Immortal: Unchained - Recensione

PC PS4 Xbox One

Avere a che fare con un soulslike rappresenta spesso un problema, non tanto per le difficili dinamiche di gioco pronte a mettere alla prova la pazienza di un santo, quanto più per tutti gli elementi di contorno che dovrebbero creare una storia tanto appassionante da tenerci incollati allo schermo senza tenere il conteggio dei game over. Hidetaka Miyazaki ha inciso le tavole dei comandamenti sul genere in questione, dando vita a una genealogia di prodotti analoghi usciti, anno dopo anno, che hanno cercato di servirsi fedelmente della formula magica, inserendo giusto qualche elemento distintivo in grado di renderli originali a modo loro. Immortal: Unchained ha tentato di seguire la ricetta alla lettera, mancando però di molto l’obiettivo per via di scelte stilistiche contestabili, penalizzate da cospicui problemi tecnici che hanno reso il mio vagabondare alquanto difficoltoso.

MERCENARI NEL VUOTO COSMICO

Un evento catastrofico minaccia l’ultimo avamposto libero di questo universo futuristico e noi, liberati dalla prigionia dai nostri stessi carcerieri, siamo costretti a metterci in mezzo per salvare ciò che è rimasto dalla distruzione. Questo viaggio comincia plasmando un avatar, scegliendo una classe e relativi punteggi caratteristica con l’obiettivo di rendere quanto più longeva possibile l’esperienza in queste terre popolate da nemici letali, pronti a ricordarci fin troppo bene il meccanismo del trial & error. Prova, muori, ricomincia e cerca di far meglio. La routine diabolica ricavata dai comandamenti di Miyazaki ha tormentato le mie sessioni di gioco nel prodotto sviluppato da Toadman Interactive, con l’unica differenza che questa volta il gameplay è stato “arricchito” dalla presenza di una pletora di armi da fuoco, pronte ipoteticamente a facilitarmi il viaggio mettendo da parte il pericoloso utilizzo delle armi bianche.
Immortal Unchained recensione PC PS4 Xbox One

È importante tenere sempre gli occhi aperti, perché qualsiasi errore segna la differenza tra la vita e la morte!

Usare il virgolettato è doveroso, se non altro perché la stessa idea – virtualmente innovativa – passa in un batter d’occhio a essere un tallone d’Achille, pronto ad annullare la nota difficoltà di questi titoli banalizzandone la resa finale per colpa di tecnicismi imperfetti. Come accennato poc’anzi, la creazione del personaggio gioca sul sistema delle classi consentendoci di scegliere una tipologia precisa di arma e relativo rateo di fuoco. Se il cecchino predilige fucili con pochi proiettili, ma gran potenza di fuoco a lunga distanza, l’assaltatore gioca con i fucili automatici, riducendo il danno in favore di una scorta di proiettili superiori trasportabili da un checkpoint all’altro. Subito dopo inizia la routine diabolica: si comincia a uccidere i nemici studiandone la posizione, imparando allo stesso tempo i percorsi per evitarli, e poi si finisce per cercare oggetti in giro per la mappa guadagnando qualche speranza in più per sopravvivere. Il sistema di mira si affida alle dinamiche degli shooter in terza persona, pertanto giocato su PC si può far tranquillamente uso di mouse e tastiera per essere più precisi. Analizzando i nemici si capisce che non c’è stato uno studio logico dietro la loro realizzazione, tant’è che molti di loro si somigliano per pattern d’azione, presentando persino lo stesso punto debole. A causa di ciò, gli scontri si traducono in sessioni di tiro al piattello prive di dinamismo, dove basta imparare il respawn degli avversari mantenendo vivo un po’ di timing per schivare i colpi al momento giusto.

Immortal Unchained recensione PC PS4 Xbox OneIl gioco presenta tre pianeti diversi esplorabili, più un quarto che funge da mondo di mezzo, dove è possibile incontrare le stesse tipologie di nemici muniti solo di un differente danno elementale. Si procede facendo attenzione alla presenza di trappole nascoste, abbastanza invisibili per colpa di un design poco curato graficamente, cercando pure di fare attenzione ai nemici piazzati apposta per farti fallire miseramente e ricominciare capo. La forbice della difficoltà è regolata malissimo: capita di arrivare a una boss fight solo per accorgersi che con il fucile da cecchino è possibile mirare, tranquillamente, alla testa del nemico incastrato nello scenario, terminando lo scontro con appena una decina di colpi e al contrario, magari in un corridoio insulso, ti trovi a dover schivare quattro berserker circondato da trappole che uccidono all’istante.

DOLORE AMPLIFICATO

Ai difetti sopracitati si aggiungono diversi problemi in ambito stilistico e grafico. È impossibile non sottolineare la presenza di bug come il clipping, accompagnati pure da una IA dei nemici troppo spesso fallace, che li porta persino a bloccarsi nella loro zona rendendoli vulnerabili ai nostri colpi a distanza.
Immortal Unchained recensione PC PS4 Xbox One

Alcuni achievement cercano di allungare il brodo con qualche segreto extra. Purtroppo, niente di trascendentale!

Il level design è alquanto piatto: non prevede la presenza di alcun tipo di personalizzazione dettagliata sulle componenti tecniche, fattore che permette di “goderselo” a piena potenza con tantissime note negative su schermo, come l’illuminazione fiacca, effetti visivi blandi, glitch randomici e animazioni piuttosto discutibili. Insomma, Immortal: Unchained sembra mancare di una propria anima, lascia che a parlare per lui siano elementi già visti e implementati pure male, finendo per spazientire anche i giocatori più navigati che, purtroppo, gli hanno dato fiducia acquistandolo al day-one a prezzo pieno. Se ci fosse stata un po’ più di attenzione ai dettagli, magari lavorando con la testa al sistema di shooting, forse non ci troveremmo ora nella posizione di abbandonarlo lì sullo scaffale, aspettando le proverbiali offerte da cestone del centro commerciale.

Al netto di quello che poteva rivelarsi un gioco realmente innovativo per il genere soulslike, Immortal: Unchained finisce per fare autogol in modo davvero maldestro. Graficamente ridotto all’osso, seppur con dignità, ma soprattutto privo di una vera storia avvincente capace di rapirti, che ha finito per farmi odiare quelle quindici ore passate lì davanti a morire come un ossesso. Passate tranquillamente oltre, non ve ne pentirete.

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Pro

  • La presenza di diverse classi permette un approccio diversificato ma...
  • Qualche arma dà soddisfazione dopo l’uso.

Contro

  • …dopo un po’ diventa comunque un tiro al piattello!
  • La storia viene poco approfondita e si ferma alla solita favoletta.
  • Graficamente si poteva fare molto di più.
6

Sufficiente

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