Islanders - Recensione

PC

Il concetto di Islanders è così semplice che bastano due minuti del video introduttivo dello sviluppatore GrizzlyGames per spiegare praticamente tutto quello che c’è da sapere su questo gioco atterrato da poco su Steam: in Islander ogni livello è una piccola isola sulla quale bisogna costruire un insediamento abitativo, collocandovi edifici che forniscono punti fino a quando viene raggiunto il limite necessario a passare sull’isola successiva, dove si riparte da zero.

La base sta tutta qui, ma non significa che ci troviamo di fronte a un gioco banale, né per il lavoro compiuto in fase di design né, per fortuna, per l’esperienza offerta a chi sceglierà di spendere quei pochi euro necessari all’acquisto.

RELAX PROCEDURALE

La chiave di tutto sta nel modo in cui viene calcolato il punteggio e nell’interazione tra gli edifici disponibili: ognuno di essi fornisce punti aggiuntivi se collocato vicino a costruzioni ben specifiche, mentre viene penalizzato da altre. L’esempio banale è quello della segheria, la quale guadagna punti per ogni falegname nelle vicinanze, ma ne perde se si trova vicino ad aree di competenza di altre segherie. Tale meccanismo si ripete in maniera simile per tutte le altre strutture e ci abitua a porre attenzione al luogo dove le collochiamo, tenendo anche a mente l’area di influenza di ciascuna di esse, che varia di molto a seconda del caso specifico e quindi rende più o meno facile creare sinergie ed evitare conflitti. Le cose si fanno interessanti quando si passa alle fasi avanzate di ciascun livello e vengono sbloccati edifici dalle logiche più sfiziose. Il circo, per esempio, dà il massimo se collocato vicino a case comuni, ma lontano dalle magioni da ricchi, forse perché offre uno spettacolo piú adatto ai povery che alla nobiltà. I resort di lusso, invece, vanno posti lontano da qualsiasi centro abitativo e preferibilmente in mezzo alla natura. Tali dinamiche possono cogliere di sorpresa la prima volta che le incontriamo perché gli edifici già collocati potrebbero impedire buone combinazioni, ma stimolano una pianificazione ragionata fin dalle prime costruzioni quando si parte con una nuova isola.

La generazione procedurale delle isole non si limita a variarne la topografia ma ci porta ad affrontare biomi completamente diversi

Il punteggio è anche al centro del sistema di game over: il numero di costruzioni a nostra disposizione si limita a poche unità per volta, con le quali dobbiamo superare un quantitativo determinato di punti; se ci riusciamo veniamo premiati con altri edifici e possiamo continuare fino a raggiungere la soglia necessaria per completare il livello, altrimenti dovremo ripartire dal principio. La prospettiva non è comunque così desolante come potrebbe apparire di primo acchito grazie alla generazione procedurale delle isole, la cui variazione non si limita alla loro topografia ma ci porta ad affrontare biomi completamente diversi. È quindi opportuno adattare la propria strategia in base alle caratteristiche di ciascuno di loro, il che ci impedisce di cadere in una routine di edificazione che segue sempre gli stessi passi. In parte si tratta di fare considerazioni piuttosto banali, come non puntare sull’agricoltura su isole di natura desertica, ma altre volte mi è successo di rimanere piacevolmente perplesso, come la prima volta che sono capitato davanti a un arcipelago costituito da piccole isole con pochissima terra ferma. “E adesso?” mi sono chiesto mentre si palesava un sorriso pieno di curiosità in volto. Per fortuna, il tipo di edifici a disposizione si adatta alla situazione, in questo caso fornendomi piattaforme che in sostanza ampliano la base su cui costruire; gioia delle gioie quando mi sono poi reso conto che le medesime piattaforme venivano in diverse qualità, alcune delle quali permettevano la coltivazione di piantagioni, al contrario di altre, buone solo per l’edificazione di strutture civili. Lo stile artistico è in linea con i principi di design degli sviluppatori, presentandoci mappe dalla grafica stilosamente minimalista in cui una musica rilassante ci accompagna senza voler intromettersi troppo, quasi come se fossimo in una sessione di meditazione.

GESTIONE MINIMALISTA

Il ritmo di gioco di Islanders, suddiviso com’è in piccolo blocchi di edifici da piazzare, rivela fin da subito la sua natura modulare adatta anche a partite di dieci minuti per volta, ma allo stesso tempo non esclude sessioni di lunghezza superiore visto che, mentre le prime isole si completano in pochi minuti, le dimensioni crescenti di quelle successive impongono più tempo per arrivare al punteggio richiesto. Mi sarebbe piaciuto ingrandire la visuale su certe aree per apprezzare meglio i quartieri composti da case costituite da diversi modelli, ma il contraltare di un’interfaccia ridotta davvero all’osso significa che anche azioni che di solito diamo per scontate come zoomare sono state eliminate; ci dobbiamo accontentare di spostare e girare la camera per trovare il migliore punto di vista. Sarebbe anche stato bello vedere l’isola prendere vita piano piano con la comparsa di abitanti impegnati in varie attività, e mi avrebbe dato una sensazione di soddisfazione osservare il progressivo sbocciare di una comunità sotto la guida della mia invisibile ma benevola mano. Gli sviluppatori non hanno però incluso questo tocco che avrebbe aggiunto una nota emozionale all’esperienza complessiva. Più che una scelta precisa di design, viene il dubbio che si sia trattato di una questione di budget, e in fondo non ci si può davvero lamentare di fronte a un prezzo del biglietto così basso.

La totale eliminazione di qualsiasi pressione sulle spalle del giocatore è una chiara priorità progettuale di GrizzlyGames

È invece una chiara decisione progettuale l’eliminazione totale di qualsiasi pressione posta sulle spalle del giocatore: certo, esiste la possibilità del game over, ma si tratta di un modo per mantenere viva la sfida e la soddisfazione di raggiungere certi traguardi. Questo city builder non ci richiede in alcuna maniera di gestire gli edifici costruiti: non ci sono costi di manutenzione, non dobbiamo monitorare introiti generati o modifiche dei livelli di felicità. Mentre in altri manageriali siamo sempre occupati a mantenere in equilibrio diversi aspetti della nostra comunità, spesso in contrasto tra loro, in Islanders, una volta collocata una costruzione, non c’è altro di cui preoccuparsi e si passa a quella successiva. In queste ultime settimane non ci si può certo lamentare di penuria di city builder, con titoli del calibro di Tropico 6 e Anno 1800, ma Islanders non è una semplice alternativa o un wannabe che cerca di copiare da colossi di successo, riuscendo invece a distinguersi per la sua vocazione univoca e grazie allo stile artistico ben caratterizzato ritagliandosi una dimensione tutta sua.

Il bello della scena indie su PC sta proprio in prodotti che non seguono la via maestra del genere d’appartenenza, ma solcano i vicoli meno battuti e tortuosi fino a spianare una nuova strada che altri possono approcciare fino a scoprire nuovi orizzonti. GrizzlyGames si propone l’obiettivo di farci rilassare anche se abbiamo pochi minuti a disposizione, con un opera che parte da una destrutturazione totale del genere per ricomporne solo gli elementi strettamente necessari al proprio scopo. Il margine per alcuni miglioramenti c’è, ma quanto viene offerto (a bassissimo costo) ottiene i risultati cercati generando anche innovazione. Mission accomplished.

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Pro

  • Totalmente stress-free.
  • Concetti innovativi.
  • Grafica minimalista stilosa.

Contro

  • Non adatto agli adrenaline junkie.
8.8

Più che buono

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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