque, durante l’azione non ho mai riscontrato alcun tipo di rallentamento, nemmeno nei momenti più affollati. Certo aiuta la bassa qualità delle texture.